BasilicataCronaca

BASILICATA, REGISTRO TUMORI: PROGETTO ULTIMATO

Atlante oncologico, dopo 2 anni di ritardi e proroghe il Crob ce l’ha fatta

Nella Basilicata di trivelle e petrolio il registro tumori 2.0 che consente la geovisualizzazione dei dati su mappa e l’effettuazione di analisi spaziali con la divulgazione dei dati stessi finalmente c’è. Dopo due anni di ritardi e proroghe su proroghe, una buona notizia: l’Irccs Crob di Rionero ha completato l’Atlante Oncologico della Basilicata. Il progetto stimato da 236 mila euro e quasi interamente finanziato con soldi pubblici che la Regione ha prelevato dai fondi europei 2007-2013 per girarli nelle casse del Crob, doveva essere pronto già dal dicembre 2017. Dopo due Direttori generali, Cugno, che ottenne il finanziamento dall’ex governatore Pittella, e Bochicchio, dimessosi l’agosto scorso, ad apporre la parola fine la Dg facente funzioni Cristiana Mecca. Superato l’ultimo intoppo che bloccava la conclusione del progetto: «L’attribuzione di coordinate geografiche agli indirizzi delle contrade del comune di Potenza». La funzione di base dell’Atlante oncologico della Basilicata è quella di registrare tutti i nuovi casi di cancro in una popolazione definita. Tutti i Comuni lucani sono stati mappati. L’attività principale, invece, è quella di generare statistiche sull’incidenza del cancro in base alla sede e all’istologia. Sopravvivenza e prevalenza sono tassi derivati che il registro produce quando ha una sufficiente serie storica di registrazione. Tra le analisi consentibili lo studio delle relazioni fra cancro Dal Crob insieme alla consegna dell’Atlante oncologico della Basilicata, una raccomandazione: «I comuni in primo luogo, la Regione, insieme a tutti gli stakeholder, dovranno farsi parte attiva nel completamento e nell’aggiornamento delle informazioni geografiche che questa attività ha reso disponibili». Infine un’ultima annotazione. I conti dell’ex governatore Pittella e dell’ex Dg Cugno sono apparsi molto pompati. Secondo i calcoli della facente funzioni Mecca, il Crob ha speso poco più che 66mila euro. L’utilizzo di programmi open source e l’acquisizione di database già disponibili in Regione così come l’utilizzo di competenze specifiche disponibili nel Crob e negli Uffici regionali ha permesso «una riduzione dei costi previsti».

Ferdinando Moliterni

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