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STATI GENERALI “Progettiamo il Rilancio”, al via gli incontri a Villa Pamphilj

“ORA LE RIFORME”

Progettiamo il Rilancio, gli interventi della prima giornata

13 Giugno 2020 STATI GENERALI “Progettiamo il Rilancio”, al via gli incontri a Villa Pamphilj

Prima giornata di “Progettiamo il Rilancio”, la serie di incontri organizzata dal Presidente del Consiglio per un confronto sui progetti di rilancio del Paese.

Dopo l’intervento di apertura del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte

sono intervenuti la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen

il Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli

il Commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni

e il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel.

L’intervento del Presidente Conte

https://youtu.be/s9zmw-q59hw

È una giornata che apre un intenso dialogo e un’interlocuzione che il Governo italiano intende realizzare con tutte le forze economiche, politiche, sociali e culturali del Paese, perché siamo chiamati, noi come altri Paesi, ad affrontare uno snodo fondamentale per l’economia.

Abbiamo e stiamo vivendo uno shock senza precedenti, con costi umani – in particolare in Italia – ma anche sociali ed economici molto alti. E io condivido quello che ci è stato detto anche… un concetto che condividiamo anche con Ursula, con la Presidente della Commissione europea: noi non possiamo permetterci di ritornare, di ripristinare la normalità, di ritornare allo status quo ante rispetto a questa crisi. 

L’Italia, in particolare, sono vent’anni che fatica a tenere il passo delle altre economie avanzate. Perché sconta dei tassi di crescita del prodotto lordo e della produttività che sono al di sotto della media europea, ha subìto delle conseguenze negative più intense rispetto altri Paesi europei, le conseguenze a seguito della crisi finanziaria del 2009, poi della crisi dei debiti sovrani di due anni più tardi.

Ecco perché non possiamo permetterci un ripristino della normalità. Lo shock prodotto dalla pandemia – ormai è chiaro a tutti – porterà una forte contrazione del prodotto interno lordo, ma di fronte a questo scenario il Governo che è già intervenuto e ha stanziato delle ingenti risorse, vorrei ricordare che abbiamo stanziato 80 miliardi e poi abbiamo fornito anche garanzie e moratorie significative per ingenti valori.

In rapporto al PIL non possiamo lamentarci, perché lo sforzo che il Governo ha messo in campo è secondo soltanto a quello realizzato dalla Germania. Però è chiaro che è questo è il momento non solo di continuare a seguire l’emergenza e le necessità più immediate, ma questo è il momento di avere e di lavorare a un progetto chiaro per uscire dalla crisi. Un progetto coraggioso, condiviso, e ne dobbiamo anche approfittare – di qui l’opportunità – tramutare la crisi in opportunità per rimuovere anche gli ostacoli che hanno frenato la crescita italiana durante l’ultimo ventennio.

E lo possiamo fare come?
Lo possiamo fare lavorando noi Ministri, abbiamo lavorato intensamente proprio in questi giorni per mettere già a punto un piano di rilancio, l’abbiamo già articolato significativamente, e adesso riassumerò come. Ma è chiaro che lo dobbiamo fare anche con il pieno coinvolgimento di tutte le forze politiche, sociali e produttive del Paese a di qui – particolare – tutta la settimana prossima sarà dedicata una interlocuzione serrata con tutti gli esponenti e tutte le personalità della società civile e delle forze produttive e sociali.

Il rilancio dell’economia italiana deve inserirsi in un quadro anche complessivo e deve collegarsi allo sforzo collettivo europeo. Di qui credo questa giornata la chiamiamo “inaugurale” di confronto intenso nel contesto europeo, nel contesto globale, abbiamo rappresentanti delle Istituzioni e ospiti che ci consentiranno di recuperare una visione globale e in particolare europea. Le risorse e l’allocazione del Recovery Fund, ora ribattezzato Next Generation Eu, a favore del quale l’Italia – permettetemi di sottolinearlo – ha combattuto con forza, con determinazione, giocheranno un ruolo fondamentale per la ripartenza dell’economia europea e per la difesa in particolare di quelle catene del valore, che costituiscono direi la trama, l’ossatura del mercato unico.

Il piano che stiamo elaborando si articola in tre linee strategiche:

  • modernizzazione del Paese;
  • transizione ecologica;
  • inclusione sociale, territoriale e di genere.

La modernizzazione l’avvertiamo intensamente qui nel nostro ordinamento giuridico, abbiamo bisogno di lavorare adesso, stiamo già facendo, per avere una Pubblica Amministrazione più efficiente e più digitalizzata. Le tecnologie digitali, esistono quelle già esistenti dobbiamo assicurare che possano penetrare e avere una messa a terra nella vita di tutti i giorni, possano contribuire a incrementare la produttività e l’innovazione.  

Inoltre, secondo pilastro: la transizione ecologica. Dovremo in particolar modo ridurre drasticamente le emissioni di gas clima-alteranti in linea con gli ambiziosi obiettivi del Green Deal europeo, e poi dobbiamo migliorare l’efficienza energetica dell’economia e la qualità dell’aria nei centri urbani, dobbiamo ripulire le acque interne e marine.
E sempre nell’ambito di questa linea strategica rientra anche l’investimento nella “bellezza” del nostro Paese. E permettetemi di dire che la scelta di questa location che è apparsa a qualcuno inusuale, il Casino del Bel Respiro del parco di Villa Pamphilj, è proprio un omaggio alla bellezza italiana. Nel momento in cui progettiamo il rilancio dobbiamo far in modo che il mondo intero possa avere concentrata la sua attenzione sulla bellezza del nostro Paese.

Terza linea strategica: l’inclusione sociale, che vuol dire ridurre le disuguaglianze, le povertà, migliorare l’istruzione, contrastare la dispersione, per esempio, educativa, diffondere la conoscenza degli strumenti digitali, ottenere una qualità migliore della vita nei centri urbani, nelle periferie, ridurre il gap infrastrutturale fra Nord e Sud, incrementare la partecipazione femminile al mercato del lavoro, puntando a pari opportunità a livello sociale e di genere. Poi, sempre nell’ambito di questa linea strategica rientra anche il rafforzamento della nostra sanità, che si è reso particolarmente necessario duramente questa pandemia, per tutelare la salute di tutti.

