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URSULA FRANCO : Antonio Tizzani non racconta la verità

La seguente analisi ha un limite, la trascrizione è imprecisa in quanto il colloquio è stato prima trascritto e poi recitato da due attori, mancano pertanto alcune pause nel racconto e forse alcune ripetizioni delle parole

UN CASO ALLA VOLTA FINO ALLA FINE 

Omicidio di Gianna Del Gaudio: analisi di uno stralcio della deposizione di Antonio Tizzani    

Gianna Del Gaudio e il marito Antonio Tizzani

La signora Gianna Del Gaudio, 63 anni, è morta nella notte tra il 26 ed il 27 agosto 2016 dopo essere stata attinta da un unico fendente sferratole alla gola mentre si trovava in casa con il marito. La procura di Bergamo ha da subito indagato per il delitto il di lei marito, Antonio Tizzani, che con i magistrati si è avvalso della facoltà di non rispondere fino al processo.

La seguente analisi ha un limite, la trascrizione è imprecisa in quanto il colloquio è stato prima trascritto e poi recitato da due attori, mancano pertanto alcune pause nel racconto e forse alcune ripetizioni delle parole.

PM: Ci ricostruisca quello che è avvenuto quella sera del 26 agosto.

Un’ottima domanda che permetterà a Tizzani di iniziare il racconto da dove desidera e a noi di analizzare la struttura della sua risposta. Infatti, in seguito ad una domanda di questo tipo avremo una risposta strutturata come segue: introduzione (pre evento), evento, post evento. Le risposte credibili sono quantitativamente strutturate come segue: il 25% delle parole pronunciate dall’interrogato sono dedicate all’introduzione dell’evento, il 75% alla descrizione dell’evento e il 25% al racconto di ciò che ha seguito tale evento.

Imputato Antonio Tizzani: Dopo che ci hanno salutato Mario e Alessandra, io sono uscito per innaffiare il giardino che dà sulla piazza, che non è raggiunto dall’impianto di irrigazione, mentre lei è rimasta a lavare i piatti. Dopo 20, 25 minuti sono rientrato e ho chiesto a Gianna: “A che punto sei?”, ma ho visto un uomo incappucciato chinato sulla borsa di mia moglie, stava frugando all’interno. Ho urlato: “Chi sei?”. Quello è scappato dalla porta sul retro, io l’ho inseguito e ho visto una chiazza di sangue sul pavimento. “Gianna, che è successo?”, ho gridato. Lei era là, a terra. Ho cominciato a imprecare, poi ho chiamato il 118. Non ho sentito urla o voci.

La risposta di Tizzani è di 110 parole, più dell’80% di queste parole gli sono servite per introdurre l’evento, il 4,5% per descriverci l’evento, “Lei era a terra”, e il 15% per raccontarci quello che fece in seguito, percentuali che si discostano fortemente da quelle che caratterizzano le risposte di chi racconta la verità. L’85% dei soggetti che non dicono il vero si dilungano nell’introduzione, proprio come ha fatto Tizzani.

“Dopo che ci hanno salutato Mario e Alessandra, io sono uscito per innaffiare il giardino che dà sulla piazza, che non è raggiunto dall’impianto di irrigazione” 

Tizzani, senza che la PM glielo abbia chiesto, spiega la ragione (The Reason Why) per la quale uscì ad annaffiare il giardino che dà sulla piazza.  Il fatto che un soggetto fornisca spontaneamente un perché rappresenta una criticità nel suo racconto ci rivela che chi parla desidera condurre il proprio interlocutore in una precisa direzione. 

“mentre lei è rimasta a lavare i piatti” 

Si noti che Tizzani introduce la moglie prendendone le distanze, non dice “mia moglie Gianna é rimasta a lavare i piatti”, ma sostituisce “mia moglie Gianna” con “lei”.

Dopo 20, 25 minuti sono rientrato”

Il fatto che Tizzani faccia riferimento al lasso di tempo passato in giardino, nonostante nessuno gli abbia chiesto quanto fosse rimasto ad annaffiare, ci rivela quanto la tempistica sia per lui importante.

