BasilicataBlogLettere Lucane

QUANDO LA “SPAGNOLA” SI DIFFUSE IN BASILICATA

Lettere lucane

Per qualche giorno ho letto studi e cronache sull’epidemia di “influenza spagnola” nel 1918. Il quadro che emerge è avvilente. Ai problemi storici dell’arretratezza economica e sanitaria si sommano le forti debilitazioni causate dalla Grande Guerra e, appunto, le devastazioni della pandemia, che segna in profondità la psicologia dei lucani del tempo, benché quella memoria – sopraffatta dalla memoria bellica – sia una memoria minore. La Basilicata reagisce molto male al contagio e, alla totale inadeguatezza del sistema sanitario e farmaceutico dell’epoca, si aggiunge una triste ondata di delazioni ed egoismi, puntualmente documentati da lettere e rapporti prefettizi. I morti infetti non venivano sepolti per paura di ammalarsi, così che in ogni paese c’erano cadaveri insepolti. I becchini si rifiutavano di seppellirli in fosse comuni per non diventare una casta di appestati. Anche i zappatori più bravi si rifiutavano, nonostante fossero pregati in ginocchio. Gli orfani ricevevano poche attenzioni e, spesso, finivano in orfanotrofi o qua e là in balìa del destino. La “spagnola” riattivò anche atteggiamenti arcaici, come la ricerca spasmodica degli “avvelenatori”, determinando isolamenti e persecuzioni d’inaudita violenza. La piccola borghesia, invece, impazzì completamente, e approfittò dell’epidemia per incolpare nemici e avversari, intasando le prefetture di lettere anonime, magari per regolare vecchi conti in sospeso tra politici, amministratori, farmacisti e medici. Intanto, nei paesi e nelle campagne, migliaia di giovani morivano e, queste morti, si sommavano ai morti al fronte, di fatto privando la Basilicata di un pezzo della nuova generazione. Quando l’epidemia terminò, stanchi di disordini, di guerre, di malattie e di lutti, tutti sentirono un profondo bisogno di sicurezza e di protezione, e questo bisogno partorì il fascismo.

diconsoli@lecronache.info

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti