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Tsunami Nicola Gratteri, rasa al suolo la ‘ndrangheta vibonese: 334 misure cautelari, in 73 finiscono agli arresti domiciliari

L’operazione ha consentito di individuare e disarticolare gli assetti della ‘ndrangheta vibonese in tutto il territorio nazionale e all’estero facendo emergere cointeressenze con personaggi del mondo politico e dell’imprenditoria. Sono stati documentati summit di ‘ndrangheta finalizzati al conferimento di promozioni e di incarichi ad affiliati di rilievo. Acquisendo elementi di riscontro in merito alle formule rituali utilizzate dai sodali per l’assegnazione del grado di “trequartino”

Tsunami giudiziario nel Vibonese, in 73 finiscono agli arresti domiciliari

BELLA GIORNATA La Procura antimafia di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, disarticola in un colpo solo tutti i clan del Vibonese, scoprendo affari e legami con la politica

Tsunami Gratteri a Vibo: arrestati boss, politici, imprenditori e avvocati

Nomi “eccellenti” tra i 416 indagati della colossale inchiesta della Dda di Catanzaro.

Coinvolti l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino e il sindaco di Pizzo Gianluca Callipo

Tsunami Gratteri, rasa al suolo la ‘ndrangheta vibonese: 334 misure cautelari

Boss, gregari, semplici affiliati ma anche politici, imprenditori e avvocati. C’è di tutto nella maxi inchiesta che ha disarticolato i principali clan della provincia di Vibo Valentia con in testa i Mancuso di Limbadi. Ci sono i vertici della ‘ndrangheta vibonese smantellata pezzo per pezzo da Nicola Gratteri e dai Carabinieri e ci sono anche politici, imprenditori e avvocati.

Tsunami Gratteri, nella rete della Dda di Catanzaro finisce il noto penalista Pittelli

Indagati “eccellenti”. Tra gli arrestati figura infatti l’ex parlamentare e noto penalista di Catanzaro Giancarlo Pittelli, già coinvolto in passato nell’inchiesta Poseidone. Non è l’unico arresto “eccellente”. Tra i 416 indagati figurano altri nomi di spicco: l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino, il sindaco di Pizzo Gianluca Callipo, l’ex consigliere comunale di Vibo Vincenzo De Filippis (ai domiciliari), i comandanti della Polizia municipale di Vibo e Pizzo Filippo Nesci (ai domiciliari) ed Enrico Caria, l’avvocato Francesco Stilo. Complessivamente le misure cautelari riguardano 334 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio ed altri numerosi reati aggravati dalle modalità mafiose.

Tsunami giudiziario nel Vibonese, ecco le 260 persone finite in carcere

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere riguarda 260 indagati, in 70 vanno ai domiciliari e per quattro è stato disposto il divieto di dimora.

Scacco matto ai clan vibonesi.

L’operazione ha consentito di individuare e disarticolare gli assetti della ‘ndrangheta vibonese in tutto il territorio nazionale e all’estero facendo emergere cointeressenze con personaggi del mondo politico e dell’imprenditoria. Sono stati documentati summit di ‘ndrangheta finalizzati al conferimento di promozioni e di incarichi ad affiliati di rilievo. Acquisendo elementi di riscontro in merito alle formule rituali utilizzate dai sodali per l’assegnazione del grado di “trequartino”

Arrestato , Gianluca Callipo sindaco di Pizzo e presidente di Anci Calabria. Il suo nome spicca tra gli arresti eccellenti eseguiti nell’ambito dell’operazione “Rinascita-Scott”, che ha disarticolato tutte le organizzazioni di ‘ndrangheta operanti nel Vibonese e facenti capo alla cosca Mancuso di Limbadi e al clan Lo Bianco-Barba.

Gianluca Callipo, sindaco di Pizzo e presidente di Anci Calabria

Colpite le principali famiglie di ‘ndrangheta del Vibonese: i Mancuso di Limbadi, i Soriano di Filandari, i Barba e i Pardea di Vibo, i Bonavota di Sant’Onofrio

In carcere è finito il boss Luigi Mancuso, ritenuto il capo dei capi della ‘ndrangheta vibonese

