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REFERENDUM: VOTO SPARTIACQUE

Da 13 a 7 i parlamentari lucani: dal “gioco delle sedie” a Roma, alla lotta per uno “scranno” in Regione

Taglio dei parlamentari italiani: la Basilicata, come il resto d’Italia, non ha dubbi, il “Sì” ha stravinto sul “No”. Per Matteo Renzi di Italia viva, un’altra occasione persa per essere in linea col cambiamento. Il Partito democratico a guida Zingaretti e il Movimento 5stelle, a trazione Di Maio, non hanno potuto che, inevitabilmente, esultare. Anche in Basilicata, a scrutinio ancora in corso, ma con un distacco abissale tra “Sì” e “No” sin dall’inizio, la distanza è apparsa già nell’immediato incolmabile, tra i primi a gioire per il trionfo dei favorevoli alla riduzione dei parlamentari, il lucano vice presidente del Movimento 5 Stelle in Senato, Arnaldo Lomuti. «È storia – ha scritto Lomuti sui propri profili social -: ha vinto il Sì, hanno vinto i cittadini. Continua il cambiamento che abbiamo iniziato anni fa. È un altro tassello per rendere l’Italia un Paese normale. Senza il M5s non avremmo mai ottenuto questo risultato. Ora concentriamoci sulla nuova legge elettorale… che sia la più democratica possibile».

IL CENTRODESTRA DEL«CAMBIAMENTO» SCHIERATO PER LO STATUS QUO: SCONFITTA COCENTE

Per l’armata del «cambiamento » del centrodestra lucano, polveri abbondantemente bagnate: la battaglia per il mantenimento dello status quo, si è rivelata una sconfitta devastante. Da segnalare la mosca bianca della consigliera regionale della Lega, Dina Sileo, schierata per il “Sì”, ma la maggioranza, come dimenticare lo spot di Cariello e l’attacco frontale del mite governatore Bardi al ministro Di Maio, ha sostenuto il “No”. Così come lo sono stati i parlamentari lucani del centrodestra, come da forti dichiarazioni contrarie al taglio del forzista Moles e di Caiata (FdI), «scellerata riforma». Più che simbolica, e, pertanto, formale, la sconfitta al referendum della governance Bardi, è, però, sostanziale. Tra i cavalli di battaglia del fronte del “No”, quello della ridotta rappresentanza parlamentari, nell’eventualità, come è accaduto, del “Sì” alla riforma, per la regione Basilicata. Tra parte degli eletti, sia in Regione, che a Montecitorio e Palazzo Madama, e l’elettorato lucano, c’è un evidente scollamento di vedute. Proprio la Basilicata, indicata tra le regioni maggiormente penalizzate dal taglio ha rivendicato piena autonomia rispetto alle indicazioni di partito e tracciato, in grassetto, una sonora ics sul “Sì”. Sarà che in Basilicata più che con l’oratoria, certa captatio benevolentiae, al centrodestra riesce meglio con atti burocratici, tra, per esempio, affidamenti e nomine, quanto meno dubbi e sospetti. Sarà che non poteva convincere come argomento il bollare la riforma costituzionale come breccia per il dominio delle lobby, come se già non esercitassero potere sugli eletti, che siano 945 in Parlamento o 600. Per di più proprio in Basilicata dove la proposta bipartisan di legge, redatta dal duo Cifarelli-Rosa, sulla regolamentazione delle lobbies per «rendere più trasparente l’attività dei politici e dei vertici burocratici», è rimasta carta straccia. E proprio in Basilicata, inoltre, dove il tema alto della rappresentanza, cozza con le quotidiane cronache parlamentari di trasformismo politico in assenza del vincolo di mandato. Lo stesso Caiata, per esempio, eletto con i voti del Movimento 5stelle e poi approdato nel gruppo misto per finire successivamente in Fratelli d’Italia. Senza affrontare, poi, sempre in tema di rappresentanza, la tematica dei lucani graziati da questo o quel paracadute. Oltre Gianni Pittella, bocciato in Basilicata, ma “promosso” in Campania, c’è persino il ministro della Salute, Roberto Speranza, tra i “salvati” dal proporzionale. Una rappresentanza sui generis quella di scegliersi il “paracadute” da un’altra parte, sapendo che nella propria regione i voti non si hanno. Per i lucani, rappresentanza e qualità di numeri, lo si evince dalla vittoria schiacciante del “Sì” al taglio dei parlamentari, non è prettamente, o soltanto, una questione puramente numerica.

