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SCAGLIONE: «LUCANI NEL MONDO. UN’OPPORTUNITÀ»

Intervista al presidente del Centro Studi Internazionali su identità, memoria e turismo

Sono passati 50 anni dalla fondazione della Regione Basilicata e 21 dalla legge che istituiva la giornata dei Lucani del Mondo nel 1999. Ne parliamo con Luigi Scaglione presidente del Centro Studi Internazionale Lucani nel Mondo e gli chiediamo se dopo tanti anni dalla legge, sembra che il tempo si sia fermato per qualcuno mentre il Mondo è cambiato e che ne pensa…

Francesco Mollica (al tempo presidente del Consiglio regionale) e Luigi Scaglione In Argentina con Ambasciatrice Italiana Teresa Castaldo al Museo dell’Immigracion di Buenos Aires

«Sa qual è il problema? Ogni volta che arriva un nuovo interlocutore istituzionale, si pensa che si debba cominciare sempre tutto daccapo. Magari senza conoscere uomini e cose e soprattutto senza conoscere lo spirito che animò i nostri Costituenti regionali, i nostri cari Peppotto Guarino, Rocco Curcio, per citare chi ha cominciato e costruito la rete e tessuto il filo comune di una identità che non andava e non va dispersa. La storia, ha detto qualcuno, non ti insegna cosa fare, semmai cosa non fare. Ma ti lascia anche segni indelebili. E per esempio dalla sofferenza dei nostri emigranti conosciuta e riconosciuta in questi anni di condivisione di iniziative e di rapporti diretti, non tutti hanno compreso come dovevano comportarsi con i nuovi migranti; o non comportarsi».

Di certo la memoria storica è importante,spesso dimentichiamo o meglio non sappiamo cosa fu il dramma dell’emigrazione, si tende a pensare che per i nostri migranti fu dura ma poi tutti o quasi si integrarono. Certo noi lucani abbiamo avuto la famiglia Coppola ma anche il gangster Jhonny Torrio, abbiamo avuto l’apostolo dell’integrazione Leonard Covello ma anche tanti sconosciuti lucani morti sul lavoro.… Un monito per il presente?

«Certo “The Fox” (Torrio) ha lasciato il suo segno a Chicago o per certi versi Maria Barbella a New York che si vendicò del suo uomo che l’aveva disonorata in Italia e abbandonata per emigrare, ma lì negli States abbiamo avuto gente del calibro del Ministro Cilibrizzi, del costruttore Paterno, degli uomini di cultura aviglianesi, del Parlamentare Marcantonio o del Giudice costituzionale Suozzi o ancora del mitico Rocco Petrone. O ancora del mecenate moderno Donato Curcio o del grande fotografo dei Vip RonGalella,  ma abbiamo avuto anche gente che ha lavorato duro, non si è arricchita, ha sofferto e patito non appena arrivata ad Ellis Island oppure finita per via delle agenzie di lavoro, in Sudamerica in terre più derelitte e dimenticate di quelle che avevano lasciato. Pensate alla storia di Felicia Muscio da Oppido Lucano. Potrei raccontarvi per ore le storie raccontate al Museo di Lagopesole o che abbiamo toccato con mano in Argentina, Venezuela, nelle miniere del Belgio, a Panama. Ma ovunque, ecco il monito, ecco il senso della rete solidale, il filo che unisce i lucani ha tenuto insieme anche la solidarietà tra chi ha avuto più fortuna e chi meno. E cosi l’anima dell’imprenditore è diventata accoglienza, opportunità lavorative per gli stessi corregionali. Ha funzionato da casa delle opportunità. Il monito è per le nuove generazioni di migranti. Mai dimenticare le origini e tenere vivo questo filo recuperando quelle terze e quarte generazioni che in fondo vivono distrattamente le attività delle nostre associazioni» .

Il grande fotografo Ron Galella (origini di Muro Lucano) e Luigi Scaglione

Il mondo è in piena pandemia, e sta cambiando tutto dalla società all’economia, alle abitudini ai rapporti umani. Ora la rete dei lucani, legata da rapporti ancestrali può essere una opportunità o un nostalgico retaggio?

