AttualitàLettere Lucane

QUELL’INCONTRO MANCATO CON PINO MANGO A MARATEA

Lettere lucane

Nell’estate del 1998 facevo il portiere di notte all’Hotel “Villa Cheta” di Maratea. All’epoca questo incantevole albergo era spesso frequentato da Mango e da sua moglie, perché erano amici dei proprietari. Una sera mi capitò di parlare a lungo con il grande cantante di Lagonegro, ma il nostro fu un in incontro mancato. All’epoca ero molto critico verso la mia terra, e pensavo che l’unica possibilità che avessero le persone talentuose e di valore fosse quella di emigrare. Mango era molto calmo e in pace con se stesso, e contestò fermamente questa mia convinzione. Diceva che lui a Lagonegro ci viveva benissimo, e che pur vivendo in Basilicata riusciva a fare tutto quello che voleva, e che non essere mai andato via aveva preservato la sua arte e il suo equilibrio spirituale. Io aggredii con passione questa sua posizione – quanto è difficile accogliere le posizioni degli altri, soprattutto quando sono assi diverse dalle nostre – e mi ostinai nella filippica contro il “deserto” lucano. Ero giovane, e i giovani hanno spesso idee confuse e certezze apodittiche.

Oggi ho la stessa età che aveva Mango nel 1998, e ovviamente sono molto cambiato, e quindi capisco bene ciò che Mango intendeva dirmi. Eppure sento che avrei difficoltà, a vivere stabilmente in Basilicata. Non ho mai davvero capito bene perché alcuni partono e altri restano, e non mi ha mai convinto la lettura puramente economica, per cui si emigra perché si è in cerca di lavoro. Certamente si emigra anche per questo, ma al fondo c’è sempre un’inquietudine che divora i pensieri e un bisogno di spezzare il cerchio dei silenzi e delle attese. Non so se Mango fosse davvero felice – né saprei dire se lo sono io. So solo che quando è morto ho provato un grande rammarico per quell’incontro mancato.

diconsoli@lecronache.info

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