BasilicataEventi e Cultura

ALLA SCOPERTA DEL SERPENTE CERVONE

Lisandro: “Il nome dialettale deriva da leggenda popolare; si tratta di una specie innocua e non velenosa”


Il viaggio naturalistico con Carmine Lisandro questa volta ci porta nel mondo dei Rettili, specie che appartiene all’ordine degli Squamati.

 

 

Con il documentarista scopriamo il Cervone,  dalla colorazione bruno giallastra che deve il suo nome al fatto che i pastori, presenti al momento della muta, hanno scambiato brandelli della pelle della testa per delle corna come se fossero quelle di un cervo.

«Il nome dialettale “mbastoravàcche” deriva da una leggenda popolare, tramandata dai nostri anziani “in cui si narra che questi serpenti, golosi di latte, si attorciglino alle zampe delle vacche, immobilizzandole, al fine di succhiare il latte alle mammelle”.

Più tecnico invece il nome scientificoElaphe quatuorlineata”, dovuto al fatto di essere il serpente più grande e massiccio presente in Europa, infatti la femmina, può arrivare mediamente intorno ai 2 metri di lunghezza per un peso di circa 700 grammi, quatuorlineata dovuto alla presenza di 4 linee longitudinali nere, due per lato, che vanno dalla nuca alla coda, inoltre ha una specie di mascherina nera che va dall’occhio alla gola».

Il Cervone è un serpente innocuo e non velenoso, protetto dalla Convenzione di Berna ed è specie presente anche nella Direttiva Habitat n. 92/43/CEE.

«Non rappresenta un pericolo ma, nonostante questo, è una specie in progressivo declino che, come suoi nemici al primo posto ha l‘uomo, che oltre a ridurre sempre di più gli habitat idonei, non ama particolarmente i serpenti per cui, non appena vede qualcosa che striscia, viene pervaso da una specie di frenesia, frutto di una cultura basata sulla paura che lo spinge a tentare di ucciderli, senza minimamente preoccuparsi della loro utilità: infatti, questi serpenti, provvedono a contenere le popolazioni di roditori, molti dei quali sono nocivi» prosegue Lisandro.

È un serpente prettamente terricolo, «anche se è un abile nuotatore ed essendo un animale a sangue freddo frequenta ambienti caldi ed umidi dal livello del mare fino a 1000 m. di altitudine, dove svolge il suo ciclo vitale tra aree scoperte in vicinanza di zone boscate, rovi, cumuli di pietre, muri a secco e ruderi ma, all’occorrenza non disdegna arrampicarsi  con facilità su alberi e cespugli, passando da un ramo all’altro senza nessuna preoccupazione, alla ricerca di eventuali prede».

Per quanto riguarda la sua dieta è «costituita in prevalenza di piccoli mammiferi: ghiri, arvicole, topi, donnole che, soffoca tra le spire, inoltre ha la mascella e la mandibola non saldate anteriormente, ma collegate con un legamento elastico che permette al serpente di ingoiare prede di grandi dimensioni ed uova intere che schiaccia con i muscoli interni del tronco, mentre le lucertole sono prede esclusive dei giovani».

I Cervoni nel periodo compreso tra fine aprile e fine giugno si accoppiano e, racconta Lisandro, «cosa curiosa, il maschio, dopo la fecondazione ricomincia a nutrirsi, al contrario della femmina che smette di mangiare fino alla deposizione di un max di 18 uova fecondate sotto tronchi caduti o tane di roditori. Uova che si schiudono dopo circa 2 mesi di incubazione, grazie alla temperatura esterna (Oviparità). I piccoli alla nascita hanno   una lunghezza massima di 40 cm. e, rispetto agli adulti il corpo è di colore chiaro con numerose macchie nere.  Tra i predatori dei piccoli di Cervone troviamo: il Biacco, la Volpe, la Faina, i Gatti, l’Airone cenerino, le Cornacchie grigie, mentre quelli degli adulti sono: il Tasso, la Poiana, il Biancone».

«È capitato più di qualche volta, specialmente nella periferia del mio paese, a Bella, di essere chiamato da conoscenti per la presenza di serpenti, identificati erroneamente tutti come “Vipere”. Dopo averli catturati li rimetto in libertà, in una zona protetta: “la mia campagna”».

Una buona notizia per il Cervone arriva da Cocullo, in Abruzzo, dove è presente un’Associazione che si propone di far conoscere e tutelare questo ed altri rettili: «il 1° maggio di ogni anno è la festa di San Domenico, protettore contro la rabbia e i morsi dei serpenti velenosi. Nella processione la statua del Santo è ricoperta da decine di Cervoni, Saettoni, Natrici e Biacchi che al termine dei festeggiamenti vengono rimessi in libertà nei luoghi dove sono stati catturati. Mi auguro che anche nella mia Basilicata possa nascere qualche associazione che abbia l’identico scopo» conclude il documentarista bellese.

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