«Non ci sono ricette miracolose. L’ho verificato nel coordinare le altre Consulte regionali in seno al Consiglio Generale degli Italiani all’Estero. La difficoltà di tenere in piedi la rete è comune a tutte le altre grandi regioni segnate dall’emigrazione. E’ questo il tempo di guardare alla esperienza degli Sportelli Basilicata come ad un modello di nuovo associazionismo motivato. Una strada che il Governo regionale lucano dovrebbe seguire visto il lavoro di base fatto dal suo ufficio Internazionalizzazione, dalla rete degli Sportelli e dalla modalità organizzativa che prescinde da quella solamente associativa. Che oggettivamente segna il passo».

Turismo, un settore che sarà colpito duramente. Lei ha parlato di “turismo di ritorno”, turismo delle radici. Sono solo slogan?

«No , anzi, proprio questo è uno dei settori sui quali a livello nazionale e su input del Ministero degli Affari Esteri e della sua Direzione Generale degli Italiani all’estero, ha visto il CGIE protagonista di un protocollo operativo con l’Enit. Ne parleremo tra l’altro a breve in una video conferenza. Il turismo lucano non può prescindere dai tanti lucani che vivono nelle altre regioni italiane e da quelli europei che negli anni scorsi hanno avviato flussi organizzati di presenze. Dalla Svizzera (Zurigo, Whintertour), alla Germania (Stoccarda, Monaco, Berlino), al Belgio (Maassmechelen) e con i loro gemellaggi e visite organizzate per ripartire e poi da Sudamerica e Australia. La misura di un sostegno economico ai flussi turistici degli emigranti, altre regioni la stanno già programmando. Penso alla vicina Puglia o al Veneto ed all’Abruzzo. Farci sfuggire questa opportunità per i nostri luoghi di mare, di cultura, di territori montani e lacustri, sarebbe un peccato. Ripartiamo da qui. Devo aggiungere una cosa. Ho sentito con piacere che qualche novello interlocutore parla anche di Reddito di Emergenza per gli Italiani all’estero e di Turismo di ritorno, almeno ascolta i buoni consigli e le idee che stiamo promuovendo».

Con il sindaco Bill de Blasio ( origini di Grassano) a New York

Domanda finale e risposta sincera. Ma ha ancora senso mantenere una Commissione Lucani nel Mondo, un corpo nettamente separato e estraneo dai Lucani in Lucania. Se si abolisse, penso non se ne accorgerebbe nessuno tranne “il notabilato istituzionalizzato”. Oppure andrebbe riformata e trasformata negli obiettivi e finalità. Le dico: io seguo molto gruppi social di originari lucani  di tutto e hanno il desiderio di conoscere, visitare anche di trasferirsi ma è una realtà completamente differente e distante da un organismo autoreferenziale e per me anche più genuina e vitale.

«Bella domanda. E risposta difficile da dare. Il cuore dice che ci sono ancora energie inespresse nella rete associativa che una specifica Commissione regionale non è in grado di interpretare se non hai dentro quel sentire comune e quella conoscenza di cui parlavamo all’inizio. E su questo sono molto preoccupato della tenuta anche perché le risorse sono sempre più limitate e le sensibilità condizionate dai retro pensieri. Ma una nuova prospettiva è già segnata proprio con le attività non istituzionali capaci di offrire servizi e garantire una nuova ricerca di comuni origini per far veicolare il marchio Basilicata. E prima o poi dovremo dedicarci a censire i nostri giovani lucani in giro in Italia e nel Mondo esaltandone i loro successi e costruendo anche qui una rete fatta di nuove opportunità da riversare sul nostro territorio. Pensare per esempio ai 130 mila lucani iscritti all’Aire e ai tanti altri che ancora non lo hanno fatto. Questa la necessaria riforma e la ricerca continua.  Ma consentimi però di dire grazie a tutti questi volontari presidenti di storiche associazioni di lucani nel Mondo ed in Italia che in tanti anni hanno saputo mostrare e tenere in vita il nome di una Regione spesso sconosciuta ai più e che Matera 2019 ha permesso per certi versi di sdoganare. Loro sono stati i temerari della lucanità da cui partire per una nuova sfida fatta di conoscenze del territorio, promozione e commercializzazione. W i Lucani nel Mondo».

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