Vediamo la tempistica di quella sera: 

– Il figlio Mario e la sua compagna erano stati a cena a casa di Antonio e Gianna e intorno alle 00:10  avevano lasciato l’abitazione, una telecamera ha ripreso il loro passaggio intorno alle 00:13.

– Alcuni testimoni hanno riferito di aver udito delle urla provenienti da casa Tizzani e riferibili ad un litigio poco dopo le 00:10.

– Tizzani chiamò il 118 alle 00.43.

Dopo l’evento l’autore dell’omicidio si lavò le mani nel lavandino del bagno, ove i RIS hanno repertato il sangue della vittima (che è stata uccisa in cucina), mise l’arma del delitto nel sacchetto delle mozzarelle e lo nascose in una siepe poco distante dalla scena del crimine. 

“e ho chiesto a Gianna: “A che punto sei?”

Se la trascrizione è giusta, Antonio Tizzani, dicendo “ho chiesto a Gianna: “A che punto sei?”, ci rivela che quando rientrò in casa sua moglie era viva.

“ma ho visto un uomo incappucciato chinato sulla borsa di mia moglie, stava frugando all’interno”

“ma” appare fuori luogo. Poiché la risposta di Tizzani è stata letta da un attore, è possibile che manchi una pausa dopo il “ma”.

Si noti “chinato”. Il fatto che, nel suo racconto, un interrogato descriva la posizione di un altro soggetto è un segnale di una condizione di stress da parte sua.

Ho urlato: “Chi sei?”. Quello è scappato dalla porta sul retro, io l’ho inseguito e ho visto una chiazza di sangue sul pavimento. “Gianna, che è successo?”, ho gridato. Lei era là, a terra. Ho cominciato a imprecare”

È proprio dopo il suo rientro in casa che Tizzani colloca, “Ho urlato”, “ho gridato” urla e grida riferibili ad una lite tra Tizzani e sua moglie furono udite dai vicini prima dell’evento omicidiario.

I vicini hanno poi riferito che, dopo l’omicidio, Tizzani imprecò, ma non chiese aiuto: “Ho sentito delle urla maschili dopo le 00.30, ma non chiedeva aiuto, imprecava solamente”, “Era sicuramente la voce di Antonio perché poi siamo usciti e l’abbiamo visto. Continuava a imprecare e poi chiamava: “Paolo Paolo”, ma lui non ha mai chiesto aiuto, diceva: “Dio! Dio! Dio!”. Non era molto chiaro e quindi pensavamo fosse un ubriaco che passava dalla piazza. Ma una frase mi è rimasta impressa, diceva: “Ti ho visto, ti ho visto!”

poi ho chiamato il 118.

“poi” rappresenta una lacuna temporale che ci rivela che, in quella sede, mancano alcune informazioni. In poche parole, Tizzani, prima di chiamare il 118, fece qualcosa che non ci dice.

“Non ho sentito urla o voci“

Chi riferisce il vero racconta cosa è successo, cosa ha visto, cosa ha fatto, cosa ha sentito, non cosa non è successo o ciò che non ha visto, non ha fatto, non ha sentito. 

PM: Ce lo descriva questo incappucciato.

La domanda è corretta, la PM è stata attenta a non contaminare la risposta, ha infatti mutuato la parola “incappucciato” da Tizzani.

Imputato Antonio Tizzani: Aveva una felpa grigio antracite, di corporature esile, tra le mani aveva solo un foglietto. Aveva mani scure, che potevano essere sporche di sangue, abbronzate, negre. Non sono riuscito a vederlo in faccia, perché era di spalle.

“Non sono riuscito a vederlo in faccia, perché era di spalle”, una frase in negativo ed un perché (The Reason Why) pronunciati spontaneamente ci segnalano che Tizzani non sta dicendo il vero.

Infine, si noti la inaspettata disposizione linguistica neutrale di Tizzani nei confronti del fantomatico intruso: “un uomo incappucciato”, “Quello”.
È quantomeno sospetto, se non rivelatore, il fatto che Tizzani non gli si scagli contro linguisticamente. 

CONCLUSIONI

Antonio Tizzani non racconta la verità.

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