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Michele Napoli TAROCCA il TESTO da Marcello Veneziani

#perfortunanonmioccupodipolitica #maunacosaècerta MICHELE NON SUPERA LA PROVA MELONI
Giorgia Meloni espelle Michele Napoli

NON CE LA FAREMO MAI

Michele NAPOLI si scopre anche Tarocco 


Un mostro omotransgiuridico in Parlamento

Trovo surreale e anche offensivo, in un momento così grave per la vita degli italiani, che il Parlamento sia impegnato martedì a varare una legge per punire il reato di omotransfobia. Una parola che già nel suono è assurda, oltre che cacofonica. Giro alla larga dagli scalmanati e dai fanatici e provo a ragionare su questa legge firmata da Alessandro Zan che sintetizza ben cinque proposte in merito, tra cui spiccano quelle di Ivan Scalfarotto e dell’ineffabile Laura Boldrini.

La legge prevede “la punibilità per atti discriminatori sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”; punisce “l’odio omotransfobico”, inclusa la misoginia. E come ciliegina sulla torta istituisce un’ennesima giornata nazionale dedicata a gay, trans, lesbiche. Non riprenderò la posizione dei Vescovi italiani contro questa legge liberticida, non riporterò le opinioni contrarie dei sovranisti (Berlusconi anche in questo caso è un po’ qui un po’ là, in posizione trans) e non ripeterò la battaglia di Pro Vita e Famiglia e di quanti sono scesi in piazza l’altro giorno a Roma davanti al Parlamento in difesa della libertà e della famiglia. Questa norma si salda con le precedenti leggi Mancino, Fiano, Cirinnà & C. tra antirazzismo e antifascismo per rinchiudere la società in un perimetro di filo spinato.

In primis è un oltraggio al diritto oltre che alla Costituzione, perché fondamento della Legge è l’universalità della norma, ossia l’applicabilità della legge nei confronti di ogni cittadino; mentre questa legge, come alcune sue precedenti, stabilisce una tutela speciale per alcune minoranze o categorie.

In uno stato di diritto chiunque offenda chiunque, lo mortifichi, lo minacci e lo aggredisca, è passibile di condanna commisurata al reato compiuto. Non se esprime opinioni critiche, ma solo se diffama, calunnia, insulta. Ci possono essere aggravanti o attenuanti specifiche, stabilite dal giudice, ma è una mostruosità giuridica stabilire che la violenza o l’insulto a un gay, a un trans, a una donna, a un nero, a un islamico sia “più reato” dello stesso insulto o violenza a un bambino, a un vecchio, a un genitore, a un cristiano, a un italiano, a una persona qualunque. La forza della legge è nella sua universalità, non prevede categorie privilegiate o più tutelate rispetto ad altre.

Invece dovremo dedurre che un reato contro un gay (o un trans) vale doppio rispetto a un reato contro un etero (o un cittadino maschio senza connotati particolari). Anzi in alcuni casi diventa reato solo se riguarda un gay o un trans. Un principio aberrante che è l’anticamera della subordinazione del diritto all’ideologia, della giustizia al politically correct. L’ideologia ugualitaria demolisce l’uguaglianza e l’equità.

Stabilire la tutela speciale di quelle categorie è poi un attacco alla vita comune e alla realtà naturale e civile.
Una società giusta, sana, a misura d’uomo, riconosce e tutela la realtà naturale, sociale e famigliare, pur lasciando a ciascuno la libertà di vivere la propria vita, avendo come limite solo il rispetto delle leggi. Ossia tutela la famiglia, cellula primaria della società, le nascite e i nascituri, le tradizioni civili e religiose, la natura umana, da salvaguardare come le piante, l’aria, l’acqua e gli animali.

Poi sul piano individuale e privato ciascuno è libero di vivere come ritiene, senza interferenze di alcun tipo, seguendo le proprie inclinazioni sessuali, sociali, culturali. Qui siamo invece all’esatto capovolgimento.

