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CONFCOMMERCIO: NON SI BLOCCA IL VIRUS FERMANDO I RISTORANTI

Il vicepresidente Michele Tropiano: “Si continua a scaricare la responsabilità sulle nostre imprese per coprire le proprie responsabilità”

Michele Tropiano, vicepresidente Confcommercio Potenza lo dice con fermezza, spiegando come lo stop alle 18 per le consumazioni in bar e ristoranti decretato dal nuovo Dpcm sia il colpo decisivo a un settore che così morirà;. Un settore, peraltro ;che ha colto da subito l’importanza della sicurezza della salute, nostra e dei nostri clienti;. E osserva: Si continua a scaricare la responsabilità sulle nostre imprese per coprire le proprie responsabilità e questo non è più accettabile. Ci sono stati imposti dei protocolli di sicurezza ristrettissimi e nonostante la grande difficoltà noi ci siamo indebitati per rimettere al centro la sicurezza nei nostri luoghi: distanziamenti, barriere, processi lavorativi, formazione del personale. Noi abbiamo colto da sempre l’importanza della sicurezza della salute – ribadisce – lo abbiamo fatto in tutta la nostra rete Fipe-Confcommercio, lo ha fatto il settore del privato nel suo complesso. E poi arrivano decreti come questo, che servono a coprire chi in questi otto mesi avrebbe dovuto salvaguardare e mettere in sicurezza il Paese e invece non lo ha fatto;. Incalza il dirigente Confcommercio che è lui stesso albergatore e ristoratore: ;abbiamo chiesto una mano e riceviamo uno schiaffo. Ecco perché – spiega – siamo profondamente amareggiati. Perché noi riteniamo di essere una risorsa per il Paese: siamo luoghi sicuri e possiamo rispondere in sicurezza alla domanda di socialità, senza abbassare la guardia e con tutta quella responsabilità che compete a noi tutti in questo momento di grande emergenza;.

Poi mette in guardia: “ci sono già prime avvisaglie di “guerra dei prezzi” sui pasti da asporto e in consegna a casa e invitiamo i ristoratori a desistere da situazioni che non hanno nulla di competitivo”. Una conferma viene dal ristoratore di Potenza Antonio Coronato: “Ci stanno portando alla guerra dei poveri… noi non ci stiamo a stravolgere il sacrificio di anni per consolidare un marchio a fare la guerra tra noi commercianti a fare il ribasso dei prezzi, offerte distruttive, abbassare la qualità o addirittura cambiare le strategie e il brand.

A Milano noi da lunedì abbiamo abbassato la saracinesca e apriremo solo quando ci permetteranno di offrire il nostro prodotto ai tavoli del ristorante che ci ha dato modo di essere apprezzati. A Potenza – aggiunge Coronato – sfrutteremo il fattore pizza e quindi abbiamo deciso di dare l’asporto e il delivery e ci siamo studiati un format delivery con il progetto ‘osteria a casa tua’. Spero che arrivino al più presto soluzioni dallo Stato perché ho paura che fra qualche settimana ci saranno decine di ristoranti che si faranno la guerra tra di loro offrendo tutti, a meno, lo stesso prodotto, abbandonando la loro diversificazione di cui si sono dedicati e impegnati da tempo!”.

E per Confcommercio il rapporto di fiducia e il divario con le istituzioni ;è diventato ormai incolmabile; perché il Governo ;annuncia cose e fa promesse che poi non mantiene. Ecco perché ci dispiace e siamo tanto amareggiati – dice ancora Tropiano – perché al posto di combattere il virus è come se si stia combattendo contro il nostro comparto, contro i nostri luoghi della socialità. Per questo, ripeto, ci sentiamo in qualche modo feriti e giudicati, perché c’è qualcuno che sta considerando le nostre imprese superflue e le sta lasciando pian piano morire;. Ma quest’ultimo Dpcm che ha decretato la morte del nostro settore ci porta a difendere il nostro lavoro, la nostra storia. E lo faremo con molta determinazione. Le persone hanno il diritto di salvaguardare la proprio vita e quella delle nuove famiglie, perché c’è chi ha la sicurezza dello stipendio a fine mese, mentre noi viviamo o muoriamo di lavoro. Le parole non bastano più, il nostro settore è in terapia intensiva e con questo ultimo decreto hanno deciso di staccarci la spina invece di darci l’ossigeno. Noi non possiamo accettare di morire senza difenderci;.

 

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