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PEPE E L’ANTIMAFIA A PROPRIO PIACIMENTO

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La perquisizione al consigliere regionale Pasquale Cariello per concorso in abuso d’ufficio aggravato da metodo mafioso, avvenuta con dispiegamento di forze ed ordinata dalla DDA di Potenza, è un episodio che rimette in piena considerazione la questione della legalità che in Basilicata s’inizia a tratteggiare nuovamente nell’inedita versione del centrodestra al governo. Ora lasciamo stare la carica di simpatia e di colore leghista che pure Cariello ha saputo conquistarsi per i suoi bagni ascellari con Salvini e le sue bretelle vintage come anche il suo diritto all’innocenza, ma il profluvio di solidarietà che gli è arrivato la dice tutta sull’uso arrugginito e arrogante delle parole di questa maldestra maggioranza. C’è da dire infatti che dare solidarietà a qualcuno significa contestare l’ingiustizia che riceve, piuttosto che altro. Sul caso ha fatto peggio di tutti Pasquale Pepe che dall’alto della vicepresidenza della commissione antimafia è andato ben oltre la pur sbagliata solidarietà, coltivando la doppiezza di convenienza che ora gli fa celebrare gli arresti al clan di Scanzano Jonico,ora non gli da dubbi circa l’estraneità proprio di chi, stando ai magistrati, avrebbe favorito l’organizzazione di un concerto inneggiante al boss locale chiuso in carcere. Ha scritto José Saramago:“la doppiezza è sempre inseparabile dalle tattiche e dalle strategie”.

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