Una legge liberticida di questo tipo prevarica sulla democrazia e sulla libertà perché alcune minoranze hanno priorità rispetto alla maggioranza della popolazione e agli usi e costumi di un popolo adottati da sempre. Gay e trans hanno tutele speciali, giornate speciali, si configurano perfino reati d’opinione speciali se si esprimono giudizi critici su di loro. Nessuna legge speciale tutela invece la famiglia, la procreazione, gli eterosessuali. Tutto questo pur essendo inconcepibile avrebbe una tenue ragion d’essere in un paese dove fossero discriminati omosessuali e affini; ma da noi, ogni giorno, si palesa la presenza pervasiva e intollerante di lobby gay al potere, al governo, in Rai, nell’informazione; intere reti tv condotte da militanti della gayezza. Quindi stiamo parlando di una legge a tutela e gloria di una minoranza al potere, non emarginata o perseguitata…

Questo ascesso di fanatismo Politically Correct avviene proprio mentre i trombettieri nostrani del P.C. si accodano ai 150 intellettuali liberal Usa che hanno criticato il P.C. Ma la legge sull’omotransfobia non è un caso esemplare di abuso del politically correct? I P.C. nostrani vogliono imporre e monopolizzare non solo gli usi e gli abusi del P.C. ma anche la critica al P.C. Col grottesco argomento di Michele Serra che tocca a loro vigilare, visto che intellettuali politicamente scorretti, ovvero di destra, non esistono… Dunque a loro tocca sia imporre il politically correct che denunciarlo… Tra poco il ministro Boccia penserà a dotarli di una divisa.

Intanto negli Stati Uniti, giorni fa, veniva riattivata dopo tanti anni la pena di morte federale nel silenzio assordante dei manifestanti genuflessi. Come mai nessuno ha protestato? Perché il condannato a morte era un suprematista bianco che aveva ucciso tre persone ben 24 anni fa: e benché sia passato tanto tempo e sia dunque bestiale applicare la pena capitale a così tanta distanza di tempo, un suprematista può essere ammazzato come un cane; la pena di morte va revocata solo per altri delinquenti, magari neri; mica per quelli come lui.

Visto che ci siamo, attenti a denunciare pure i casi di covid-19 tra i migranti se non volete essere accusati di razzismo in basi alle leggi cugine a quelle sull’omotransfobia. Voi dunque capite perché queste leggi intrecciate e il fanatismo che le avvolge, riportano rabbiosi consensi anche a Trump e ai peggiori sovranisti…

MV, La Verità 19 luglio 2020

I gay ci sono pure a destra. E allora?

Allora vogliamo parlare degli omosessuali di destra, reazionari, perfino nazisti? Mi dice un militante della causa gay con un tono aggressivo e inquisitorio, come se scoprisse un altarino imbarazzante.
Ma certo, parliamone senza problemi. Discutevamo della campagna Coca-Cola pro-gay nell’Ungheria nazional-popolare e cattolica di Orban, in occasione di un raduno “amoroso”.
Ma non ci sono gay anche a destra, obietta il ragazzo lgbt? Ma certo che ci sono.
A voler fare, come lui fa, d’ogni erba un fascio, dai nazi fino ai tradizionalisti, esempi non mancano.

Dai nazisti Hermann Goering e Ernst Rohm al segretario del Partito Nazionale Fascista, Augusto Turati; da Yukio Mishima a Robert Brasillach e Henri de Montherlant, solo per citarne alcuni. Erano omosessuali, anche se non lo esibivano. È noto che l’impresa fiumana di d’Annunzio di cent’anni fa fu un ’68 avant-lettre, dove scorreva trasgressione, libertà sessuale e omosessualità, prostituzione e droga. Per non dire più in generale, di Socrate e di Leonardo da Vinci, di alcuni pontefici anche recenti e di quanti grandi ebbero inclinazioni omosessuali. È un risvolto intimo che non toglie e non aggiunge nulla all’uomo e all’opera. Può spiegare alcune scelte, alcuni stili, ma non incide sulla qualità e la sostanza delle cose.

La malizia ideologica di questa denuncia è nel voler suggerire che in una mentalità fondata sul culto macho della virilità, sul disprezzo plateale del frocismo o sul culto cattolico della castità, si annida il germe represso dell’omosessualità. Metà forzatura e metà scoperta dell’acqua calda, se consideriamo il presunto vezzo d’Achille e millenni di vita militare che ebbero come porticina laterale del virile cameratismo una venatura di omosessualità. Senza dire di quel che succede, e da secoli, nei seminari e nelle parrocchie.

