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MORTE DI MATTIA MINGARELLI, PROCURATORE CLAUDIO GITTARDI: NESSUN DELITTO, MORTO PER LA CADUTA E PER IL FREDDO

La procura di Sondrio ha presentato istanza di archiviazione dell’indagine sulla morte di Mattia Mingarelli, il 30enne di Albavilla, in provincia di Como, trovato senza vita la vigilia di Natale del 2018 in Valmalenco, località Barchi nel territorio comunale di Chiesa, dopo due settimane ininterrotte di ricerche

MATTIA MINGARELLI : CHIESTA L’ARCHIVIAZIONE, NESSUNO COINVOLTO NELLA MORTE DEL 30ENNE

MORTE DI MATTIA MINGARELLI, PROCURATORE CLAUDIO GITTARDI: NESSUN DELITTO, MORTO PER LA CADUTA E PER IL FREDDO

Il corpo di Mattia Mingarelli, 30 anni, è stato ritrovato nel tardo pomeriggio del 24 dicembre 2018 da alcuni sciatori nel bosco di Chiesa Valmalenco (Sondrio), in località Barchi, a poca distanza dal rifugio dove era stato visto per l’ultima volta in compagnia del proprio cane. Mingarelli era scomparso il 7 dicembre 2018.

Il procuratore di Sondrio Claudio Gittardi ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Riteniamo altamente probabile che la scomparsa (di Mattia MIngarelli) non sia collegata ad alcuna attività delittuosa. Per una serie di situazioni, forse legate ad uno stato di alterazione, si è allontanato da solo verso dal rifugio “I Barchi”, è stato male, ha perso il telefono, è tornato nella sua abitazione, dove ha lasciato cappello e cappotto, per poi uscire e cadere accidentalmente nel bosco. Non è stato colpito da nessuno, questo è stato accertato, la caduta e il freddo ne hanno causato il decesso. Resta il giallo sul perché si sia inoltrato nel bosco”

Il procuratore di Sondrio Claudio Gittardi

A questo punto la domanda sorge spontanea: Chi ha fantasticato su eventuali responsabilità del povero Giorgio Del Zoppo, gestore del rifugio, ne risponderà?

All’indomani del ritrovamento del corpo di Mattia Mingarelli, il 26 dicembre 2018, in un’intervista a Cronache Lucane, la criminologa Franco aveva escluso che la morte del ragazzo potesse ritenersi sospetta: “Il fatto che il gestore del rifugio dove Mattia si era recato abbia trovato del vomito a poca distanza dal cellulare del Mingarelli e le basse temperature della notte del 7 dicembre fanno propendere per una morte per assideramento in un soggetto in preda ad una intossicazione alcolica”

Criminologa Dott.ssa URSULA FRANCO

Riguardo all’ipotesi che il corpo potesse essere stato spostato la criminologa Franco ci aveva detto:

“È una colossale sciocchezza, nessuno sposterebbe un corpo dopo aver dato l’allarme e con le ricerche in corso, tantomeno per non occultarlo.
È noto a tutti che le ricerche spesso falliscono ed i cadaveri vengono ritrovati per caso nelle zone già battute da soccorritori e cani da traccia, si vedano i casi di Elena Ceste, Christiane Seganfreddo, Eleonora Gizzi e Yara Gambirasio”

Mentre riguardo al cane del Mingarelli: “Qualche tempo dopo la caduta di Mattia evidentemente il cane ha preferito andare a giocare con il cane del Del Zoppo. Dante è un cane da compagnia, non capisco perché gli si vogliano attribuire dei “super poteri” che, nonostante siano addestrati, neanche i cani da ricerca hanno. È una leggenda che i cani da compagnia siano in grado di ritrovare i cadaveri dei loro padroni”

In un’analisi pubblicata sul suo blog il 28 dicembre 2018 la criminologa Franco aveva scritto:

