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SE LE SUORE DI PESCOPAGANO VANNO VIA

Lettere lucane

Mi ha colpito una piccola notizia proveniente da Pescopagano: le ultime due suore della Comunità religiosa femminile Figlie della Carità sono andate via, determinando la chiusura di questa Casa che era viva e operante sin dal 1891. Motivo determinante della chiusura di questa importante istituzione religiosa di Pescopagano è la diminuzione delle vocazioni, un problema che sta segnando le principali congregazioni religiose femminili d’Europa. So che le suore di Pescopagano sono un pezzo importante della storia di questo piccolo paese, insignito nel 2005 della medaglia d’oro al merito civile per come ha affrontato il terremoto del 1980. Le suore sono sempre di meno perché una vocazione così totalizzante – magari non proprio assoluta come quella delle monache – è sempre più incompatibile con questo tempo edonistico, libertino e mondano. Dedicare l’intera propria esistenza alla preghiera, alla cura dei bambini, degli anziani, dei malati e, soprattutto, al voto di obbedienza, povertà e castità, è qualcosa di troppo grande per quest’epoca “liquida”, narcisistica, tutta ripiegata a soddisfare bisogni, desideri e istinti effimeri, e fondamentalmente retta dal principio che il vero peccato è rinunciare al piacere, e sacrificarsi per un sentimento superiore. I tempi cambiano, e anche il modo di fare del bene, ma ho sempre trovato volgari le letture psicoanalitiche di queste vocazioni, che andrebbero anzitutto rispettate per quanto sono enormi da un punto di vista spirituale. Una grande storia si sta spegnendo nell’indifferenza generale, se non addirittura nello scherno, perché i giovani considerano pazzi quanti decidono di dedicarsi unicamente all’amore per Dio. Ma da quella grandezza, per quanto imperfetta e piena di cadute, dovremmo imparare almeno la possibilità che la vita ci dà di volare alto e di darci doveri moralmente superiori.
diconsoli@lecronache.info

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