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SCUOLA, DA BELLA L’APPELLO A BARDI E ADDUCE

Sabato e Carlucci: “Qui il distanziamento è fisiologico, le scuole sono dimensionate, contiamo già piccoli numeri”

«Le nostre scuole, “piccole” scuole di “piccoli” comuni montani, le scuole delle Aree Interne già naturalmente isolate, queste nostre scuole che stanno già pagando il pegno del dimensionamento, proprio perché sottodimensionate, possono e devono continuare ad essere scuola, perché vantano strutture enormi, con spazi enormi e numero esiguo di studenti». Queste alcune delle righe del documento che dal tavolo del Comune di Bella è partito nella giornata di ieri, indirizzato al Presidente della Regione Basilicata Vito Bardi e al Presidente dell’Anci Basilicata Salvatore Adduce, con oggetto “l’emergenza epidemiologica in corso, la DAD e la discrezionalità dei sindaci”.

«Da qui a poco verrà emanato un nuovo DPCM in cui si decreterà ancora una volta sulla scuola e sulla didattica a distanza. Molto probabilmente le chiusure scolastiche saranno gestite localmente dalle Regioni in relazione all’andamento epidemiologico territoriale. Da noi, purtroppo, la DAD per le scuole superiori è già realtà al 100% e tale realtà potrebbe coinvolgere anche gli altri ordini, quali la scuola secondaria di primo grado. L’auspicio è quello di un NO convinto da parte del Governo regionale alla chiusura indiscriminata delle scuole e, conseguentemente, alla DAD indiscriminata tra le diverse realtà locali».

A sostenere quanto affermato, una descrizione della realtà locale: «in queste nostre scuole dove è possibile arrivarci anche a piedi, dove anche alle superiori i ragazzi sono accompagnati dai genitori perché i servizi di trasporto scolastico sono limitati in termini di numero di corse e non soddisfano le esigenze di ritorno a casa degli studenti e perché, per arrivarci, a queste nostre scuole, non si rischia il sovraffollamento sugli autobus, e perché in queste nostre scuole non esiste il problema del distanziamento perché già fisiologico per la grandezza degli spazi che ci hanno fatto sempre stare “larghi e comodi”» incalza la penna degli scriventi.

«E allora, in questi particolari contesti, a cosa serve la chiusura della scuola e la DAD ai fini del contenimento del contagio da Covid-19? A nulla. O forse sì: a dare più tempo libero ai ragazzi ed intensificare in loro l’esigenza di rivedersi nelle strade e sui muretti per soddisfare il semplice desiderio di stare insieme, fin quando è possibile, fino all’eventuale coprifuoco, che pure ci aspettiamo. In strada non ci sarà nessuno a controllare l’uso corretto o a mo’ di sciarpa della mascherina e non ci sarà nessuno a controllare l’igienizzazione delle mani prima che queste vengano calate nelle confezioni condivise di snack».

Sono i numeri questa volta a raccontare la realtà insieme alle parole: «nelle nostre realtà, e la realtà del Marmo Platano ne è un esempio, i numeri hanno determinato il destino di molte scuole, e di istituti comprensivi, come il nostro Istituto comprensivo di Bella, o scuole secondarie di secondo grado come “il fu Liceo Fermi”, oggi accorpato al liceo Pasolini di Potenza, scuole che non hanno più dirigenti e segreteria e che risultano in reggenza proprio nel periodo più critico. Ora siano gli stessi esegui i numeri a garantire la scuola in presenza, si evitino mali inutili, si tenga conto e si valutino attentamente e con criterio le singole situazioni e i singoli contesti scolastici, ad uno ad uno, condividendo soluzioni e scelte con gli Enti locali, se non delegando le Autorità locali alle scelte stesse. Che si riconosca la discrezionalità ai Sindaci nell’adozione di misure anti Covid. Che si riconosca maggiore autonomia ai Sindaci. Non sappiamo quanto durerà l’epidemia, ma le scuole chiuse e la DAD nella nostra realtà non possono essere la soluzione da adottare. Sarebbe come mettere il dito nella piaga; il tempo perso della scuola non è più recuperabile e i danni arrecati sono e saranno irreversibili. L’emergenza sanitaria rappresenta senza dubbio la ferita più profonda da rimarginare, ma lì dove si possono evitare altre inutili anche se più piccole ferite che si evitino. Meno cicatrici rimarranno più certo, sicuro e brillante sarà il futuro dei nostri giovani» concludono l’Assessore all’istruzione e alle politiche sociali Angela Carlucci e il sindaco Leonardo Sabato.

 

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