“Non c’è niente di “misterioso” nella scomparsa di Mattia Mingarelli né di “strano” nella testimonianza del gestore del rifugio “Ai Barchi” dove il ragazzo si recò prima di morire: la presenza del vomito vicino al tavolo del rifugio e il fatto che Mattia abbia perduto il telefono proprio lì, sono la riprova che si sentì male dopo essere uscito dal rifugio. Il racconto del Del Zoppo è credibile e privo di smagliature, peraltro, se il Del Zoppo fosse implicato nella morte di Mattia non solo non avrebbe conservato il suo telefono ma non avrebbe raccontato che il Mingarelli si era recato per due volte al suo rifugio o avrebbe fatto di tutto per accreditare l’ipotesi del malore senza alcun timore di venir smentito visto che quel pomeriggio il Del Zoppo e il Mingarelli erano soli.
Mattia Mingarelli si è sentito male dopo l’ultima bevuta al rifugio “Ai Barchi”, ha urtato il volto contro un ramo, è scivolato, ha battuto la testa producendosi una frattura occipitale ed è morto per assideramento. Non ci sono né lesioni da difesa né segni di una colluttazione sul cadavere, il cadavere di Mattia si trovava a pochi metri dal rifugio e non era occultato, tutti dati a sostegno della morte accidentale. Non accredita di certo l’ipotesi omicidiaria il fatto che i soccorritori ed i cani non abbiano trovato il corpo del Mingarelli. I soccorritori non videro il suo corpo in quanto era coperto dalla neve caduta quella notte, mentre le ricerche con i cani da traccia non sono infallibili come vuole la leggenda.
L’ipotesi che il cadavere sia stato spostato è improponibile, nessuno sposterebbe infatti un corpo dopo aver dato l’allarme e con le ricerche in corso, tantomeno per non occultarlo”

GIORGIO DEL ZOPPO

Riportiamo la Lettera aperta della criminologa Ursula Franco a “La Vita in Diretta”, è datata 9 gennaio 2019 ed è stata diffusa dal giornale d’inchiesta Sylo24, di Simone Di Meo:

“Se lo sfortunato Giorgio Del Zoppo fosse stato vostro padre o vostro marito o vostro fratello, gli avreste riservato lo stesso trattamento?
Lo chiedo a voi perché avete permesso a soggetti privi di competenze in campo criminologico di riempirsi la bocca con la parola OMICIDIO in un caso evidente di morte accidentale.

Non ci si inventa criminologi, servono competenze in campo medico (medicina legale, psichiatria, tossicologia, chimica etc, etc), e a queste competenze, che si acquisiscono soltanto all’Università e che vanno documentate con un bel diploma di laurea, va aggiunta una non meno necessaria approfondita conoscenza della casistica.

Vi rendete conto che certe inferenze dei vostri opinionisti a digiuno di criminologia non solo espongono i loro autori al ridicolo ma danneggiano la vita di chi, suo malgrado, si trova implicato in un caso giudiziario e spesso impediscono ai familiari di chi muore di farsi una ragione di una eventuale archiviazione?

È un campo delicato quello della giustizia e non dovrebbe esserci spazio per l’approssimazione, né per la disinformazione.

Avete mai sentito parlare dell’effetto Dunning-Kruger, una distorsione cognitiva a causa della quale alcuni individui rifiutano di confrontarsi con la propria incompetenza e tendono a sopravvalutarsi?

Esprimersi senza competenze su un caso giudiziario non solo è rivelatore di una mancanza di coscienza di sé ma anche di uno sprezzo per i propri simili.

Sapete che la pressione prodotta da un processo mediatico su una procura e sui giudici è equiparabile ad una pressione idraulica ed è la prima causa di errore giudiziario?

Sapete che per esprimersi nel campo dell’analisi del linguaggio servono competenze che si maturano soltanto in molti anni di studio?

Avete mai sentito parlare di “autopsia psicologica”?