All’interno, nella prospettiva di queste tre grandi linee strategiche poi abbiamo dei macro obiettivi nel nostro piano di rilancio, che si articolano in varie direttrici di intervento e poi, a loro volta, queste direttrici in progetti specifici. Ci abbiamo già lavorato in questi giorni, è ci rendiamo conto che è un programma ambizioso, però dal confronto che avremo poi già oggi e la settimana prossima noi ricaveremo dei progetti concreti, dei progetti concreti perché non intendiamo affatto disperdere in mille rivoli poco producenti le risorse che anche a livello europeo riusciremo a conseguire. Conosciamo i nostri vincoli di finanza pubblica, ci sono ben noti, l’equilibrio, la necessità di tenere in equilibrio la nostra finanza pubblica, quindi non possiamo mancare l’occasione per rilanciare l’innovazione, l’intraprendenza, la produttività del nostro Paese.

Intervento della Presidente von der Leyen

https://youtu.be/hRhJFC7etnM  

Di seguito la traduzione dell’intervento della Presidente von der Leyen a cura della Commissione europea (qui il testo dell’intervento in lingua originale)

*****

Caro Presidente,

grazie di aver invitato la Commissione europea alla seduta inaugurale della vostra consultazione nazionale.

In questi mesi abbiamo lavorato in stretta collaborazione, ed è così che dovrebbe essere sempre.

Roma e Bruxelles insieme, per l’Italia e per l’Europa.

Oggi l’Italia si sta rialzando.

Si riaccendono le luci nelle vetrine dei negozi, lungo le strade delle vostre città.

I cancelli delle fabbriche riaprono.

Nei bar e nei ristoranti si sente di nuovo il vociare delle chiacchiere e il profumo del buon cibo.

C’è ancora molto da fare ma quello che sta succedendo è già qualcosa che scalda il cuore.

L’Italia è stata colpita dal virus prima e più duramente di qualsiasi altro paese in Europa.

Migliaia di persone hanno perso la vita e nessuno potrà colmare questo vuoto.

Il mio pensiero va a tutte le vittime e alle loro famiglie.

Così come va ai medici, agli operatori sanitari e a tutti i cittadini che si sono adoperati per salvare vite e garantire i servizi essenziali.

Grazie, Italia.

Il governo ha adottato misure coraggiose, chiedendo alle persone di rimanere in casa per lunghe settimane e mesi.

Ci è voluto coraggio, ma ha funzionato.

E avete dato l’esempio agli altri Stati membri.

L’Italia ha anche adottato misure coraggiose per garantire i posti di lavoro, per proteggere le imprese e per limitare i danni all’economia.

E dopo il profondo rallentamento degli ultimi mesi, l’attività economica sta gradualmente riprendendo.

Siamo tutti consapevoli che la ripresa sarà la sfida di una generazione intera, non solo per l’Italia ma per tutta l’Europa.

Ma oggi posso affermare: Lo spirito dei padri fondatori è tornato.

L’Europa è tornata.

L’Europa s’è desta.            

Oggi ci è chiaro che possiamo superare la crisi soltanto se lo facciamo insieme.

La solidarietà non è solo la scelta più etica.

È l’unico modo che abbiamo per affrontare efficacemente una crisi di questa portata.

È questa l’idea principale che ispira “Next Generation EU”, il nostro nuovo piano per la ripresa che va ad aggiungersi al nuovo bilancio pluriennale dell’Unione europea.

Questo è il momento dell’Europa.

È il momento di unire le forze e di far fronte alle ricadute della pandemia in tutti gli Stati membri.

È il momento di affrontare le divergenze e le disparità che esistono tra le diverse parti d’Europa – per non lasciare indietro nessun paese e nessuna regione.

Next Generation EU è un’alleanza tra generazioni.

Per la prima volta, noi, l’Unione europea, stiamo chiedendo soldi in prestito ai nostri figli.

Quei soldi, allora, li dobbiamo investire per loro.

Non possiamo, come hanno fatto a volte gli Stati membri, chiedere un prestito ai nostri figli solo per spendere di più oggi.

Gli investimenti di oggi sono per la prossima generazione di europei.

Next Generation EU trasforma la sfida eccezionale che stiamo affrontando in un’opportunità.

E mentre affrontiamo la crisi attuale, stiamo anche plasmando l’Europa di domani.

Un’Europa più competitiva, più equa, più sostenibile.

Un’Europa più verde e digitale.

Questo significa sbloccare risorse ingenti, pubbliche e private, per investire nelle tecnologie digitali, nelle infrastrutture e nell’innovazione.

Ma questo significa anche non lasciare indietro nessuno.

Solidarietà, coesione e convergenza sono elementi cruciali per riuscire.

E mentre investiamo per plasmare l’economia del futuro dobbiamo anche lavorare per realizzare riforme ambiziose – per garantire che i nostri investimenti rispondano alle esigenze dei cittadini e alle loro aspettative.

Le riforme porteranno alla ripresa.

E le riforme hanno bisogno della vostra leadership e di responsabilità.

Sono convinta che Next Generation EU sia un’opportunità unica per l’Italia.

Le proposte della Commissione, in particolare il dispositivo per la ripresa e la resilienza, prevedono un sostegno senza precedenti per gli Stati membri, compresa l’Italia.

Next Generation EU può rispondere alle sfide di lunga data cui si trova a far fronte l’economia italiana.

E può aprire la strada a una ripresa economica durevole.

Sta a voi trasformare la ripresa in realtà.

Sono lieta che oggi abbiate riunito il settore pubblico e il settore privato, gli imprenditori e le organizzazioni dei lavoratori.

Il futuro dei nostri paesi lo si può costruire solo insieme, ascoltando tutte le voci e mobilitando tutte le energie migliori.

Vorrei ringraziarti, Giuseppe, per il tuo lavoro paziente per unire il paese.

