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BASILICATA, NON SI MUORE DI SOLO COVID, C’È ANCHE LA MAFIA!

l’inchiesta della dda su Scanzano Jonico riporta i lucani ancora una volta alla triste realtà

La vicenda giudiziaria che ha riguardato il Consigliere Regionale Pasquale Cariello e che ha visto la Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza procedere per presunto “abuso d’ufficio in concorso”, sebbene sia per ora solo alla fase di investigazione ed è dunque assolutamente vietato puntare l’indice accusatore, non può però non riportarci ancora una volta alla triste realtà del fenomeno mafioso di cui la Basilicata è vittima da molti anni. A differenza di altre regioni dove la mafia ha un nome specifico vale a dire “Camorra” in Campania, “Sacra Corona Unita” in Puglia e via discorrendo o meglio “delinquendo”, la mafia lucana pur ascrivendo al suo funesto repertorio numerose vittime, sia “rosse” e si pensi all’omicidio avvenuto a Montescaglioso nel maggio 2019, sia “bianche” come le vittime dell’usura favorita anche dal Covid, non ha un nome specifico che la contraddistingue perché «in Basilicata non c’è la mafia, ma le mafie italiane: tutte».

Così in un articolo di Cronache Lucane già si scriveva a luglio, sottolineando come la ricchezza agropastorale della nostra regione, unita alla sua strategica posizione geografica, si pensi ai “cento chilometri” della strada Jonica che collegano agevolmente la Puglia alla Calabria e che ora più che mai ci ricordano “i cento passi” di Peppino Impastato, sono fattori che favoriscono il radicarsi di interessi malavitosi da parte di “clan” provenienti da ogni dove. Non a caso la città di Scanzano Jonico afflitta da decenni dal problema mafioso si trova proprio sulla costa Jonica equidistante tra Puglia e a Calabria. Nel recente rapporto della Disa “Direzione Investigativa Antimafia del luglio 2020 si parla di «pressione criminale manifestata insistentemente lungo la costa Jonica nonché la recrudescenza delle condotte di intimidazione e minaccia, anche nei confronti di amministratori pubblici, tanto che il Prefetto di Matera ha disposto l’accesso presso il Comune di Scanzano Jonico per verificare gli eventuali tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nell’attività amministrativa ».

Dunque i tristi dati di una mafia lucana in espansione se non raggiungono i livelli del Covid, sono comunque preoccupanti e sono stati confermati a febbraio anche dal Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Potenza, Armando D’Alterio, che ha rilevato che i delitti di associazione per delinquere di tipo mafioso sono in aumento complessivo da 19 a 24 casi, aggiungendo che: «Quanto alla criminalità organizzata lucana, nonostante le numerose condanne, anche definitive si registra la crescita del numero di indagati ed imputati per tale delitto. Nel Materano – proseguiva D’Alterio – e in particolare nell’ampia fascia Ionica sono insediati gruppi mafiosi che compiono attentati e intimidazioni, rendendo questa la zona a più alto tasso di presenza mafiosa dell’intero distretto». Malgrado gli organici sempre in sottonumero e le croniche difficoltà della magistratura, il contrasto alla mafia continua con tutte le forze e i mezzi disponibili e in proposito, per rimanere in tema di costa ionica, ricordiamo una piccola ma importante vittoria della legalità sulla mafia: è la storia di un lido balneare di appartenenza mafiosa che venne sequestrato, “bonificato” e affidato alla cooperativa “Onda Libera” che lotta per la legalità. E da “Onda Libera” come non ricordare “Onda Pazza” di Peppino Impastato la cui risuonante ironia ha rotto il silenzio omertoso e insegnato a tutti che la mafia si sconfigge anche imparando ad apprezzare e amare la grande bellezza della vita.

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