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L’ARPAB NON TEME IL «PLOTONE» DELL’ENI AMBIENTE VS PROFITTI: «DAVIDE CONTRO GOLIA»

Al via l’attività ispettiva Aia per il Cova di Viggiano, il Dg Tisci e il direttore tecnico Palma convinti: «Vinceremo il braccio di ferro»

POTENZA. Al via la lunga e complessa attività di ispezione del Cova di Viggiano da parte dell’Arpab nell’ambito dell’Autorizzazione integrale ambientale (Aia). Su uno dei temi cardine per la Basilicata, il petrolio, si preannuncia uno scontro epico: «Siamo come Davide contro Golia», ha dichiarato il Dg Arpab, Tisci. Non casualmente, «quella avviata, è un’indagine che non è mai stata fatta prima in Basilicata con Eni». Il Dg ha chiesto «ai cittadini, alle associazioni, ai sindaci di starci vicino e supportarci per non indebolire il controllore a tutto vantaggio del già forte controllato». Per chiarire ulteriormente il messaggio, il Direttore generele ha lanciato il seguente monito: «In questi 6 mesi ognuno di noi deve scegliere se aiutare l’Arpab a fare le proprie indagini o ad aiutare l’Eni a delegittimare chi la controlla». Già dal primo incontro con l’Eni, non sono mancate sorprese e non mancheranno. Per esempio, l’Arpab lavorerà all’impresa di riportare indietro le lancette del tempo: lo studio dei valori di fondo per comprendere, sul piano ambientale, quale fosse il “punto zero” dell’area prima che il Cova azionasse le trivelle per estrarre greggio dal più grande giacimento petrolifero onshore in Europa.

Da una parte l’Agenzia pubblica a difesa della tutela dei cittadini e dall’altra la multinazionale che difende i propri interessi coincidenti anche col profitto privato. Confrontarsi con Eni, ha aggiunto il direttore Tecnico scientifico Palma, è come trovarsi dinanzi a un «plotone» d’esecuzione. Nè il Dg Tisci, nè il direttore Tecnico scientifico Palma, temono il confronto con una delle più grandi multinazionali petrolifere a livello mondiale. «Già nel primo incontro con Eni ha spiegato il Dg Tisci ho assistito a un braccio di ferro, che ha riguardato anche il triclorometano, nel quale, però, Palma ha vinto. Ha vinto sulla base del fatto che le formule chimiche sono formule chimiche. Puoi essere muscoloso quanto vuoi, ma 2 più 2 continua a far 4 anche se gridi più forte che fa 5». Già chiesta all’Eni, una prima serie di atti documentali tra cui i Mud 2017-2019, utili a comprendere la tipologia dei rifiuti che sono prodotti per poi valutare anche le modalità di gestione e di movimentazione degli stessi all’interno del Cova, nonchè l’elenco di tutti i serbatoi interrati e fuori terra, «cosa che francamente non si conosce», come ha rimarcato Palma che ha dettagliato l’importanza del cambio nella conduzione dei controlli rispetto al passato.

Prima avvenivano in maniera parcellizzata, da adesso, come suggerisce l’acronimo Aia, in maniera integrata. «Uno dei comparti fino ad ora mai verificato ha aggiunto il direttore tecnico scientifico , è la matrice che riguarda l’emissione di sostanze odorigene. Mai verificata la rete di monitoraggio delle emissioni odorigene, cosa che, invece, faremo». Verranno valutate dall’Arpab tutte le singole prescrizioni contenute nell’Aia, circa 200 più eventuali elementi che emergeranno dall’ispezione all’interno del Centro Oli dell’Eni a Viggiano, e verrà vagliata la correttezza dell’intero processo produttivo nel suo complesso. In Basilicata sono 52 gli impianti soggetti ad Aia che, secondo un algoritmo definito dal Sistema nazionale della protezione ambientale, attribuisce un indice di rischio ad ogni installazione: alto, moderato e basso cui, a sua volta, è associata la frequenza di ispezione. L’indice di rischio “alto” è soggetto a ispezione annuale, quello moderato una volta a biennio e quello basso una volta ogni triennio. Il Cova rientra tra gli impianti lucani a rischio alto e l’Ufficio Compatibilità ambientale del Dipartimento regionale ha aggiornato ulteriormente la frequenza di ispezione riducendola a sei mesi.

L’Agenzia regionale per la protezione ambientale ha le competenze, in supporto anche la collaborazione dell’Arpa Lombardia, nonchè il riferimento, il partner istituzionale, rappresentato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), ma la struttura va potenziata ancora e comunque proprio sul piano ispettivo non poche le lacune da colmare accumulatesi in questi anni, dipese, è stato paventato, anche da una non efficace volontà e azione della governance politica. «Stiamo mettendo in atto ha evidenziato il Dg Tisci il potenziamento dei laboratori, in particolare quello sugli odorigeni, e portando a termine le relative procedure di accreditamento. In tempi brevi speriamo, inoltre, di avviare nuovamente anche le fasi concorsuali, calendarizzate già lo scorso ottobre, per l’assunzione di ottanta nuove unità. Procedure sospese per via delle ulteriori nuove restrizioni anti Covid-19, nonché il completamento e l’ammodernamento del Centro di Monitoraggio Ambientale». Riguardo all’intenzione di andare fino in fondo e senza remore con i controlli ispettivi, il Dg dell’Arpab ha richiamato un passaggio del primo incontro già avvenuto con l’Eni: quanto emerso dai sopralluoghi riguardanti i campionamenti di terreno alle diverse profondità in prossimità del punto interno della condotta di reiniezione pozzo “Costa Molina 2” interessato dalla perdita delle acque di processo. «Rispetto all’evento di spill ha dichiarato il Dg Tisci anche nel primo incontro della ispezione integrale, abbiamo chiesto ulteriori delucidazioni rispetto al tricloroetano (solvente clorurato cancerogeno, ndr) rilevato nei piezometri interni ed esterni del Cova. La stessa Eni dice che la sostanza non è impiegata nel processo produttivo del Centro Oli di Viggiano, ma non basta.

Ci deve spiegare perché c’era. Se non doveva esserci, ma l’abbiamo trovata c’è un motivo ci sarà». Nel concludere ribadendo la rigidità dell’attività istruttoria, senza temere conseguenze di nessun tipo, Palma ha ricordato come «la chiusura del Centro Oli Cova nel 2018 e della reiniezione nel pozzo Costa Molina2 sono partite da atti di questa Agenzia: le firme sui certificati d’analisi le ho messe io». Partita l’operazione “pulizia” al Cova, simbolicamente riassumibile con un gesto del direttore tecnico scientifico Achille Palma. Durante la conferenza stampa per illustrare i dettagli dell’istruttoria Aia, mostrando (in foto) la cartina del Cova ha aggiunto: «Invito chiunque, anche i massimi esperti, a districarsi in una planimetria di questo genere. Se non è ripulita da ogni manufatto, per riportare le linee interrate, piuttosto, per esempio, che i serbatoi fuori terra, veramente non ci si capisce nulla». E dopo Eni, verrà Total e “Tempa Rossa”.

 

Ferdinando Moliterni

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