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LEPORACE SALUTA FILM COMMISSION E BASILICATA

ESCLUSIVA: L’intervista di Andrea Di Consoli

Ha avviato la Lucana Film Commission, anzi l’ha creata dal nulla, una Fondazione nata in forte ritardo rispetto ad altre regioni italiane che l’avevano da anni, ma ora la Lucana Film Commission è consolidata in Italia, apprezzata nel mondo del cinema e il suo primo direttore ora lascia per approdare a un’altra esperienza professionale . Ci spiega i motivi e i perché delle sue decisioni Paride Leporace, giornalista e intellettuale di razza. Paride Leporace, dopo 16 anni termina la tua esperienza in Basilicata, prima come direttore del “Quotidiano della Basilicata”, in seguito come direttore della Lucana Film Commission. Ora tornerai in Calabria, la tua terra d’origine. Che sentimenti provi in queste ore? Cosa ti mancherà della Basilicata, e cosa ti aspetti di trovare nella tua Calabria?

«È un sentimento contrastante. Mi sono creato in questo pezzo di vita una forte identità calabrolucana in direzione ostinata e contraria verso chi è legato alle piccole patrie. Eppure le affinità sono superiori alle divergenza. Ho ragionato oltre la logica dei confini indicando le comunanze di due regioni affini ma completamente diverse. Della Basilicata mi mancherà il sentimento dei luoghi di un paesaggio storico e geografico che è entrato nella modernità creando un’identità che non rinnega il suo passato. Mi mancherà il sentimento poetico di una regione che ha ispirato grandi intellettuali e porto con me in Calabria quella volontà lucanache riesce, sia pure con ritardo, a raggiungere obiettivi superlativi come è stato per Matera capitale europea della cultura, ma non solo. In Calabria so di trovare atavici problemi di rappresentazione di luoghi comuni duri a cadere. E’ il nuovo fronte a cui mi dedicherò con dedizione».

Cosa ha significato per te umanamente e professionalmente l’esperienza al “Quotidiano della Basilicata”?

«La mia più importante esperienza professionale da un punto di vista giornalistico. Sono arrivato con Lucia Serino caporedattore e abbiamo trovato un giornale che stava per chiudere. Giorno dopo giorno abbiamo aperto il giornale al dibattito pubblico iniziando pratiche di giornalismo civico che non si erano mai viste da queste parti. E il giornale ha pesato molto nelle scelte collettive. Ci hanno aiutato i grandi fatti di quel periodo affrontati con piena libertà e con il dato che venendo da fuori si poteva raccontare tutto senza essere bloccati dal sistema delle relazioni corte. Lo sguardo alto di smontare le verità preconcette (sei stato in questo anche tu protagonista con il caso Cannizzaro) ha conquistato ogni giorno più lettori e attenzioni. È stato dato spazio ad ogni posizione politica e sociale. Siamo arrivati a poche copie di distanza del giornale leader regionale. In occasione delle notizie più esplosive abbiamo venduto anche 5000 copie in tutta la regione. Umanamente sono contento di aver dato opportunità a una nuova generazione di cronisti che ha potuto dimostrare il suo valore rinnovando il modo di fare giornalismo in Basilicata senza appartenere a lobby e a potentati».

E gli anni alla Film Commission invece come sono stati? Quali gli aspetti entusiasmanti, e quali gli aspetti da dimenticare?

«Una regione che ha sempre ospitato grande cinema mi ha dato la possibilità di far gemmare un sistema nato tra gli ultimi in Italia. Questo ci ha dato la possibilità di cogliere il meglio che era stato creato dalle Film Commission italiane adattandolo al nostro territorio. Ho iniziato in una sede vuota e con un iPad personale macinando chilometri con ogni mezzo. La regione che ha finanziato più cortometraggi significa che ha dato molte opportunità. Il cinema in Basilicata è diventato un’occasione ragionata e non un singolo incidente occasionale. Abbiamo contribuito anche noi all’affermazione di Matera ma insieme agli altri territori. Purtroppo non si è stati in grado di dotarci di un’adeguata struttura amministrativa che ha disperso molte energie. Poi siamo stati bloccati da dirigenti regionali che nel difendere la propria ipertrofia di potere hanno rallentato processi e crescita del sistema. La programmazione è stata condizionata dal flusso dei pochi finanziamenti strozzati da regole capestro. Con un po’ di fondi in più e assegnati in modo regolare avremmo potuto avere il triplo dei prodotti che abbiamo assistito e finanziato. Resta l’aspetto di un grande riconoscimento fuori dalla Basilicata e l’avversione preconcetta di chi ha sempre remato contro. Ma questo fa parte del gioco».

Il Presidente della Regione Calabria Jole Santelli ti ha chiamato nel suo staff per occuparti di cultura e immagine della Calabria. Come mai un governatore di centrodestra ti valorizza come meriti mentre il governo di centrodestra della Basilicata non ha fatto niente per trattenerti nella nostra Regione?

