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BARDI VEDE IL BLUFF DELLA LEGA

Forza Italia e Bardi tengono in pugno gli alleati: nessuna difesa a Cicala, sfumano i sogni di Pepe e Quarto deve abbozzare

LE MINACCE DELLA LEGA, CALMATE CON UN OSSICINO: FORZA ITALIA GIGANTEGGIA  All’imitazione culturale del potere politico da parte della Lega lucana, il governatore Bardi ha risposto con la pesante concretezza di una finezza leggera. Che il pallino della crisi del centrodestra lucano, anche dopo l’infruttuoso ringhiare del deputato “ragazzino” inviato dal leader Salvini in Basilicata, fosse ancora, e se possibile anche in misura maggiore rispetto al pre discesa di Crippa, nelle mani di Forza Italia era abbastanza chiaro. Che però, parimenti, al governatore Bardi sarebbe bastata, per liberarsi e liberare il partito dall’accerchiamento della Lega, una piuma come freccia, contro i cannoni del Carroccio, se non inimmaginabile, dato il livello di esasperazione dello scontro, era comunque ipotesi molto improbabile. Invece è andata proprio così.La “piuma” in questione corrisponde alla denominazione di delega alla forestazione.Il “titolo tossico” è stato ceduto alla Lega, in favore dell’amante del taglio dei boschi, nota la sua prolissa azione amministrativa per regolamentare la materia: l’assessore regionale Francesco Fanelli. Il quale è, per l’appunto, assessore alle Politiche agricole e forestali. Un contentino se non superfluo, qualcosa che di molto gli si avvicina.Era strano, tutt’al più, che la delega non fosse già in capo a Fanelli ab origine.L’Ufficio foreste ha competenze su caccia e pesca e si occupa della gestione delle attività inerenti, mentre la forestazione è una sub delega che riguarda il progetto sui forestali, oltre 4mila, che gestisce il Consorzio di Bonifica.La Lega urlava e sbraitava contro Bardi e Forza Italia, e il governatore l’ha messa a tacere con un contentino.

ADDIO SOGNI DI GLORIA PER PEPE: NIENTE ELEZIONI SUBITO, L’ASCESA DEI CICALA’S NON SARÀ ARRESTATA  Chissà se ora, appresa la notizia sul come è andato a finire lo scontro lucano interno al centrodestra, Salvini non si sia caduto in quello che, proprio in riferimento agli autoctoni della Basilicata, è stato antropologicamente definito immobilismo da stupore catatonico.Il ritorno al voto era verosimilmente un onere troppo rischioso per la Lega, anche se all’interno del partito c’è chi ci sperava tra i rimasti fuori nonostante l’ampio vento a favore alle regionali dell’anno scorso, e soprattutto chi di incarichi ne ha abbastanza come Pasquale Pepe, addirittura tre (Commissario provinciale ad Avellino, Senatore e Sindaco di Tolve), ma è preoccupato dall’ascesa sempre più veloce al partito dei Cicala’s. L’eventualità di tornare a votare all’SS (Sindaco Senatore) non sarebbe dispiaciuta. lo sanno anche le pietre che fino all’ultimo aveva provato a occupare lo scranno oggi appannaggio del Generale, certamente con il voto anticipato avrebbe potuto riprovarci. Ad ogni modo che con una delega del genere, tra l’altro per la Lega insidiosa date le criticità in essere con l’Amministratore unico del Consorzio di bonifica della Basilicata, Giuseppe Musacchio, suonasse il gong finale, ai più navigati del Carroccio lucano non può che lasciare l’amaro in bocca. BARDI VEDE IL RILANCIO BLUFF DI CICALA DOPO LA MANCATA SOLIDARIETÀ, IL NULLA DI FATTO E DOPO L’ATTACCO DI FI DOVREBBE SOLO SEGUIRE IL SUO EX DG AGOSTINO: DIMETTERSI Al rilancio del presidente del Consiglio regionale, Carmine Cicala, che sembrava avere quasi la potenza di fuoco, ad un certo punto dello scontro, per vincere su entrambi, Bardi e Forza Italia da un lato, gli interni che cercavano la pace separata dall’altra, è bastato, al governatore, rispondere con “vedo”. E il bluff, al girate le carte del croupier, è emerso in tutta la sua evidenza.Alle richieste di chiarimenti sulle reali dimissioni dell’ex Dg del Consiglio, Arturo Agostino, con contestuale richiesta di bloccare la nomina già fatta del successore, Emilio Libutti, la Lega aveva risposto chiedendo il ritiro delle deleghe agli assessori azzurri, ad un tratto sembra finanche si potesse arrivare all’azzeramento di Giunta. Non c’era bisogno che il Carroccio lucano si prodigasse nell’assalto contro Forza Italia per l’attacco al “Re” Cicala, se l’obiettivo era il minimo edittale: avere una delega che già normalmente come da prassi sarebbe toccata all’assessorato retto da Fanelli, politiche agricole e forestali.Tra l’altro, in questo primo anno di nuova legislatura regionale, già vari i “Bardi non si tocca” quando è stato il governatore ad essere frontalmente attaccato, mentre per il “Re” Cicala, nessuno ha gridato alla lesa maestà. La Lega, pur al termine di riunioni fiume e con tanto di richiesta da parte del Presidente del Consiglio, non e’riuscita nemmeno a mettere giù due righe di comunicato in difesa di Cicala, che, nonostante ciò, non avendo preso appunti dalla vicenda Agostino, potrebbe o dovrebbe valutare le dimissioni, ma non lo farà. Sfiduciato da Forza Italia, non ha il massimo favore neanche all’interno del suo partito, o almeno tra i colleghi lucani, ma tant’è.

LA FINTA PACE DI BARDI CON IL “SUO” CONSIGLIERE QUARTO Anche sull’altro versante della coalizione, difficile non notare come tra Bardi e l’unico consigliere regionale eletto nella lista del presidente, Piergiorgio Quarto, i rapporti siano formalmente buoni, tecnicamente non idilliaci. Proprio da Quarto i complimenti al solo Bardi, con ciò intendendo una sottile e latente aggressione a Fanelli, nemmeno troppo velata con quel “basta slogan” sulla operatività riguardo l’agricoltura. In tutta risposta a Quarto, il governatore cede la delega principe che riguarda l’area di provenienza del consigliere materano, la forestazione gestita dal Consorzio di Bonifica partecipato a maggioranza dalla Coldiretti, in favore proprio del leghista… altro che sottosegretariato. Dopo l’intervento di dissenso sulla Sanità, per lo sgambetto difensivo sulla causa SperaBarresi, l’armonia di intenti tra i due, Bardi e Quarto, appare sempre più limitata al solo “a favor dell’opinione pubblica”

Ferdinando Moliterni

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