E ti sono grata della proposta per un “Piano strategico” di riforme per la ripresa dell’Italia.

Sappiamo tutti che il livello elevato del debito pubblico italiano vi espone agli umori dei mercati.

Ma con le riforme giuste, l’Italia può trarre il massimo da Next Generation EU.

Nel tuo piano citi la necessità di ridurre la burocrazia, di rendere più efficiente il settore pubblico, di proteggere le opere pubbliche dalle mire della criminalità organizzata. La competenza e la qualità dell’amministrazione pubblica italiana saranno fondamentali affinché si possano spendere al meglio le nuove risorse di Next Generation EU.

Conosciamo le sfide del mercato del lavoro italiano. Il tasso di occupazione per donne e giovani è troppo basso – e sappiamo bene che senza di loro non si può costruire un’economia solida.

L’Italia ha accolto con entusiasmo il Green Deal europeo – che, come sai, mi sta molto a cuore. La pensiamo allo stesso modo sulla necessità di investire non solo in un’economia più sostenibile, ma anche nella digitalizzazione e nell’innovazione.

In questa doppia transizione, verde e digitale, l’istruzione e le competenze saranno fondamentali. Anche i nostri sistemi d’istruzione e la ricerca devono adattarsi ai tempi nuovi. I nostri giovani esigono una preparazione migliore sui temi cruciali della nostra epoca.

Hai anche parlato di una riforma sostanziale del sistema fiscale e di un sistema giudiziario più efficace. È un punto fondamentale per le imprese italiane di tutte le dimensioni.

Giuseppe, non potrei essere più d’accordo con te quando dici: “Questo è il momento di alzare la testa e volgere lo sguardo al futuro”.

Il nostro obiettivo non può essere un ritorno allo status quo – non funziona mai. Next Generation EU è un’opportunità per l’Italia e per l’Europa di decidere come dovrebbe essere il nostro futuro.

Nel corso degli anni l’Italia ha sempre sorpreso il mondo. Vi siete risollevati dalle crisi più profonde. Avete preservato la vostra identità e le vostre tradizioni, pur innovandovi e reinventandovi.

Grazie a questa forza, l’Italia ha la seconda base industriale d’Europa. In tutto il mondo “Made in Italy” è sinonimo di bellezza e qualità eccellente.

Le decisioni che prenderete oggi daranno forma all’Italia di domani.

Questo è il momento di sviluppare e attuare un piano di rilancio efficace.

E la Commissione sarà al vostro fianco per sostenervi e accompagnarvi sulla strada delle riforme fino alla ripresa.

L’Europa ha bisogno di un’Italia forte.

Buon lavoro, e viva l’Europa

Intervento del Presidente David Sassoli

https://youtu.be/4s0sST52ERA 

Ringrazio il Presidente del Consiglio Conte ed il Governo italiano per questo invito che ho accettato con grande piacere e saluto tutti coloro che sono collegati con noi.

È importante che i governi nazionali in questo momento si concentrino sulle strategie da adottare per rendere concreti gli strumenti che l’Unione ha reso già disponibili o intende sviluppare. In Europa c’è grande fiducia nel governo italiano e nella comunità nazionale che ha dato prova di coraggio, disciplina, solidarietà.

A Bruxelles, la prima fase della pandemia ci ha spinto a riflettere sulla necessità di un’Europa diversa. Avevamo capito che stavamo entrando in una fase nuova e le scelte sono state molto diverse dal passato. I cittadini giorno dopo giorno hanno capito che non eravamo di fronte alla solita Europa, vista spesso lontana dalla vita reale. L’Unione ha prodotto in poche settimane un cambiamento di portata storica e non coglierlo sarebbe un errore politico. È vero, ci sono ancora questioni da chiarire, trattative da completare, e non mancheranno contrasti anche duri. Ma una svolta si è compiuta.

Invito tutti a considerare come parte della stessa risposta europea il programma di acquisti della Bce, la sospensione del Patto di stabilità e crescita, la deroga agli aiuti di Stato, la linea di credito MES senza troike e condizionalità, il raddoppio del Bilancio UE, il suo finanziamento con strumenti comuni, l’introduzione nell’erogazione delle risorse del principio del maggior bisogno, la soppressione del finanziamento statale nei fondi della coesione.

Non siamo di fronte soltanto a misure emergenziali: sono mutate le coordinate, cioè le linee guida delle politiche che hanno governato l’Europa negli ultimi 20 anni. I canoni neoliberisti che avevano spinto l’Unione nelle difficoltà e negli squilibri che conosciamo sono stati ritenuti non idonei ad affrontare la fase nuova. Questo è il nodo politico che occorre afferrare e da cui ripartire. Ora dobbiamo impegnarci tutti a dare basi solide al nuovo corso. E dimostrare che dopo l’austerità che ha generato diseguaglianze, può esservi un’Europa più forte, vicina ai suoi cittadini, capace di giocare un ruolo come attore globale. Senza l’Italia questo salto di qualità non potrà compiersi. E da questo ne deriva una grande responsabilità. Non meno grande delle opportunità che vengono offerte a tutti i nostri paesi.

La grande lezione del Covid ci dice che non c’è politica, non c’è sovranità, non c’è neppure identità nazionale senza l’orizzonte europeo. Le attuali difficoltà possono essere affrontare e superate solo con politiche comuni. Che futuro può esservi, senza una visione europea, per i Paesi che stanno affrontando questa crisi? È chiaro a tutti ormai che nessuno può farcela da solo e che il   primo e più importante interesse nazionale è quello della coesione europea, della sua unità e solidarietà. 