DAI NUMERI DELLA RIFORMA ALLE CONSEGUENZE POLITICHE: RIMPASTO DI GIUNTA O CROLLO DEL GOVERNO BARDI?

La riforma, però, andrà ad incidere proprio sui numeri. E le conseguenze non sono irrilevanti per gli attuali equilibri politici regionali. Matematicamente, la riduzione percentuali dei seggi per la Basilicata ridurrà il numero dei deputati da 6 a 4 e dei senatori da 7 a 3. Difficile, se non impossibile, non prevedere che stando così le cose, uno “scranno” in Regione diventa ora più che appetibile anche per gli attuali parlamentari lucani. Ed è verosimilmente non azzardato, nonostante i tempi burocratici per dare concretezza alla riforma costituzionale, che al paventato rimpasto di Giunta, sia subentrato, nel centrodestra, il pericoloincognita della caduta del governo Bardi. Se a Roma fanno il “gioco della sedia”, via Verrastro non è per nulla a riparo dalle ripercusioni. Per Caiata di Fratelli d’Italia, Moles e Casino di Forza Italia, Pepe della Lega, facendo un raffronto con i risultati delle politiche del 2018 e ragionando, in via generica ed esemplificativa, sugli sceneri futuri previo taglio dei parlamentari, 4 posti a disposizione tra Camera e Senato sono un lontano ricordo. Così come la previsione che il senatore del Carroccio, si limiti a fare il sindaco di Tolve, se riconfermato, è una profezia che, a bocce ferme, non ha credibilità. L’esempio di Pepe non è casuale. Perchè proprio oggi, la vittoria del “Sì”, ai fini di una interpretazione politica, andrà incrociata dal centrodestra con gli esiti delle amministrative. Una sconfitta a Matera e in altri Comuni, renderebbe minormente adesivo il collante della coalizione governativa lucana. Ad ogni modo per coloro che ambivano e ambiscono a rimescolare le carte in Regione, questo, data la tenuta traballante della coalizione di centrodestra, è il momento più propizio. Quasi che il massimo comune divisore unisce, mentre il minimo comune multiplo disaggrega.

PARLAMENTARI: IL TAGLIO LINEARE ADESSO UNO “SCRANNO” IN REGIONE VALE DI PIÙ SARÀ LOTTA SENZA ESCLUSIONE DI COLPI

L’adagio che in “politica, quando si muore, è solo per via del fuoco amico”, va incontro, almeno in Basilicata, a quasi certa conferma. Il taglio dei parlamentari, però, è lineare e colpisce tanto la destra, quanto la sinistra, nonchè il Movimento 5stelle e la galassia dei partiti spuri. Pari problema, quello del “gioco delle sedie”, potrebbe iniziare a porselo anche, per esempio, il sottosegretario al Mit, Salvatore Margiotta. O anche lo stesso Gianni Pittella: se dalla Basilicata non ha avuto l’elezione in Senato quando i posti erano 7, appare ancor più improbabile che ciò avvenga con 3 soli seggi. Dagli equilibri di maggioranza governativa, agli equilibri interni ai partiti, a cascata la vittoria del “Sì”, interessa tutti. Per rendere la cifra dei futuri ed eventuali stravolgimenti possibili, chissà che Margiotta, per ipotesi, non “ripieghi”, si fa per dire, sulla candidatura a governatore della Basilicata alla prossime regionali.

 

Ferdinando Moliterni

3807454583

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