Prima di fasciarsi la testa con ipotesi omicidiarie conviene sempre focalizzare su eventuali fragilità, frustrazioni o sofferenze di uno/a scomparso/a.
Nella maggior parte dei casi infatti un’autopsia psicologica permette di addivenire ad una soluzione in tempi brevi, a meno che non se ne sottovalutino o neghino deliberatamente le risultanze.

Vi è giunta voce che, nonostante le ricerche, i corpi di Melania Rea, Elena Ceste, Yara Gambirasio, Eleonora Gizzi, Daniele Taddei, Rocco Di Nello, Provvidenza Grassi, Lucia Manca e Saverio Tagliafierro, per nominarne qualcuno, sono stati tutti ritrovati per caso?

Sapete che i cani da compagnia non hanno “super poteri”?

Hanno difficoltà a trovare i cadaveri gli addestrati Bloodhound, come vi viene in mente che sia anomalo che il cane da compagnia del Mingarelli non abbia condotto i soccorritori al cadavere del proprio padrone ma si sia invece divertito a giocare con un altro cane?

La casistica insegna che le ricerche con i cani da traccia spesso falliscono, molti sono infatti i fattori che possono viziare una ricerca: l’invecchiamento della traccia olfattiva; le condizioni climatiche estreme; la contaminazione della scena per l’accorrere di molti soggetti (familiari, inquirenti e curiosi); la scelta sbagliata del testimone d’odore da far annusare al cane nel caso si applichi il metodo americano o Whitney, il testimone d’odore è un oggetto o un indumento appartenente al disperso che va scelto con cura, bisogna infatti evitare di far annusare al cane indumenti contaminati dal profumo dei saponi da bucato o dall’odore di un altro soggetto; l’interpretazione delle indicazioni del cane (lettura del cane), che spetta all’uomo, ed è quindi passibile di errore.

L’errato assunto che le ricerche con i cani siano infallibili non solo è la riprova di una mancanza di conoscenza della casistica ma è anche fonte di grossolani errori, conduce, infatti, ad ipotizzare fantomatici spostamenti di cadaveri ed altrettanti fantomatici depistaggi che aprono la strada all’errore giudiziario.

Per non sbagliare più, imparate a riservare ai soggetti informati sui fatti, sospettati o indagati lo stesso trattamento che vorreste vi fosse riservato o fosse riservato ad un vostro caro, per chi specula sulle disgrazie altrui c’è spazio in televisione ma non in paradiso.

Ursula Franco”

AGGIORNAMENTI 

Giorgio Del Zoppo: “No, non sono stupito della richiesta di archiviazione da parte della Procura – dice – perché in questo anno e mezzo non ho mai pensato a qualcosa di diverso, e non posso dirmi soddisfatto, perché non saprei di cosa dovrei esserlo. Da questa vicenda ho avuto solo danni e quello che dovevo dire l’ho detto subito ai carabinieri. Non sono stato a guardare dove andava Mingarelli, che neppure conoscevo è uscito e basta. Non mi sono accorto che stesse male, né che avesse perso il cellulare proprio lì, nei pressi del rifugio. Eppure, da allora, anche se non sono mai stato indagato, sono finito in una sorta di tritacarne. Rifugio sotto sequestro dall’oggi al domani, senza poter entrare neppure a chiudere l’acqua, proprio all’inizio della stagione invernale, sequestro dei cellulari e del computer, con tutti i numeri di telefono memorizzati, per cui sono rimasto tagliato fuori da tutto, e danni sopra danni all’immobile che ho potuto constatare quando me l’hanno dissequestrato, il 9 marzo 2019. Ho speso più di 80mila euro per rimetterlo in sesto”

GIORGIO DEL ZOPPO

… lo Stato lo risarcisca e non si dia più voce agli incompetenti che giocano con le vite altrui, dai giornalisti ai finti esperti che si sono espressi lasciando intendere che Del Zoppo avesse ucciso Mingarelli.

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