Il Parlamento europeo ha subito chiesto all’Unione una risposta ambiziosa e all’altezza della sfida e ringrazio la Presidente von der Leyen e il Commissario Gentiloni per aver ascoltato il Parlamento. In questi mesi difficili il Parlamento europeo ha continuato ad esercitare la propria funzione, con modalità diverse, nell’interesse dei cittadini. Siamo co-legislatori, autorità di bilancio e organo di indirizzo politico e non vogliamo rinunciare alle nostre prerogative. Anche in questa fase di negoziati non faremo sconti. Per noi la proposta della Commissione è la base minima di compromesso e non accetteremo nessun passo indietro. E su questo sappiamo di poter contare sull’impegno del governo italiano.  La proposta del Recovery fund modifica radicalmente le dinamiche fra Governi nazionali e Bruxelles. Se prima era la Commissione ad indicare ai Governi come utilizzare i fondi, oggi i termini del meccanismo si sono invertiti. Saranno i Governi ad indicare le riforme che intendono promuovere. Si tratta di un cambiamento profondo che dimostra come l’Unione abbia saputo trarre lezioni dagli errori del passato.

Ora i governi sono chiamati ad una maggiore responsabilità dando prova della loro capacità di programmazione. Per molti Paesi questo significa avviare riforme per utilizzare le risorse e non rimandarle indietro. Serve un cambio di marcia nel rapporto fra regioni e governo centrale. In Italia c’è bisogno di infrastrutture. Una strada o una ferrovia in meno nel Mezzogiorno è di certo un danno per i cittadini di quelle regioni, ma è anche un danno per tutti i cittadini e le imprese europee. S’impone uno sguardo nuovo.

Ricordo che i fondi che arriveranno nelle casse nazionali saranno pubblici e non sarà ammissibile la perdita o lo spreco di questo denaro. La capacità di spesa dovrà aumentare considerevolmente. E i paesi che hanno difficoltà nella progettazione ordinaria dovranno rapidamente modificare le loro procedure. Sarà fondamentale, comunque, l’indirizzo pubblico delle risorse sulla base delle priorità europee. Il pubblico dovrà essere l’attore protagonista della ricostruzione.
E questo è il momento giusto per riaffermare un rinnovato ruolo pubblico nella politica economica e industriale.

Non si tratta di recuperare modelli del passato, ma di affermare una funzione di difesa dei più deboli e di allineamento dei programmi nazionali agli obbiettivi europei. Serve coerenza, trasparenza, pragmatismo. Spetta al Governo italiano, insieme agli attori economici, sociali e istituzionali, decidere quale strada intraprendere e su quali riforme insistere.

Da parte mia, solo alcuni spunti di riflessione. La prima sfida da affrontare è quella dell’adeguatezza dei nostri sistemi sanitari. Non smetteremo mai di ricordare e ringraziare tutto il personale sanitario per lo straordinario contributo fornito. In questa emergenza abbiamo capito l’importanza di preservare e rafforzare il modello sociale europeo che assicura a tutti anche l’accesso ai servizi sanitari. Oggi si discute in Europa sulla necessità di un migliore coordinamento nella gestione delle emergenze sanitarie ed una maggiore autosufficienza nel campo delle attrezzature mediche e della ricerca. Dopo la mucca pazza si è sviluppata una politica europea integrata della sanità animale; sarebbe assurdo se dopo il Covid non fossimo capaci di avere standard comuni di gestione e intervento sulla salute umana. Credo che anche a livello nazionale si debba avviare un piano di riforma del sistema sanitario in modo da renderlo più robusto, efficiente, omogeneo e accessibile nei diversi territori. Occorre riflettere su una migliore cooperazione tra Stato e Regioni. Ricordo che molte disfunzioni e polemiche si sono verificate anche in altri paesi.

L’Unione europea ha messo a disposizione una linea di finanziamento del MES destinata alla copertura delle spese sanitarie dirette o indirette. Non voglio entrare nel dibattito interno relativo alle scelte del Governo anche perché la mia opinione è nota. Indipendentemente dallo strumento che si vorrà utilizzare quello della sanità è un bene pubblico che merita investimenti e che incide considerevolmente non solo sul Pil dei nostri paesi ma anche sul benessere delle nostre società.

Il piano di ripresa è stato giustamente denominato Next Generation EU. Si chiama così perché servirà ad investire sulle prossime generazioni. Noi indebiteremo le generazioni future e dobbiamo sentire la responsabilità di ripagarle in prosperità e sviluppo. Occorrerà quindi concentrarsi sui giovani. Ci vorrà un grande piano di investimenti sui beni comuni, come educazione e formazione, per dare a tutti le stesse opportunità. Basta scuole di serie A e di serie B in Europa. Le difficoltà per numerosi studenti europei di accedere all’insegnamento a distanza per mancanza degli strumenti tecnologici è la cartina di tornasole di pesanti arretratezze. Accedere alla tecnologia dev’essere considerato un diritto. Sì, un nuovo diritto umano e sociale, perché nessuno resti indietro o venga discriminato. Giovani, ma anche le donne, molto colpite dalla crisi. I dati ci dicono che potremmo tornare indietro e questo non dobbiamo consentirlo.  È a loro che dobbiamo guardare quando parliamo di piani di rilancio dell’economia, nella consapevolezza che la disoccupazione femminile non è solo causa di disuguaglianza sociale, ma anche un clamoroso sperpero di risorse e di potenzialità per le nostre società. 

Ma quale dovrà essere la nostra visione del futuro?

La scelta dell’Unione è un modello di sviluppo nuovo, basato sulla Green economy, la sostenibilità, e la transizione digitale.  Vogliamo diventare leader nella lotta al cambiamento climatico. È quindi assolutamente necessario che i piani di rilancio nazionali siano ben allineati a questo traguardo.  Sostenibilità ambientale e sostenibilità sociale corrono di pari passo.

In Europa, anche in questo periodo, abbiamo toccato con mano quanto le pratiche fiscali aggressive di alcuni paesi sottraggano risorse ad altri paesi.  Ed è giusto porvi rimedio. Ne ha parlato di recente anche la Cancelliera Merkel e le ho espresso il sostegno del Parlamento europeo. Per pretendere comportamenti diversi dagli altri, però, bisogna dimostrare di avere le carte in regola. L’Italia deve riflettere di più su una strategia di lotta all’evasione che ogni anno sottrae ai cittadini, secondo l’Istat, circa 100 miliardi di euro. Credo che sia arrivato il momento, perché in questo periodo la stragrande maggioranza dei cittadini che fanno il proprio dovere si sono resi conto dell’importanza dei servizi pubblici e dei servizi essenziali messi a disposizione anche di coloro che non contribuiscono. Si tratta non solo di un fenomeno anti-sociale, ma anche di un ostacolo alla credibilità internazionale dei nostri paesi. 

