BasilicataLettere Lucane

LO SPESSORE CULTURALE DELLA NUOVA CLASSE DIRIGENTE

Lettere lucane

 


La Basilicata ha una storia complessa e articolata – come tutte le regioni, d’altronde. Per molti anni la nostra terra è stata al centro di riflessioni molto serie dei migliori meridionalisti. A dire il vero, in passato molti politici della Basilicata sono stati anche eccellenti meridionalisti, ovvero intellettuali capaci di elaborare un pensiero critico e una visione larga sulle traiettorie di sviluppo della regione. Penso a Fortunato, a Nitti, a Giura Longo, a Calice, a D’Andrea. Anche politici meno teoretici e più “amministrativi” – da Verrastro a Boccia, da Bubbico a De Filippo – avevano una certa consapevolezza del dibattito ideologico e culturale in corso, tanto che erano molto attenti a ciò che avveniva nella sociologia, nella letteratura, nella pubblicistica meridionalsitica. In generale, comunque, tutta la classe dirigente della prima e della seconda repubblica era connessa con la storia sociale e culturale della Basilicata, tanto che storici, intellettuali, scrittori, sociologi e antropologi erano continuamente coinvolti nell’elaborazione dell’azione di governo.

Oggi la nuova classe dirigente regionale mi sembra scollegata da questa tradizione, e francamente non mi sembra un’evoluzione positiva. Ovviamente è una classe dirigente legittimata da un voto popolare, e quindi libera di governare in base alle proprie sensibilità culturali. Ma ho la sensazione che sia una classe dirigente molto debole da un punto di vista culturale, ovvero senza visione, senza spessore ideologico, tutta ripiegata in un governo quotidiano dal fiato corto, ignara dei processi storici e culturali che hanno portato la Basilicata – nel bene e nel male – a essere ciò che è.

diconsoli@lecronache.info

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti