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RIFORMA SANITARIA: SUL PENSIONATO BOCCHE CUCITE

Vertici regionali in silenzio, ma burocrati a lavoro: molti gli ostacoli come la gratuità dell’incarico e procedura selettiva

Tutti zitti a viale Verrastro sul pensionato super Commissario della Sanità lucana. Sembra proprio che il predestinato sia un soggetto in quiescenza che con aumentata frequenza si aggira tra i corridoi del primo piano del Palazzo della Regione Basilicata e che sempre più spesso viene avvistato nelle stanze della Presidenza. Se gli esponenti del centrodestra tacciono sull’indiscrezione riportata da Cronache Lucane riguardante l’aggiornamento della bozza del disegno di legge sulle misure di riorganizzazione del Servizio sanitario regionale (Ssr), i burocrati, però, lavorano alacremente. Gli stessi stanno vagliando anche come superare la criticità sottesa alla nomina intuitu personae, senza alcun tipo di valutazione comparativa o in assenza in assenza di alcuna procedura di selezione. La maggioranza ha fretta di chiudere l’operazione azzeramento delle attuali nomine della Sanità lucana, ma gli ostacoli da superare, quantomeno per nascondere dietro la correttezza delle forme un progetto politico che dal contenuto della Riforma ha poco a che fare con le strategie funzionali del Ssr, sono ancora tanti. Premesso che il centrodestra vuole introdurre la possibilità di Commissariare la Sanità lucana «anche a seguito di razionalizzazione», prima di arrivare al “commicino” del pensionato, il quater, «il commissario può essere scelto anche tra soggetti in quiescenza», c’è il bis; «Il trattamento economico annuo del commissario – recita testualmente – è fissato negli importi previsti dalla vigente normativa nazionale e regionale per i direttori generali delle aziende ed enti del servizio sanitario regionale». Nel suo insieme, l’articolo del disegno di legge in questione si presenta come il tipico caso di ragionamento concatenato, sillogismo, errato. Il quadro normativo italiano, come da riforma Madia, che prescrive l’obbligo di evitare che il conferimento di incarichi apicali e dirigenziali «a questi soggetti», quelli in pensione, «sia utilizzato per aggirare lo stesso istituto del collocamento in quiescenza», aggirato, con il Commissariamento, solo in parte. O il Commissario oltre che pensionato è, consapevolmente o meno, un cosiddetto “utile idiota”, o il problema rimane. Il divieto citato, può essere violato, solo in via «temporanea», in presenza della «natura eccezionale» delle circostanze. Determinati limiti, però, permangono. Connesso alla gratuità dell’incarico, il macro tema del «conflitto di interessi» Per i soggetti in quiescenza, «ferme. in queste ipotesi, le regole relative alle procedure selettive di conferimento degli incarichi», l’incarico è «gratuito». Come da cornice normativa italiana, l’eccezione «serve a consentire alle amministrazioni di avvalersi temporaneamente, senza rinunciare agli obiettivi di ricambio e ringiovanimento ai vertici, di personale in quiescenza, per assicurare il trasferimento delle competenze e delle esperienze » e per «per consentirgli di affiancare il nuovo titolare dell’ufficio dirigenziale per un periodo non superiore a un anno». Data la gratuità dell’incarico, e non come nel caso lucano di pensionato super Commissario della sanità lucana, anche con stipendio equiparato a quello dei Dg, la Giunta regionale nel selezionare il predestinato deve «evitare conflitti di interessi, in considerazione del rischio che l’interessato sia spinto ad accettare l’incarico gratuito dalla prospettiva di vantaggi economici illeciti» e altri.

Ferdinando Moliterni

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