La crisi ha dimostrato inoltre che l’apertura dei nostri Paesi alle altre economie è un fenomeno indispensabile. Questo comporta rischi sia in termini di autonomia strategica che di integrità del mercato interno. A livello europeo è in corso una riflessione e l’idea che si fa strada è quella di un bilanciamento tra difesa della concorrenza e possibilità di consentire la formazione di campioni industriali in grado di competere ad armi pari con i loro concorrenti extraeuropei. Abbiamo bisogno di accrescere le capacità di concorrenza dell’Europa e questa sfida è una grande opportunità anche per l’Italia.

Caro Presidente Conte bisogna fare in fretta. Tutti gli indicatori ci riferiscono che la crisi colpirà duramente. Servono riforme strutturali e interventi di sostegno diretto alle persone. Ieri la Spagna ha annunciato il reddito minimo vitale per sostenere il diritto alla vita dei suoi cittadini più poveri. Semplificare, garantire efficienza nel pubblico e nel privato, agire con tempestività. Serve uno sguardo lungimirante. Questo è quello che tutti gli europei si aspettano.

L’Unione sta indicando il porto da raggiungere, i Governi europei fissino la rotta e tengano la mano salda sul timone. Dobbiamo costruire insieme una nuova personalità del nostro Continente e farlo, come invitava Hermann Hesse “spingendo più in fondo le radici senza scuotere i rami”.

Buon lavoro a tutti

Intervento del Commissario Europeo Paolo Gentiloni

https://youtu.be/4kXcRqZ8Wt8 

Grazie Presidente, grazie per le tue parole e grazie alle ministre e ai ministri per quest’occasione d’incontro stamattina.

Lasciatemi cominciare con una notazione personale. Io ho vissuto questi mesi terribili di crisi lontano dall’Italia, qui a Bruxelles e devo dire che l’Italia ha dato un buon esempio in Europa in questi terribili mesi di crisi.

Direi che i cittadini italiani si sono comportati con dignità. Con disciplina e onore, recita l’articolo 54 della Costituzione.  Si riferisce a chi esercita una funzione pubblica, ma direi che tutti i cittadini italiani si sono comportati con disciplina e onore e che le autorità italiane nazionali e locali hanno dato delle indicazioni che poi alla luce di quello che è accaduto negli altri paesi nelle settimane e nei mesi successivi abbiamo visto essere stato delle indicazioni corrette e ragionevoli.

E quindi noi che raramente rivendichiamo come paese le cose positive che siamo in grado di fare, credo che dobbiamo in questo caso essere orgogliosi del fatto che pur essendo stati colpiti per primi e più di altri paesi abbiamo in fondo dato un buon esempio, con tutte le tragedie e i limiti che ci sono stati.

Ora è il tempo di contrastare la crisi e disegnare la rinascita. Questo chiama in causa la politica, ossia la responsabilità di scegliere. E credo sia molto importante e positivo che il Governo Italiano abbia deciso di avviare questa discussione sul disegno del futuro da una riflessione europea, internazionale ma soprattutto inizialmente europea.  Ed effettivamente l’Europa ha deciso e al contrario che in altre occasioni mi sembra di poter dire che abbia deciso rapidamente e con decisioni ambiziose all’altezza della sfida. Lungimiranti.

Come ha detto Ursula, si potrebbe dire l’Europa s’è desta. E credo che questo costituisca un punto di riferimento. Le nostre decisioni regolamentari hanno consentito di spendere, di non doversi attenere alle tradizioni regole degli aiuti di stato, gli interventi della BCE hanno stabilizzato i mercati finanziari e poi le nostre misure economiche hanno frenato l’emergenza.

Prima hanno fornito un pacchetto di crediti agevolati per quanto riguarda il sostegno alla Cassa Integrazione, il sostegno alle piccole e medie imprese, il sostegno ai sistemi sanitari. E in fine il fondo per la rinascita, per la ripresa, questo Next Generation EU che è importante io credo per le sue dimensioni: 750 miliardi vuol dire cinque volte il bilancio annuale dell’Unione Europea per dare un ordine di grandezza. E anche importante per la sua qualità comunitaria perché dopo anni di prevalenza di un’ottica intergovernativa, in questo caso, anche grazie alla spinta del Parlamento come ha ricordato prima David, c’è stata una iniziativa che è fino in fondo comunitaria.

Quindi ci sono tutte le ragioni per sostenerla e per portarla a compimento e io sono certo che l’Italia come ha fatto in questi mesi contribuirà a questa causa comune e darà un contributo importante a risolvere con un accordo la discussione che è in atto.

Nell’affrontare questa crisi direi che l’Unione ha attraversato una linea d’ombra, superando in poche settimane un decennio di divisioni paralizzanti. E’ stato possibile non solo per un sentimento solidarietà. Io lo considero importantissimo il sentimento di solidarietà, essere vicino agli ultimi, essere vicino a chi è più in difficolta, sostenere i più deboli: la solidarietà è un valore della nostra cultura europea. Ma non c’è stata solo la solidarietà. C’è stato un interesse comune, la consapevolezza che da una crisi senza colpevoli non si può uscire con vincitori e vinti. E quindi la consapevolezza che sarebbe troppo pericoloso mettere in discussione il mercato unico, la convergenza nell’eurozona. E quindi alla fine che bisogna avere una politica economica con strumenti comuni capace di contrastare le divergenze e le spinte centrifughe; una politica economica comune che non lasci soltanto alla politica monetaria il compito di contrastare le differenze e le divergenze tra i diversi paesi europei.