Nel lungo elenco figurano il boss di Tropea Antonio La Rosa, alias “Ciondolino” e Francesco La Rosa di Tropea, detto “U Bimbu”, il presunto boss di Zungri Giuseppe Accorinti, esponenti delle “nuove leve” di Vibo come Mommo Macrì, Domenico e Giuseppe Camillò, Domenico e Giuseppe Tomaino, Vincenzo Mantella, Loris e Giuseppe Palmisano, esponenti di primo piano dei Barba e dei Pardea come, ad esempio, Nicola, Franco e Bruno Barba, Antonio Francesco Pardea e, ancora, Carmelo e Giovanni D’Andrea, Giovanni Giamborino di Piscopio, Antonio Vacatello di Vibo Marina, il presunto reggente del clan Bonavota Domenico Cugliari, alias “Micu i mela” con la cognata Orsola Ventrice e il figlio Giuseppe, Michele e Salvatore Bonavota, Domenico Febbraro di Sant’Onofrio, Giovanni Franzè di Stefanaconi, Michelangelo Barbieri di Pannaconi, Graziella Silipigni e Rosetta Lopreiato di Filandari (moglie del boss Leone Soriano), Antonio Prestia di San Calogero, Pasquale e Francesco Gallone di Nicotera. Con loro anche Michele Scrugli di Vibo, Luigi Vitrò e Caterina Pettinato. Tra gli imprenditori risultano coinvolti Gianfranco Ferrante, Vincenzo Renda, Antonio Lopez, Mario Artusa e Orazio Lo Bianco tutti di Vibo, Francesco e Carmelita Isolabella di Pizzo Calabro, Daniele Pulitano.

Ai domiciliari anche l’attuale consigliere comunale del Partito democratico Alfredo Lo Bianco

Ed inoltre, Domenico Anello di Curinga, Vittoria Artusa, detta Mirella, di Vibo, Francesco Bonavena di Pannaconi, Giulio Calabretta, Giuseppe Calabretta, Francesco Cirianni, Maria Teresa Cugliari, Giuseppe Cuomo, Salvatore Delfino, Fabio De Gaetano, Nicola De Gaetano, Giuseppina De Luca, Daniela De Marco, Taneva Dimitrova, Matteo Famà, Rosa Figliano, Luigi Fortuna (cl. ’66), Antonio Fuoco, Ornella Galeano, Benedetta Giamborino di Piscopio, Rosa Giamborino di Piscopio, Pietro Giamborino di Piscopio, Salvatore Giamborino di Piscopio, Emanuela Gradia, Luigi Incarnato, Carmelita Isolabella, Giuseppe La Piana, Antonio La Tassa, Nazzareno La Tassa, Mirko Lagrotteria, Salvatore Malara, Giuseppe Mandaradoni, Salvatore Mandaradoni, Vincenzo Mazzitelli, Francesca Mazzotta Mariangela Mazzotta, Vincenzo Menniti, Vincenzo Millitari, Francesco Murmora, Antonella Naso, Domenico Ubaldo Naso, Gregorio Naso, Maria Teresa Naso, Francesco Naso,   Francesco Giuseppe Niglia di Briatico, Caterina Pettinato, Filippo Polistena di Vibo Valentia,Giovanna Profiti, Vincenzo Pugliese Carchedi di Vibo, Diana Pugliese, Tommaso Pugliese, Paola Rella, Angelo Restuccia, Pasqualina Rito, Francesco Ruffa, Giuseppe Salamò, Giuseppe Serratore, Rosa Serratore, Gaetano Staropoli, Michele Staropoli, Cristian Surace, Ilenia Tripolino, Francesco Valenti, Orsola Ventrice, Cristian Vallone, Olga Vallone, Concetta Vozza, Daniel Zinnà

‘Ndrangheta, maxi blitz dei carabinieri: tra gli oltre 300 arrestati politici, imprenditori e boss

#OperazioneRinascita
‘Ndrangheta, maxi blitz contro le cosche: oltre #300arresti tra #boss #politici e #imprenditori
Sequestrati beni per #15milioniEuro
Disarticolati i clan del Vibonese in Italia e all’estero.
Le accuse variano tra gli arrestati, da associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni fino al riciclaggio ed altri numerosi reati aggravati dalle modalità mafiose.
Nel vibonese, la malapianta della ‘ndrangheta è stata strappata dalla radice.
Sono 334 i capi, gregari, affiliati e uomini a disposizione del clan Mancuso di Limbadi e delle famiglie ad esso collegate, arrestati su richiesta della procura antimafia di Catanzaro, diretta da #NicolaGratteri
In 260 sono finiti in carcere, 70 ai domiciliari.

Nel vibonese, la malapianta della ‘ndrangheta è stata strappata dalla radice. Sono 334 i capi, gregari, affiliati e uomini a disposizione del clan Mancuso di Limbadi e delle famiglie ad esso collegate, arrestati su richiesta della procura antimafia di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri. In 260 sono finiti in carcere, 70 ai domiciliari.

Altri 82 sono finiti sotto inchiesta per un totale di 416 persone coinvolte nel maxiblitz. Fra gli arrestati c’è anche un ex parlamentare di Forza Italia, l’avvocato Giancarlo Pittelli, più altri legali fra cui Francesco Stilo, di recente noto alle cronache come difensore del titolare dell’assegno da 100milioni di euro, beccato alla frontiera con la Svizzera. È stato invece disposto il divieto di dimora per un altro ex parlamentare ed ex consigliere regionale, Nicola Adamo, di centrosinistra, accusato di concorso esterno in associazione mafioso. Ai domiciliari è invece finito il consulente del governatore Mario Oliverio ed ex commissario liquidatore di Sorical, l’azienda che gestisce l’erogazione dell’acqua in Calabria, Luigi Incarnato, numero uno dei socialisti locali. Risulta invece allo stato irreperibile l’ex comandante del reparto operativo dei carabinieri di Catanzaro, Giorgio Naselli.

