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SENISE, IMPIANTO RIFIUTI: CAUSA PERSA

La Nep Italy s’arrende: anche il ricorso sui tecnicismi delle autorizzazioni è stato bocciato

Impianto multifunzionale di recupero di rifiuti non pericolosi, da costruire nell’area compresa tra le località Manche di Marconi e Santa Lucia del Comune di Senise: il “sogno”, a suon di soldi pubblici, della Nep Italy Srl può essere dichiarato definitivamente svanito. L’impianto, da progetto suddiviso in 3 linee, per la produzione di 85mila tonnellate annue di combustibile solido secondario, derivato dalla lavorazione della frazione solida urbana indifferenziata e degli imballaggi di origine urbana e speciale, nonchè per il recupero di 15mila tonnellate annue di rifiuti urbani e speciali, provenienti dalla raccolta differenziata e per il recupero di 76mila e 800 tonnellate annue di rifiuti speciali inerti, non si farà. Il Tribunale amministrativo regionale (Tar) di Basilicata ha respinto il ricorso della Nep Italy contro la Regione Basilicata. Lo stesso Tar già nel 2015 aveva respinto il ricorso della società, ma in quel caso la causa persa riguardava la decadenza dal contributo in conto capitale di importo pari 8milioni e 414mila euro, così come deciso dall’allora Giunta a guida Pittella. I soldi, milioni di risorse pubbliche, anche sono un aspetto importante della vicenda, ma a questo giro, tuttavia, la causa al Tar è stata incentrata tutta su tecnicismi progettuali e procedure autorizzatorie. Per la Nep Italy, tra le altre cose, la Regione Basilicata non avrebbe potuto contemplare nel Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, impugnato dalla società, il fatto di «penalizzare» in generale la realizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti di qualunque tipo in prossimità di aree a rischio di interferenza con i corpi idrici, «in maniera di prevenire a monte l’insorgere di qualunque forma di contaminazione», perché, è stato contestato, il principio citato determinerebbe «un’inammissibile sbilanciamento degli interessi pubblici e privati con ingiustificato e totale sacrificio del secondo». Il «corpo idrico» nel caso dell’impianto multifunzionale di trattamento rifiuti della Nep Italy, corrisponde alla Diga di Monte Cotugno. Il Comune di Senise, costituitosi in giudizio, aveva già espresso parere contrario poichè l’impianto risultava «imponente e spropositato e potenzialmente idoneo a produrre danni ambientali irreversibili al territorio ed alla popolazione comunale, anche perché avrebbe dovuto essere realizzato in una zona agricola a ridosso della diga di Monte Cotugno ed ai confini con il Parco del Pollino». Anche l’Arpab, aveva, da parte sua, evidenziato come non fosse stata accertata la mancanza di pericoli di inquinamento del suolo, dell’aria e dell’acqua, che «garantiscano l’assenza di ricadute sulla catena alimentare, in quanto i terreni a valle erano coltivati, e di emissioni odorigene oltre la normale tollerabilità». Dal 2016, iter procedurale fermo. La Nep Italy, ad oggi, non ha ancora ottenuto la Via e l’Aia e nè ha adottato alcuna iniziativa giudiziaria in merito. Soprattutto, però, per il Tar la società non ha spiegato il perchè la contestata parte del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, lederebbe in modo immediato, attuale e concreto, i suoi interessi. Per questi e altri motivi, il risultato: ricorso respinto. Questa sentenza dovrebbe rappresentare la parola fine al progetto della Nep Italy che sin dall’inizio presentava plurime incognite. La società, con capitale sottoscritto per 10 mila euro, di cui versati 2mi la e 500 euro, al 2014, avrebbe voluto trattare una quantità, per la Basilicata, enorme di rifiuti. L’investimento previsto, inoltre, era di circa 17 milioni di euro, di cui, però, di cui il 50% a carico del pubblico. Già nel 2014, il tutto appariva come un probabile buco di una delle tante scatole cinesi di gruppi, o meno, imprenditoriali che con i soldi pubblici avrebbero dovuto investire in Basilicata. L’amministratore unico e socio della Nep Italy, risultava esserso cimentato in lavori di manutenzione di infrastrutture ferroviarie e stradali, talvolta in attività edili e di compra vendita immobiliari. L’operazione “mani sulla spazzatura lucana”, a Senise non è però riuscita

Ferdinando Moliterni

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