«Il Presidente Santelli è politico di lungo corso di forte ispirazione riformista che non guarda alle appartenenze ideologiche ma che con decisionismo sceglie chi ritiene abbia delle qualità necessarie per affiancare il suo progetto politico. Sono ben fiero di sostenere il suo progetto. In Basilicata il nuovo governo regionale è stato molto condizionato dalla logica della revanche e del cambiate tutto in fretta. Decenni di sconfitte rendono naturale questo tipo di scelta ».

Che tipo di dialogo hai avuto sinora con la nuova Giunta di centrodestra della Regione Basilicata?

«Di ordinaria amministrazione. Ringrazio Mario Araneo per la sensibilità di ascolto e di interlocuzione che è riuscito a dimostrare in quest’ultimo anno».

In queste ore molti lucani stanno esprimendo rammarico per il tuo trasloco in Calabria. Continuerai a dialogare con la Basilicata che ha apprezzato il tuo lavoro e il tuo straordinario contributo umano e professionale?

«I miei figli parlano potentino. Ho ricevuto grandi possibilità da una Regione che devo ringraziare per le opportunità che mi ha dato. C’è una Basilicata che resta nel mio agire e nel mio essere meridionale. Sono persone e istituzioni con cui continuerò a lavorare. Non posso essere ipocrita e non ricordare chi non mi ha mai tollerato dandomi dello straniero usurpatore. Non porto rancore verso loro ma credo che appartengano alla categorie degli scoraggiatori militanti. Osservo che di solito sono molto mediocri».

Cosa rispondi a chi ti critica per il fatto che un uomo storicamente della sinistra extraparlamentare, un ultras, un esponente della controcultura meridionale si ritrova a collaborare con una giunta di centrodestra?

«Lo scrittore Jorge Amado nella sua ultima intervista già un ventennio fa affermava che “È cambiata la realtà, è cambiata la sinistra, la destra, tutto è cambiato!” Parliamo di un comunista che ha sofferto carcere ed esilio. Forse è vero quello che sosteneva Turati che chi nasce incendiario muore pompiere. Come molti altri della mia generazione resto ancorato ad alcuni valori ma già da molto tempo ho revisionato dogmi che hanno creato molti danni. Come i personaggi del film “C’eravamo tanto amati” volevo cambiare il mondo ma il mondo ha cambiato me in molte questioni, non certo nei valori».

La Giunta Santelli ha dato immediatamente segnali di grande vitalità e di discontinuità. Che momento sta vivendo la Calabria?

E quali sono le sfide più importanti che deve affrontare? «Di grandi attese e che trovano importanti verifiche nei primi atti amministrativi. Il dialogo con il ministro Provenzano su un uso più proficuo dei fondi europei è un ottimo segnale di cambiamento. Poi c’è una volontà politica possente nel voler modificare l’immagine della Calabria. Ci sono tutte le condizioni per modificare lo stato delle cose di una regione che non è solo “ndrangheta”».

Cosa consigli a chi prenderà il tuo posto alla Lucana Film Commission?

«Non mi sento di dare consigli. Ho commesso sicuramente degli sbagli ma l’attrattività cinematografica della Basilicata è un dato di fatto. Manca una legge cinema che programmi in un triennio gl’investimenti per i nuovi risultati. Mi sento di chiedere un sostegno consistente alle sale cinematografiche lucane e alle società che abbiamo fatto nascere in questi anni. Questi operatori non possono essere abbandonarti alla tormenta creata dalla pandemia».

Sei più triste per il fatto che lasci la Basilicata o più felice perché ritorni nella tua terra?

«Il legame con la Basilicata resta, considerata anche la residenza della mia famiglia. Tornare alle mie radici ovviamente è un’opportunità molto felice».

Chi senti di dover ringraziare, per questi lunghi 14 anni in Basilicata?

«Soprattutto mia moglie Lucia, che è stata indispensabile in ogni momento con il suo grande supporto professionale e affettivo nei miei confronti. Poi uomini delle istituzioni che mi hanno dato fiducia a partire dai governatori De Filippo e Pittella, ma anche altri che mi hanno tributato grande amicizia. Poi donne e uomini della società civile e dell’imprenditoria e che hanno collaborato e mi hanno sostenuto. Tutta quella parte di industria creativa che ha sempre dialogato con il mio ruolo non risparmiando critiche ma lavorando su un obiettivo comune. Ringrazio anche Nicola Timpone per aver condiviso con me successi e momenti difficili. È stato una presenza molto importante. Con lui ringrazio anche il primo Consiglio d’amministrazione che mi ha supportato e fatto crescere. Un ringraziamento particolare anche alle uniche due dipendenti, Giovanna Carone e Gina Somma, che non hanno mai lesinato impegno e lavoro appassionato e infine ringrazio tutti i consulenti, indispensabili nella realizzazione di tutto quello che abbiamo creato».

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