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ARRESTO DI ALBERTO GENOVESE: UN’ANALISI DELLA CRIMINOLOGA URSULA FRANCO

Genovese rientra nella categoria degli stupratori più pericolosi, gli “anger excitation rapist” (2% dei sexual offenders) che possono trasformarsi in Lust Murderers

UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE

ARRESTO DI ALBERTO GENOVESE: UN’ANALISI DELLA CRIMINOLOGA URSULA FRANCO

Il manager Alberto Maria Genovese, 43 anni, fondatore di Facile.it (venduta per 100 milioni di euro nel 2014), presidente di Prima Assicurazioni, laureato in Bocconi, dal 7 novembre scorso è in stato d’arresto per violenza sessuale, lesioni, sequestro di persona e spaccio di cocaina.

Il manager Alberto Maria Genovese

Secondo il GIP, Genovese ha “manifestato una spinta antisociale elevatissima ed un assoluto disprezzo per il valore della vita umana, soprattutto di quella delle donne (…) ha agito prescindendo dal consenso della vittima (18 anni), palesemente non cosciente per circa la metà delle 24 ore trascorse con lui, tanto da sembrare in alcuni frangenti un corpo privo di vita, spostato, rimosso, posizionato, adagiato, rivoltato, abusato, come se fosse quello di una bambola di pezza” e quando la vittima “ha ripreso un barlume di lucidità, iniziando ad opporsi e a manifestare esplicitamente il suo dissenso, fino ad implorare il suo aguzzino di fermarsi, non è stata ascoltata dal carnefice che, imperterrito, ha proseguito nella sua azione violenta, continuando a drogarla e a violentarla (…) il corpo della giovane aveva assunto una posizione innaturale per poi irrigidirsi. Solo allora Genovese va a lavarsi, poi torna con un lenzuolo insanguinato e tenta di pulire il corpo della ragazza. Poi si droga di nuovo e di nuovo droga lei. Poi ricomincia. La ragazza per ore non dà quasi alcun segno di vita. Ma lui continua, in segno di disprezzo”, ha una personalità “altamente pericolosa, giacché del tutto incapace di controllare i propri impulsi violenti e la propria aggressività sessuale, ed è quindi elevato il pericolo che la propensione a delinquere possa trovare ulteriore sfogo in altri fatti illeciti dello stesso tipo o di maggiore gravità (…) se rimesso in libertà o comunque in una situazione tale da dover volontariamente osservare le prescrizioni imposte, compirebbe certamente reati della stessa indole”

Il manager Alberto Maria Genovese

Vediamo cosa ha dichiarato Genovese: “Chiedo di disintossicarmi perché da quattro anni sono dipendente dalla cocaina. Ogni volta che mi drogo ho allucinazioni e faccio casino, faccio cose di cui non ho il controllo, spero di non aver fatto cose illegali. La mia vita per l’80% è sana, sono una persona a posto che non farebbe mai nulla di male. Voi avete scavato solo nella parte cattiva della mia vita ma per il resto sono una brava persona. Non voglio drogarmi, se non mi drogo non faccio nulla di male, non l’ho mai fatto. Quando mi drogo non mi controllo. Io pensavo di essere innamorato. Quando sono sotto gli effetti della droga, non riesco a controllarmi. Ho bisogno di curarmi. Sono vittima della droga, è stata una spirale che mi ha messo sempre più in difficoltà”

Genovese chiamava il luogo dove si sono consumati i fatti tra il 10 e l’11 ottobre, il suo attico di piazza Santa Maria Beltrade, “Terrazza sentimento”

In camera sua Genovese aveva piazzato una telecamera che ha registrato tutto.
Durante le violenze ha usato una cravatta come guinzaglio e con la stessa ha legato la ragazza al letto e le ha anche ammanettato i polsi e le caviglie.
Le ha premuto un cuscino sul viso per 8 secondi e le ha stretto il collo. Mentre la vittima usciva dalla casa di Genovese, lo stesso gli ha lanciato 100 euro.

Criminologa URSULA FRANCO
Abbiamo chiesto alla criminologa Ursula Franco di commentare la vicenda:

“Angelo Genovese si è intrattenuto sessualmente con la ragazza mentre la stessa era priva di sensi, anche usando sex toys cosparsi di droga, l’ha poi messa in pose oscene e fotografata.

Avere rapporti con un soggetto privo di sensi è molto simile ad avere rapporti con un cadavere (NECROFILIA)

Posizionare un corpo privo di sensi per fotografarlo (POSING) serve a gratificare un bisogno e a costruire un SOUVENIR per rivivere l’esperienza.

Jerome Henry “Jerry” Brudos, un serial killer feticista e necrofilo, era solito strangolare le sue vittime, vestirle con indumenti intimi e scarpe che aveva rubato, fotografarle in pose oscene e intrattenersi sessualmente con i cadaveri.

Il pensiero va poi ad Andrea Pizzocolo, 47 anni, un Lust murderer necrofilo di Arese (Milano) che collezionava video di registrazioni dei suoi rapporti con prostitute.

Il 7 settembre 2013, Pizzocolo, attraverso microcamere, ha ripreso l’omicidio di una escort, la 18enne Lavinia Simona Ailoaie e i propri atti sessuali con il cadavere della ragazza.

In una stanza di un hotel di Olgiate Olona (Varese), Pizzocolo si è drogato, ha legato i polsi e le caviglie della vittima con fascette da elettricista e, proprio con una fascetta, l’ha strangolata, si è poi intrattenuto sessualmente con il suo cadavere, ha condotto il cadavere di Lavinia in un altro hotel e ha nuovamente agito atti di necrofilia.
Ha poi abbandonato il cadavere in un campo alle porte di Lodi.

Fantasie sessuali complesse, sadismo, foto per rivivere l’esperienza: Genovese rientra nella categoria degli stupratori più pericolosi, gli “anger excitation rapist” (2% dei sexual offenders) che possono trasformarsi in Lust Murderers.

Il fatto che, per qualche secondo, abbia messo un cuscino sul viso delle vittima e le mani al collo della stessa apre la porta alla possibilità di una escalation.

La droga ha avuto solo un ruolo secondario, Genovese l’ha assunta dopo aver fantasticato e premeditato le violenze e gli ha semplicemente facilitato l’act out”

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