In manette è finito anche il sindaco di Vibo Pizzo e presidente dell’Anci regionale, Gianluca Callipo, (omonimo ma non relazionato al candidato del centrosinistra per le regionali)

L’ex consigliere regionale Pietro Giamborino, poi passato alle dipendenze della struttura di Nicola Adamo, mentre è ai domiciliari e Vincenzo De Filippis, esponente dell’Msi, poi in Alleanza Nazionale, ex assessore comunale all’Ambiente di Vibo, come il comandante della polizia municipale di Vibo Valentia Filippo Nesci, mentre va in carcere Danilo Tripodi, impiegato del Tribunale di Vibo Valentia, più una serie di professionisti. Coinvolti anche noti imprenditori come Antonio Prestia, titolare di una nota ditta di costruzioni, Gianfranco Ferrante del settore ristorazione, Mario Artusa del settore abbigliamento, Francesco e Carmelita Isolabella di Pizzo Calabro.

Travolti dall’inchiesta “Rinascita- Scott” anche boss di storici casati di ‘ndrangheta. Fra loro c’è anche il patriarca Luigi Mancuso, fin dagli anni Novanta autorizzato a parlare in nome e per conto dell’élite della famiglie calabresi.
“Questa è un’indagine seria, concreta, fondata – dice il procuratore, che ha seguito da vicino le operazioni di questa notte – ho iniziato a lavorarci dal primo giorno in cui ho messo piede a Catanzaro”. L’inchiesta ha permesso di far emergere le cointeressenze dei clan con personaggi del mondo politico e dell’imprenditoria, ma ha permesso anche di documentare summit, riunioni e incontri fra boss e affiliati.

Nel corso delle indagini è stato trovato anche un pizzino che per la prima volta documenta la formula con cui viene conferito il “tre quartino” uno dei più alti gradi di ‘ndrangheta. Oltre 2500 uomini del Ros dei carabinieri e del comando provinciale di Vibo Valentia sono entrati in azione in contemporanea in Calabria, ma anche nel resto delle regioni d’Italia in cui la ‘ndrangheta vibonese si è ramificata. Supportati anche da unità del Gis, del Reggimento Paracadutisti, degli Squadroni Eliportati Cacciatori, dei reparti mobili, da mezzi aerei e unità cinofile, gli uomini del Ros hanno fatto scattare le manette in Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Puglia, Campania e Basilicata, ma anche all’estero in Germania, Svizzera e Bulgaria in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria di Catanzaro. Contestualmente all’ordinanza di custodia cautelare, i militari dell’Arma stanno notificando anche un provvedimento di sequestro beni per un valore di circa 15 milioni di euro.

Per tutti gli arrestati, le accuse a vario titolo sono di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio ed altri numerosi reati aggravati dalle modalità mafiose. Per sistematizzarle e riportarle ci sono volute 250 pagine della monumentale ordinanza di custodia cautelare, lunga oltre 13500 pagine, con cui la procura antimafia di Catanzaro ha ricostruito la storia criminale, i rapporti, le relazioni e gli affari della ‘ndrangheta vibonese. Oltre 5milioni di fogli di carta, stampati altrove per ragioni di sicurezza e portati giù con diversi camion blindati per essere consegnati agli arrestati.

Gratteri: «Smontiamo la Calabria come i Lego». Il blitz anticipato di 24 ore per la fuga di notizie

Il magistrato ha rivelato che l’operazione Rinascita-Scott che ha portato all’arresto di oltre 300 persone è stata anticipata di 24 ore a causa di una fuga di notizie che aveva messo in allerta gli indagati a rischio manette. «Stavamo impazzendo, ma siamo riusciti ad anticipare»

La conferenza stampa di Gratteri

«Il blitz era programmato per la notte tra giovedì e venerdì, ma una fuga di notizie ci ha fatto impazzire: rischiavamo di perdere tutto e abbiamo deciso di anticipare l’operazione di 24 ore».

Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri esprime tutta la tensione che ha preceduto il maxi blitz di questa notte che è costato l’arresto a 334 persone, per un totale di 416 indagati (per i nomi CLICCA QUI).