Ora dobbiamo dirci cari amici che queste ingenti risorse europee metteranno alla prova tanto la Commissione e il sottoscritto nelle sue responsabilità, quanto i singoli paesi e i singoli governi. Direi che la storia delle condizionalità imposte dall’alto per salvare i singoli paesi è una storia finita. E’ alle nostre spalle. Parliamo di risorse comuni a tutti i 27 paesi, parliamo di risorse alle quali si accede volontariamente sulla base di piani elaborati dai governi nazionali. E so che il Governo Italiano ne è pienamente consapevole, com’è consapevole del fatto che non si tratterà di spese facili, di tesoretti o di libri dei sogni. Si tratterà di un impegno che ci metterà, ripeto, tutti alla prova: Bruxelles e tutte le capitali dell’Unione.

In Italia le conseguenze economiche di questa crisi saranno particolarmente gravi. Noi prevediamo una crescita negativa del 9,5%; l’OCSE nel suo recente outlook è più pessimista: prevede una crescita negativa dell’11,3% per l’Italia. Devo dire che la risposta a questo shock da parte dell’Italia è stata pronta e massiccia. La prima lettera che abbiamo ricevuto nella Commissione per presentare un intervento di reazione è una lettera del 5 marzo del Ministro Gualtieri, il che dimostra che la reazione è stata molto rapida e non inferiore in termini quantitativi a quella di altri grandi paesi europei. Una parte dei fondi europei può contribuire a questa reazione immediata. Mi riferisco alla flessibilizzazione dei fondi di coesione e di altri fondi comunitari. Mi riferisco a alcuni fondi specifici: qui le sigle abbondano ma insomma, ReactEU da una parte, il Just Transition Fund dall’altra parte. E mi riferisco a quel pacchetto di crediti agevolati che e; particolarmente vantaggioso – su sanità, piccole e medie imprese e Cassa Integrazione – per un paese con tassi d’interesse più alti come l’Italia.

Ma il piano di recovery ha un’ambizione diversa da quella di aggiungere soltanto delle risorse a questo pacchetto di risposta immediata, in particolare la recovery and resilience facility che è lo strumento principale di questo pacchetto Next Generation EU. Prevede 310 miliardi di grants e 250 miliardi di loans. L’Italia può ricevere fino al 20% del totale dei grants presenti in questa facility, quindi circa 65 milliardi di grants. Una cifra messa a disposizione senza alcun cofinanziamento alla quale si possono aggiungere loans per un ammontare molto rilevante e anche superiore.

Fare pieno uso di questa facility sarà la prima sfida per questo governo e per la Commissione. Una sfida affascinante e complicata perché richiederà pacchetti di investimenti e di riforme con un percorso chiaro, con tempi e tappe concordati, con le misure legislative e i provvedimenti attuativi e i risultati attesi. Una parte consistente delle risorse, il 60%, va impegnata entro il 2022. E noi giustamente ci stiamo battendo perché le risorse siano disponibili rapidamente.

Teniamo anche a mente quanto è sfidante per tutti noi e per le amministrazioni dei nostri Paesi il fatto che il 60 per cento di queste risorse debba essere impegnato entro quella data. E’ quindi giusto avviare presto la riflessione secondo lo schema che il Presidente Conte ha illustrato all’inizio di questa seduta. E’ giusto mettere a frutto contributi importanti, come quello ricevuto in questi giorni dagli esperti guidati da Vittorio Colao. A questo intervento senza precedenti occorre, lo avete sottolineato tutti, dal Presidente, al Presidente Sassoli alla Presidente von der Leyen, dare un valore strategico. Non basta parlare di ritorno alla normalità. Certo, vogliamo tutti tornare a una vita piena, ma vogliamo anche un nuovo inizio. Vogliamo anche correggere le distorsioni che hanno reso le nostre società più ingiuste e meno sostenibili. Tornare alla normalità, dunque, ma soprattutto scommettere sul futuro, come ha detto il Presidente.

Ecco l’ambizione del piano di Recovery and Resilience a cui lavoreremo insieme nel quadro del semestre europeo. Per l’Italia si tratta di un’occasione irripetibile, per riforme che eliminino le strozzature che hanno limitato la nostra crescita -come ha ricordato prima Roberto Gualtieri facendo un paragone con la media europea, non di questi mesi ma da molto molto tempo- e per investimenti che rendano l’Italia più competitiva più giusta, più orientata al futuro.

Penso che grazie a queste risorse senza precedenti e alle modalità con cui verranno distribuite oggi possa essere possibile affrontare temi come l’ulteriore riduzione dell’evasione fiscale, il miglioramento delle politiche attive del lavoro, il maggior ruolo dell’occupazione femminile, la qualità dell’istruzione, i ritardi del nostro Mezzogiorno, l’efficienza della pubblica amministrazione, la lentezza della giustizia civile.

Da dove viene questo catalogo, cari amici? Vi ho letto una parte importante delle raccomandazioni che la Commissione rivolge anno dopo anno ai diversi Paesi su temi diversi da Paese a Paese, ma sono sfide che vi sono assolutamente chiare e di cui chiunque abbia avuto responsabilità di governo in Italia conosce benissimo le difficoltà.

Io dico che ora e nei prossimi tre o quattro anni, nonostante queste difficolta, c’è la possibilità di affrontare in modo nuovo e con risorse eccezionali queste sfide e farlo secondo le priorità decise autonomamente dal Governo italiano.

Quindi il piano che la Commissione è ben contenta che l’Italia presenti al più presto -si parlava del prossimo autunno- dovrà essere particolarmente orientato alle due grandi sfide che i Governi e il Parlamento europeo hanno condiviso con la Commissione. Quindi, il Green deal e la transizione digitale. Guai a pensare che il Green deal sia un lusso che dopo la pandemia non possiamo più permetterci. E’ vero esattamente il contrario. Oggi dobbiamo accelerare sulla sostenibilità nel modo di muoversi, di fare turismo, di lavorare, di mangiare.