Sono fatui gli esultanti Olè che accolgono nei media esponenti conservatori presi in fallo omosex: come il leader di destra Pym Fortune o il regista Theo van Gogh, assassinati perché anti-islamici. Invece c’è meno accanimento nel sottolineare quanti ricchi, egoisti e sfruttatori di colf extracomunitarie ci sono tra gli umanitari della sinistra solidale. Questa incoerenza passa in sordina.

Sosteneva Umberto Veronesi, e me lo ribadì di persona in una conversazione a Procida, che la tendenza omosessuale sarebbe un segno darwiniano dell’evoluzione della specie: più evoluti siamo e più si attenuano le differenze sessuali, diceva l’illustre oncologo prefigurando un futuro bisex o trans. Sessualità fluttuante e volubile, periodo rosa alternato al periodo azzurro, come i pittori.
La perdita delle differenze non mi pare un’evoluzione o una conquista, soprattutto se pensiamo al dono-responsabilità di mettere al mondo figli, perpetuando una società.

Ma vorrei osservare un paio di cose. La prima è che la cultura, anche quella che a torto o ragione viene intruppata nella categoria di destra, non è un blocco militare che marcia compatto in divisa e colpisce unito il Nemico, incluso quello arcobaleno.
Ci sono diverse sensibilità e sfumature, è variegato il campionario delle intelligenze. E rispetto alla sinistra, più militante e allineata, la destra vive ancor più questa libertà di espressione. Per cui non deve sorprendere se Evola dice una cosa e Mishima ne fa un’altra, se Del Noce sostiene una tesi e Peyrefitte la contraddice, se Malaparte è sciupafemmine e Weininger è misogino. Ognuno risponde di sé, della sua vita e del suo pensiero, non c’è un tribunale ideologico che ti processa e ti espelle sulla base di un’ortodossia sessuale o una sacra rota genitale che annulla la visione di destra in caso di preferenze omosessuali. Non esiste un canone rigido a cui rigorosamente attenersi, tantomeno sui gusti sessuali.

L’omosessualità è contronatura perché contraddice la legge naturale della vita, la differenza dei sessi e la riproduzione della specie. Ma pure la castità e molte virtù cristiane sono per altri versi contronatura perché contraddicono l’indole naturale dell’uomo.

La seconda è che la destra, se è intelligente, non nega affatto dignità agli omosessuali, non disconosce le qualità nel nome dell’orientamento sessuale e non è percorsa dall’omofobia; ma critica l’omofilia, se non l’omolatria, rifiuta cioè l’elevazione dell’omosessualità a modello di vita, la sua esibizione orgogliosa, passando da tabù a totem. Il gay pride ne è il prototipo, così come il ruolo delle cosiddette lobbies lgbt; l’ostracismo o la simpatia verso un autore motivati dalle loro preferenze omosessuali. E invece non muta né in meglio né in peggio il mio giudizio personale sulle opere della Yourcenar o di Garcia Lorca, di Kavafis o di Pasolini sapendoli omosessuali; giudico i loro scritti per quel che sono, quel che trasmettono e non per la vicenda biografica, intima e sessuale. A destra l’unica vera omofobia che ha senso e coerenza riguarda la fobia per l’omologazione, non per l’omosessualità. Per la cronaca, neanche il regime fascista o il codice Rocco prevedevano leggi omofobe o reati di omosessualità, se non all’interno della più generale tutela del pudore e del decoro dagli atti osceni in luogo pubblico; ma riguardava anche gli etero.

Quest’uso grottesco della destra e della sinistra fuori dalla storia, dalla cultura civile e dalla politica, quest’uso intimo ed erotico delle idee, è deprimente. Vorrei solo che la vita intima restasse privata, che i gusti omosessuali non diventassero modelli di riferimento pubblico e che un autore fosse giudicato dai suoi testi e non dai suoi testicoli.

MV, La Verità 8 agosto 2019

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