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PARITÀ DI GENERE, LA CRPO INCONTRA LA MINISTRA BONETTI

In una webinar la presidente Perretti, la consigliera di parità Pipponzi e il presidente del Consiglio regionale Cicala hanno discusso, con l’esponente di Governo, di azioni da sviluppare anche sul territorio regionale

Un confronto sulle principali tematiche afferenti la questione di genere per consentire una maggiore efficacia alle possibili azioni da sviluppare sul territorio regionale. E’ stato questo l’obiettivo dell’incontro online promosso dalla Commissione regionale pari opportunità di Basilicata al quale ha partecipato la Ministra alla famiglia e alle Pari opportunità Elena Bonetti. Presenti la presidente della Crpo Margherita Perretti, la Consigliera regionale di Parità, Ivana Enrica Pipponzi e il Presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Carmine Cicala si è parlato di analisi e proposte contenute nel documento “Donne per un Nuovo Rinascimento” elaborato dalla task force sulla parità di genere durante l’emergenza da Covid-19 e pubblicato il 12 giugno scorso, dell’utilizzo delle risorse del Recovery Fund in un’ottica di equità di genere attivando politiche di gender mainstreaming e di azioni di contrasto alla violenza di genere.

“L’emergenza Covid – ha detto la presidente della Commissione pari opportunità, Margherita Perretti, introducendo I lavori – ha evidenziato la particolare precarietà della condizione lavorativa delle donne, la carenza di politiche di welfare e di infrastrutture sociali che agevolino la conciliazione vita lavoro. Le donne sono state le più colpite da questa crisi, in termini di occupazione e sovraccarico del lavoro di cura, partendo già da una situazione svantaggiata. Abbiamo un’occasione unica per uscire dall’emergenza operando una svolta nelle politiche di genere grazie alle possibilità offerte dalle risorse del Recovery Fund e non possiamo perderla. Il nostro Paese ha l’occasione di mettere l’uguaglianza di genere tra le priorità, un aumento dell’occupazione femminile porta ad un aumento del PIL, ha un effetto moltiplicatore sull’occupazione e sul benessere di tutta la popolazione.

Tra qualche giorno, il 25 novembre, la giornata internazionale contro la violenza sulle donne ricorda a tutti una situazione radicata e diffusa in Italia, che ha natura strutturale e si basa su rapporti di forza storicamente disuguali tra I due sessi. Durante il lockdown c’é stato, purtroppo, un netto incremento dei casi di violenza domestica. E’ una problematica molto complessa e uno degli strumenti fondamentali per contrastarla é l’educazione al genere e alle differenze, oltre ad una corretta comunicazione ed informazione, scevra da stereotipi e pregiudizi, da una narrazione che vittimizza le donne una seconda volta”. “La mia attività istituzionale, che normalmente offre un osservatorio privilegiato sulle questioni di genere – ha detto la consigliera regionale di Parità, Ivana Enrica Pipponzi – durante l’attuale periodo pandemico (segnatamente durante la fase di lockdown) ha evidenziato in maniera stringente tutte le problematiche territoriali dalle quali scaturisce il connesso gender gap. Da un lato abbiamo osservato come le donne lucane siano state protagoniste della tenuta del territorio (penso al personale medico e paramedico, alle lavoratrici delle filiere alimentari, alle mamma impegnate contemporaneamente con lo Smart working e nella Dad – pur nelle tante difficoltà date da scarse competenze digitali e dalla scarsa diffusione della banda larga) e dall’altro abbiamo osservato tutta la fragilità delle stesse donne a causa dell’insufficienza di tutele, della scarsità degli strumenti ed azioni rimediali, specie nel mondo del lavoro”. Pipponzi ha ricordato “l’elevato numero delle convalide delle dimissioni delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri in Basilicata, come emerso dai rapporti elaborati dal suo Ufficio con quello dell’Ispettorato del lavoro nel primo semestre del 2020, da cui si evidenzia come il 90 per cento delle dimissioni delle neo mamme lavoratrici riguardi la mancanza di misure strutturali a sostegno della maternità e dalle scarse misure conciliative vita/lavoro; situazione aggravata dalla nuova modalità lavorativa in smart working che, per molte donne, ha significato anche svolgere più turni lavorativi, costrette tra carichi di cura, didattica a distanza e lavoro da remoto.

Da qui l’istituzione da parte del mio Ufficio del primo Osservatorio regionale sullo Smart Working, in ottica di genere, per monitorare il fenomeno e supportare le lavoratrici. Siamo fermamente convinte, infatti che solo con donne libere di scegliere se essere madri e/o lavoratrici potremo finalmente dire di aver sfondato il tetto di cristallo, realizzando pienamente l’empowerment femminile. Solo il necessario sguardo di genere potrà condurre ad una società più giusta, inclusiva ed umana”. “Il documento “Donne per un nuovo rinascimento” – ha detto il Presidente del Consiglio regionale, Carmine Cicala – racchiude alcune delle direttrici su cui le Istituzioni devono necessariamente puntare l’attenzione e orientarsi perché la parità di genere della quale tanto si parla trovi valida e concreta attuazione.

