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ECCO PERCHÉ ROBERTO SPERANZA MI È ANTIPATICO

Lettere Lucane

Silvio Berlusconi ha ordinato ai suoi dirigenti di non attaccare Roberto Speranza. Ha detto che è una persona seria, e che sta subendo i contraccolpi dello stress da emergenza Covid. Come molti che mi leggono sapranno, io Speranza non l’ho mai sopportato. Tanto che mi chiedo che ruolo abbia l’antipatia nel discorso politico pubblico e privato. È un argomento legittimo, l’antipatia? Oppure bisognerebbe sempre sforzarsi di superarla? Io non ci sono mai riuscito, a superarla: il Ministro potentino continua a risultarmi antipatico ogni volta che apre bocca.

E allora mi domando: perché mi è così antipatico, questo ragazzo? Ci ho ragionato più volte, e la mia risposta è questa: perché non sopporto i finti modesti e i calcolatori. Speranza è un politico molto ambizioso che si presenta con fare dimesso, modesto, umile. Il suo parlare per ovvietà, il suo calcolare al millimetro ogni parola, questo non dire mai niente di sconveniente o di divisivo mi ricorda molto i democristiani, che in pubblico si presentavano con buone maniere istituzionali e in privato facevano carte false per rimanere a galla e per avere incarichi importanti. Lo trovo ipocrita, insomma. Preferisco i viscerali, i coraggiosi, quelli che non temono di dire cose urticanti e controcorrente.

Comunque la mia antipatia non è soltanto un pregiudizio epidermico, ma anche un’avversione politica. Di Speranza trovo sbagliata l’ideologia statalista, nonché la totale ignoranza del mondo imprenditoriale, dell’economia di mercato e del libero professionismo. Diciamo che la mia nei suoi confronti è sia un’antipatia umana che politica – ma principalmente umana, a essere sincero fino in fondo.

diconsoli@lecronache.info

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