Care amiche, cari amici, caro Presidente, le Istituzioni europee hanno risposto a questa crisi invitando tutti i Paesi a reagire, a spendere, a rifuggire da politiche procicliche e ad adottare una politica espansiva, anche nei Paesi con uno spazio di bilancio limitato. Io rivendico questa scelta, che ha inevitabilmente portato tutti i Paesi europei a violare le regole comuni di bilancio -che peraltro abbiamo sospeso- e mi batterò, lo voglio dire oggi, per evitare errori fatti nel decennio passato, quando strette premature hanno provocato seconde ondate recessive.

Ma il piano di Recovery deve rilanciare la crescita e nel giro dei prossimi anni deve anche riportare il debito pubblico italiano in una traiettoria credibile di discesa. E’ un orizzonte che il piano che noi definiamo “Next Generation EU” deve avere chiaro e che certamente sarà chiaro al Governo e al Parlamento italiano.

In conclusione, caro Presidente, care Ministre, cari Ministri, penso che questa crisi abbia messo in chiaro l’importanza della scelta europeista del Governo italiano. Una scelta che ha definito l’identità dell’attuale Governo e ha anche messo in chiaro il velleitarismo dei sostenitori di soluzioni fatte in casa, di soluzioni protezionistiche, nazionalistiche, in giro per il mondo.

L’Europa è tornata protagonista. L’Italia è tornata al centro del progetto europeo e insieme possiamo costruire un nuovo capitolo di storia.

Grazie

Intervento del Presidente Michel

https://youtu.be/n9k-I1dZwW8 

Di seguito la traduzione dell’intervento del Presidente Michel a cura dell’Ufficio stampa del Consiglio europeo (qui il testo dell’intervento in lingua originale)

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Desidero anzitutto ringraziare te, caro Giuseppe (Conte), in qualità di presidente del Consiglio, per avermi invitato alla sessione inaugurale di queste consultazioni nazionali. E mi congratulo con voi e, per vostro tramite, con tutti i leader e rappresentanti politici, nonché con gli attori economici e sociali, per questa mobilitazione senza precedenti volta a elaborare un piano di ripresa per il vostro paese: l’Italia.

Questa convergenza di forze rappresenta un momento cruciale per l’Italia, come del resto anche per l’Unione europea.

Prima di tutto, voglio rendere omaggio all’Italia, che, in questa fase della crisi senza precedenti che il mondo sta attraversando, indica la strada agli altri paesi europei, così come ha fatto all’inizio della pandemia. È vero che, per un momento, il resto dell’Europa ha guardato all’Italia e al propagarsi del virus con incredulità, forse persino con distacco.

Ma oggi sappiamo che sono state le autorità italiane a indicare la via da seguire, con misure successivamente replicate dagli altri governi. E sono stati soprattutto i cittadini italiani a dare agli altri europei l’esempio di una disciplina, di una resistenza e di un coraggio che hanno permesso di arrestare progressivamente la propagazione dell’epidemia. In questo senso, possiamo dire che gli altri europei sono stati tutti italiani.

Non tutti i paesi sono stati tanto colpiti quanto l’Italia. Tuttavia, se molti hanno retto meglio, è innanzitutto perché l’Italia è stata la prima a essere duramente colpita. Il dramma dell’Italia, e in seguito della Spagna, ha reso consapevole il resto dell’Europa spingendolo ad adottare più rapidamente misure drastiche. Non dovremo dimenticare che, probabilmente, il sacrificio dell’Italia ha salvato indirettamente vite umane nel resto d’Europa.

I cittadini si sono mostrati all’altezza della situazione. E ora spetta a noi leader politici mostrarci all’altezza della sfida rappresentata dalla ripresa. È quanto vi impegnate a fare nel quadro degli Stati generali. Ed è quello che, a livello europeo, devono fare ora i 27 capi di Stato o di governo: trovare un accordo sul piano europeo volto a stimolare le nostre economie, in base al progetto elaborato dalla Commissione europea su richiesta del Consiglio. Non mi dilungherò sul contenuto di questa proposta, che già conoscete e di cui Ursula von der Leyen vi ha illustrato i meccanismi. Ritengo tuttavia utile ricollocare tale progetto nel quadro dei nostri obiettivi globali, al fine di comprendere correttamente gli elementi che – lo spero – ne renderanno possibile la concretizzazione.

Questi obiettivi globali possono riassumersi in due parole: ricostruire e trasformare.

Ricostruire è ovviamente la necessità più urgente. Dobbiamo riavviare le nostre economie dopo che si sono praticamente fermate. L’integrità del mercato interno, ostacolata dal ripristino dei controlli alle frontiere interne, deve essere ristabilita. In questa occasione abbiamo riscoperto quanto sia essenziale, per la prosperità di tutta l’Europa, il tessuto economico che unisce tutti noi: le cosiddette catene del valore. Dobbiamo non solo rinsaldare il mercato unico, ma anche assicurarci che resista meglio agli shock futuri. Il ripristino della libera circolazione nello spazio Schengen, tanto cara ai nostri concittadini ma anche indispensabile per il corretto funzionamento del mercato unico, persegue lo stesso obiettivo.

Siamo tutti consapevoli che gli effetti negativi della pandemia e della cessazione dell’attività economica devono ancora manifestarsi. Per contenere o contrastare tali effetti, in particolare a livello sociale, e riavviare la macchina serviranno sforzi notevoli. L’Unione europea si è mobilitata proprio per questo obiettivo: trovare i mezzi per sostenere i paesi, le regioni e i settori più colpiti dalla crisi. Una necessità, questa, su cui nessuno nutre più dubbi.

Già nel programma strategico adottato dal Consiglio europeo nel 2019, avevamo fissato obiettivi ambiziosi per organizzare un profondo riorientamento dell’Unione europea, incentrato su tre assi portanti fondamentali: innanzitutto, conseguire un’economia più verde per rispondere alla sfida climatica; in seguito, acquisire un ruolo di leader nel settore digitale; infine, come terzo obiettivo, rafforzare il peso dell’Europa nel mondo.

