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IL FLOP DELLA LEGA LUCANA

Tacco&Spillo

Con la solita civetteria paesana si era fatto più volte sfoggio della considerazione politica che la Lega lucana aveva guadagnato presso la corte affollata del Capitano. A distanza però di oltre un anno d’incapacità di governo regionale, Matteo Salvini mostra a tutti quanta valga la reputazione della folkloristica truppa lucana, estromettendola dalla nuova segreteria nazionale. Eppure c’è stato un tempo in cui il laboratorio d’innovazione istituzionale e di avanguardia territoriale, pensato con buon merito e lungimiranza da Marzio Liuni, primo segretario regionale, iniziava a macinare idee, rivendicazioni, buone pratiche tutte poi stramazzate nella guerriglia animata dalle tribù dei viggianesi, tolvesi, lavellesi, aviglianesi, potentini e materani. Una geografia politica frastagliata e divisa ancor di più da caratteri danteschi con ignavi, golosi, iracondi, accidiosi, traditori, bugiardi ed in esercizio di ravvicinato dilettantismo. L’infernale scenografia si completa con la figuraccia della sconfitta di Matera e con l’asservimento quotidiano dei leghisti ai capricci napoletani di Vito Bardi, sessantanovenne che governa la Basilicata dalla terrazza di Posillipo in videochiamata con i suoi costosissimi e confusionari fiduciari dirigenziali. L’ammonimento lo scrive bene Dante: “uomini siate e non pecore matte”.

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