Oggi possiamo pensare a politiche di sviluppo che incentivino il sapere delle donne ed incentivino il loro talento grazie alle risorse che deriveranno dal Recovery Fund di cui una parte dovrà essere necessariamente spesa per incentivare le politiche di inclusione delle donne nel lavoro, l’incentivazione ad avviare nuove imprese al femminile ma anche per quei progetti culturali che mettano la donna al centro di quel percorso di crescita e di sviluppo delle nostre società. Un percorso che deve vedere le donne vere protagoniste. Ecco allora che, questi momenti di incontro e di confronto – ha concluso – servono proprio a stimolare noi istituzioni ma la società civile tutta su un tema molto importante che è quello della parità di genere e consentitemi di aggiungere della parità e del rispetto di genere.

Non ci dimentichiamo che ancora tanto deve essere fatto per arginare quei fenomeni dilaganti di violenza contro le donne. Bisogna mettere in piedi progetti culturali che insegnino il rispetto della donna”. “Quello di oggi – ha detto la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti – è un confronto prezioso perché una necessaria collaborazione, un dialogo e una interazione tra i luoghi istituzionali che animano il nostro Paese, è il segno di una responsabilità che vogliamo assumerci tutti assieme. Il documento ‘Donne per un Nuovo Rinascimento’ individua cinque direzioni di proposta: parità di genere, la responsabilità di progettare il futuro; lavoro, un nuovo paradigma femminile ed inclusivo; scienza, motore di un nuovo Rinascimento; solidarietà, investire per l’emancipazione di tutte; comunicazione: parole e immagini per generare un cambiamento. Sono convinta – ha detto – che la ripartenza avrà impulso proprio dalle donne e dalla loro resilienza, ed è per questo che ho costituito nel mio Ministero una task force al femminile, convinta che ripartendo dalle donne, con le donne, possiamo insieme costruire un nuovo percorso, un vero e proprio Rinascimento per il nostro Paese”.

Nel piano del recovery fund o della next generation Eu, come pilastro fondamentale, investiremo fortemente sulle famiglie e sulla demografia, oltre che sul lavoro femminile come motore di sviluppo. Il periodo che stiamo vivendo ha messo in evidenza che le donne sono capaci nel nostro Paese di avere una attitudine sociale, di resilienza, di approccio multidimensionale pragmatico nella risoluzione dei problemi e sono state le protagoniste sia nei luoghi del lavoro così come nella gestione familiare. Da qui siamo partiti con il documento per offrire un contributo di visione nuova che le donne oggi possono interpretare.

Siamo partiti dalla necessità di promuovere la parità di genere non solo come tema di giustizia sociale ma come scelta strategica di investimento. Oggi investire in protagonismo femminile non è solo giusto ma è conveniente ed intelligente per il Paese perché offre una inedita prospettiva di rilancio per poter attivare una spinta propulsiva in tutti i campi. Nella legge di bilancio prevediamo l’investimento sull’imprenditoria femminile e la costituzione di un fondo di 20 milioni di euro per l’accesso al credito, per dare sostegno da un punto di vista dei servizi e della formazione e la decontribuzione del lavoro femminile: le imprese non pagheranno i contributi se assumeranno donne. Altri strumenti che vogliamo mettere in campo, quello per tutelare la maternità che favorisca il rientro al lavoro delle donne dopo la maternità”. La ministra Bonetti ha parlato anche dell'assegno unico universale, una cifra mensile garantita per ogni figlio dal settimo mese di gravidanza e fino ai 21 anni per tutte le famiglie e per ogni tipologia di lavoratori. “Il Family act – ha detto – è una riforma delle politiche familiari non socio assistenziali ma di investimento, che attivano cioè processi positivi come il contrasto alla denatalità. Per riattivare il processo demografico del Paese, dobbiamo restituire alle donne e agli uomini il coraggio di fare queste scelte. Una donna deve essere libera di scegliere di poter essere madre, senza però dover escludere la dimensione del lavoro.

Politiche familiari e lavorative devono andare insieme. L’investimento straordinario nell’educazione è uno dei pilastri del Family Act che abbiamo portato anche nel Recovery. In questa legge di bilancio confermiamo il bonus nido per le famiglie, diamo risorse ai comuni per aumentare i posti. Su questo capitolo intendiamo fare un ulteriore investimento economico nell’ambito del piano per Next generation UE”. Tra gli altri temi trattati dalla Ministra la certificazione della parità di genere, la formazione straordinaria nell’ambito del digitale, l’attenzione per le nuove generazioni e l’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza. E su questo tema la Ministra Bonetti ha detto che bisogna “costruire una comunità qualificata, un sistema di una comunità intera affidabile, che c’è e sa riconoscere i segnali della violenza, sa ascoltare e sa accompagnare le donne in un divenire di un percorso.

O queste donne sanno che ci sarà una mano pronta ad accoglierle, che c’è una comunità che può dare loro una prospettiva o il nulla che vivono nella casa si tradurrà in un senso di solitudine e di vuoto. Per questo, anche quest’anno abbiamo voluto rilanciare per il 25 novembre la campagna ‘Libera puoi’, che significa che le donne devono poter trovare non solo un aiuto e qualcuno che accoglie il loro grido, ma anche una possibilità di essere riconosciute come persone abilitate a una libertà personale, che sono preziose, alle quali possiamo offrire un contesto di vita, di libertà, di lavoro, non solo perché economicamente possa trovare un sostentamento per sè e per i suoi figli, ma perché nell’ambito del lavoro sia riconosciuta come persona unica, irrinunciabile per tutti, che può dare un valore e dare un contributo”.

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