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«IL CONTAGIO PUÒ ARRIVARE DA OGNI PARTE MA RESTIAMO A SERVIZIO DEI CITTADINI»

L’intervista a Rocco Lomonaco presidente regionale Anpas racconta cosa vuol dire essere volontari ai tempi del Covid

Mentre in Basilicata il display dei dati epidemiologici sale impietoso a un totale di 1995 contagiati di cui 133 solo ieri, ai numeri terrificanti del Covid, ne opponiamo altri più confortanti: 100.000 volontari, 1.600 operatori professionali, 2.700 ambulanze e 1.000 mezzi per i trasporti sociali. Sono le credenziali dell’ Anpas “Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze” che, fondata agli inizi del secolo scorso, rappresenta oltre 900 Pubbliche Assistenze in 19 regioni italiane ed è protagonista di migliaia di interventi in soccorso di cittadini in difficoltà. Il presidente nazionale dell’ Anpas, il noto virologo Fabrizio Pregliasco, di recente ha dichiarato: «La situazione tende ad essere preoccupante, responsabilizziamoci tutti».

Lo “storico” volontario montese e Presidente regionale dell’Anpas, Rocco Lomonaco ci racconta che cosa vuol dire essere al servizio degli altri ai tempi del Covid. Quali sono gli scopi principali dell’Anpas? «L’ Anpas è una delle più grandi associazioni di volontariato d’Italia e ha tra gli scopi principali l’assistenza, la promozione e il coordinamento del volontariato organizzato per favorire lo sviluppo di una cultura della solidarietà. Settori d’intervento sono: emergenza sanitaria 118; interventi socio sanitari, trasporto sanitario, Protezione civile e molti altri». A chi sono rivolti i vostri interventi? «Abbiamo già fatto molti interventi durante la prima ondata di Covid da marzo in poi assistendo le persone colpite, le famiglie, gli anziani. Nel periodo di lockdown totale laddove nessuno poteva uscire spesso ci siamo recati casa per casa portando provvigioni alimentari, farmaci per prestare soccorso e coprendo tutta l’area regionale visto che il nostro coordinamento è dislocato con sedi a Potenza e Matera». Come vi attivate? «Ci attiviamo su richiesta della Regione e, facendo noi parte del “C. O. C. emergenze” vale a dire il centro operativo comunale, su richiesta dell’amministrazione comunale, ma possiamo anche intervenire su espressa chiamata del cittadino».

Come si diventa volontari? «Per essere volontario prima di tutto devi avere qualcosa dentro che ti spinge a fare. È una cosa innata. Il volontario non percepisce nessun compenso se non il fatto di essere ringraziato dalle persone e questo lo avverti intimamente nel profondo di te». Da quanti anni lei è un volontario? «Sono circa 15 anni». Lei è stato presente in tante circostanze drammatiche, ma com’è cambiato il mondo a causa del Covid? «Ah! Si è stravolto il mondo con questa pandemia.

Noi eravamo abituati ad alluvioni, terremoti. Ero a L’Aquila, ad Amatrice e in molti altri luoghi colpiti da calamità naturali. Ma lì tu sapevi quali protocolli seguire. Sinceramente quando è partita questa emergenza Covid i volontari si sono trovati in grande difficoltà perché il pericolo di contagio può arrivare da ogni parte».

Di quanto si sono incrementati i vostri interventi? «Sicuramente del 50% nell’ambito del sociale» Il suo maggior timore e la sua speranza… «Mi spaventa il fatto che stiamo combattendo contro un nemico invisibile per cui nel momento in cui anche uno solo dei cittadini non adopera le adeguate misure di prevenzione e le accortezze prescritte, ciò mette in pericolo tutti e ci spaventa come volontari perché noi comunque ogni giorno siamo sul territorio; tutti i giorni vediamo quello che succede.

La speranza è che la gente comprenda il reale pericolo che ci circonda, rispetti le regole fondamentali di prevenzione e, appunto si responsabilizzi!».

 

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