All’inizio della pandemia ho sentito dire – sarà capitato anche voi – che l’Europa avrebbe messo temporaneamente da parte, se non addirittura abbandonato, simili ambizioni. Ve lo dico con piena convinzione: sarebbe una totale assurdità. La crisi Covid-19 ha invece messo in evidenza la necessità di riorientare le nostre economie e le nostre società. Dobbiamo rendere le nostre economie, i nostri sistemi sanitari e anche la capacità d’azione dei nostri Stati più resistenti agli shock. In particolare questo significa, per l’Europa, conseguire una maggiore autonomia strategica, soprattutto a livello industriale; ma vuol dire anche rafforzare la nostra influenza nel mondo, sia per difendere il multilateralismo fondato su regole, che è garanzia di cooperazione e di pace, sia per preservare gli interessi dei cittadini e delle imprese europei. Ovviamente questo obiettivo strategico è strettamente legato all’azione dell’Unione europea volta a contrastare le attività organizzate e sistematiche di propaganda e “fake news”, i cui artefici non hanno esitato a sfruttare il terreno fertile offerto dalla pandemia.

Infine, care amiche e cari amici, ritengo che potremo cogliere la sfida della trasformazione solo se saremo anche in grado – cosa non facile – di reinventare noi stessi. Sono convinto che, dinanzi a una crisi di tale entità, abbiamo il dovere storico di impostare la nostra ambizione e i nostri progetti nella prospettiva di un nuovo orizzonte.

La pace e la prosperità sono e restano i nostri punti di riferimento. E sono convinto che sia ormai necessario mirare anche a un valore che riassuma e al contempo superi tali obiettivi. Un valore che abbiamo riscoperto nel nostro quotidiano con rinnovata e rafforzata chiarezza nel momento in cui è stato così tragicamente minacciato dal virus: mi riferisco al benessere personale e collettivo – economico, sociale, sanitario, culturale – che non si limita alla mera prosperità economica. Nel nuovo orizzonte si profila una società fondata sulla dignità e sulla benevolenza e il percorso per raggiungerla è delineato dagli obiettivi strategici dell’Unione già menzionati. L’Europa può – anzi, deve – farsene promotrice, tanto nella dimensione interna quanto in quella esterna.

Vorrei infine condividere alcune riflessioni di carattere forse più pragmatico su cui mi baserò per parlarvi del processo negoziale che sta per essere avviato. Spetta infatti al Consiglio europeo, ossia ai 27 Stati membri, trovare un accordo su un progetto comune. E dovrà prendere posizione anche il Parlamento europeo.

Come prima osservazione, vorrei mettere tutti in guardia dal sottovalutare la difficoltà dei negoziati che stanno per iniziare. Si tratta di una proposta sotto molti aspetti inedita per natura e portata. Ma c’è ancora strada da fare. Come sapete, su vari punti chiave del progetto esistono divergenze significative: sulla dotazione globale, sulla ripartizione tra prestiti e sovvenzioni, sui criteri di distribuzione delle risorse finanziarie, sulle condizioni di assegnazione dei fondi…

Ora più che mai, questi negoziati sono irti di difficoltà, poiché costringono tutti gli Stati membri a riconsiderare determinati principi cui sono fedeli da così lungo tempo. Per il buon esito di simili negoziati, tutti i partecipanti dovranno sforzarsi di guardare e comprendere le cose dal punto di vista degli altri, e quindi accettare di mettere in discussione i propri preconcetti. Non tutti condividono la stessa interpretazione di cosa sia nel concreto la solidarietà. Così come non tutti sono istintivamente d’accordo sulle implicazioni pratiche che derivano necessariamente dal principio di responsabilità. Potremo riuscire solo se sia gli uni che gli altri faranno lo sforzo di mettersi nei panni dei rispettivi interlocutori.

Il processo di allineamento verso un accordo è cominciato, ma la strada è ancora lunga e piena di ostacoli: questo deve essere chiaro a tutti.

Ed ecco la mia seconda osservazione: gli obiettivi che i 27 si sono prefissati e che ho menzionato poc’anzi sono obiettivi comuni. E oggi, molto più di due o tre mesi fa, penso che i 27 siano consapevoli del fatto che l’operazione di solidarietà finanziaria che tentiamo di realizzare non è questione di carità, ma rientra piuttosto nell’effettivo interesse di ciascuno di noi. Tutti noi condividiamo l’interesse vitale di ristabilire pienamente il nostro grande mercato interno, di preservare la stabilità della zona euro e di rafforzarla.

L’obiettivo è dunque comune. Ma spetterà a ciascuno di noi decidere quale strada imboccare e come conseguire gli obiettivi. Il piano europeo di ripresa a cui stiamo lavorando non sostituirà i piani nazionali, tutt’altro: li dovrà rafforzare. Per questo motivo – caro Giuseppe, care amiche e cari amici – il lavoro che avviate qui è fondamentale.

E lo è doppiamente. Soprattutto e innanzitutto, perché è evidente che costituisce un’urgenza per gli italiani, che si aspettano delle soluzioni. In qualità di ex primo ministro belga, so che non è facile realizzare riforme e trasformazioni. È necessario avere una volontà di ferro, incrollabile, e coinvolgere costantemente i cittadini nei nostri processi democratici.

Ma questo piano europeo di ampio respiro che – ne sono convinto – dobbiamo mettere in atto può anche rappresentare un’occasione unica per l’Italia: l’occasione di realizzare le trasformazioni indispensabili per un avvenire più stabile, in Italia e in Europa. Diamo tutti prova di coraggio e responsabilità. In quest’impresa di solidarietà a 27, più saremo ambiziosi e coraggiosi a livello nazionale, maggiore sarà la forza che imprimeremo al progetto europeo. La solidarietà non è una strada a senso unico: da una parte, presuppone la mobilitazione di risorse per sostenere le regioni e i settori maggiormente colpiti; dall’altra, significa anche realizzare le trasformazioni indispensabili per rafforzare ciascuno Stato membro, e quindi l’Unione europea nel suo complesso. Rafforzare l’Italia significa rafforzare anche l’Europa. Caro Giuseppe, care ministre e cari ministri, vi ringrazio e vi auguro un proficuo lavoro.

GALLERIA FOTOGRAFICA 1ª giornata 

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