«Oggi è giornata storica e non solo per la Calabria – ha detto Gratteri aprendo la conferenza stampa di questa mattina -. È il mio pensiero, che ho dedicato più di 30 anni del mio lavoro a questa terra. Tutto è partito dal 16 maggio 2016, giorno in cui mi sono insediato. Era importante avere un’idea una strategia, un sogno, una rivoluzione. Ho pensato questo il giorno del mio insediamento: smontare la Calabria come un Lego e poi rimontarla piano piano. Era necessario fare sinergia, mettere a frutto l’intelligenza e la professionalità dei miei ragazzi, tutti magistrati giovani e straordinari».

I dettagli del blitz anti ‘ndrangheta

Il magistrato, dunque, ha rimarcato come l’operazione Rinascita-Scott sia il frutto di lavoro portato avanti da anni «Il 16 maggio 2016 – ha raccontato – qui non avevano gli occhi per piangere ma io ci ho creduto. La mattina del 17 maggio eravamo già ad interrogare Mantella. Avevo bisogno di grandi investigatori, quelli che oggi mi circondano. È intervenuto il Ros: grandi uomini, specialisti. Oltre metà del Ros dedicata a questa indagine».

L’operazione anticipata per una fuga di notizie

Poi è tornato sulle continue fughe di notizie, che – ha detto – «ci hanno “ballare” per un anno». «L’Operazione doveva avvenire domani mattina e molti degli arrestati lo sapevano. Ieri sera siamo impazziti: anticipare l’azione programmata di 3mila carabinieri non è cosa facile, non eravamo pronti. Ma grazie a tutti gli uomini in campo è stato possibile anticipare tutto»

Arresti nel Vibonese, Nicola Gratteri in conferenza stampa: «Giornata storica»

Il procuratore capo della Dda di Catanzaro commenta la maxi operazione contro la ‘ndragheta: «Molti indagati sapevano delle indagini, li abbiamo arrestati in treno»

«Oggi è giornata storica e non solo per la Calabria. È il mio pensiero, che ho dedicato più di 30 anni del mio lavoro a questa terra. Tutto è partito dal 16 maggio 2016, giorno in cui mi sono insediato, era importante avere un’idea una strategia, un sogno, una rivoluzione». A parlare è Nicola Gratteri, procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nel corso della conferenza stampa sulla maxi-operazione antimafia “Rinascita-Scott” che ha disarticolato le cosche del Vibonese, investendo anche la politica e l’imprenditoria locale, con oltre 330 misure cautelari e 416 indagati. «Ho pensato questo – ha aggiunto Gratteri – il giorno del mio insediamento: di smontare la Calabria come un Lego e poi rimontarla piano piano. Era necessario fare sinergia, mettere a frutto l’intelligenza e la professionalità dei miei ragazzi, tutti magistrati giovani e straordinari. Il 16 maggio 2016 qui non avevano gli occhi per piangere ma io ci ho creduto – ha detto – . La mattina del 17 maggio eravamo ad interrogare Mantella. Poi il lavoro cresceva sempre più e quindi da subito hanno partecipato De Bernardo, Fustaci, Mancuso. Ognuno con grande entusiasmo e professionalità. Avevo bisogno di grandi investigatori. L’indagine è partita con i carabinieri territoriali, poi è diventata importante, è intervenuto il Ros, grandi uomini, specialisti. Oltre metà del Ros si è dedicata a questa indagine. Non è stata una passeggiata, è stato difficile contenere la fuga di notizie che ci hanno fatto “ballare” per un anno. Operazione doveva avvenire domani mattina, molti degli arrestati sapevano domani mattina. Ieri sera siamo impazziti per anticipare 3mila carabinieri, non eravamo pronti ma grazie a tutti gli uomini in campo è stato possibile anticipare tutto. Avevamo paura perché sapevano che l’operazione sarebbe stata domani, alcuni li abbiamo arrestati sul treno»

Arrestato anche il comandante dei Carabinieri insieme al sindaco e Presidente dell’Anci

E’ un vero e proprio terremoto l’operazione contro la ‘Ndrangheta scattata in mezza Europa all’alba.

Oltre all’ex parlamentare di Forza Italia, l’avvocato Giancarlo Pittelli, accusato di associazione mafiosa, tra gli arrestati nell’operazione “Rinascita-Scott”, c’è il sindaco di Pizzo e presidente di Anci Calabria Gianluca Callipo, del Pd, l’ex consigliere regionale del Pd Pietro Giamborino (ai domiciliari) e il segretario del Psi calabrese Luigi Incarnato (domiciliari).

Il gip ha imposto il divieto di dimora in Calabria per l’ex parlamentare ed ex assessore regionale del Pd Nicola Adamo, indagato per traffico di influenze.

Tra gli arrestati c’è anche l’ex comandante del reparto operativo dei carabinieri di Catanzaro Giorgio Naselli, adesso comandante provinciale a Teramo

 

Dice il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri che sintetizza così la portata dell’operazione che ha portato a 334 arresti tra i quali politici, avvocati, commercialisti e massoni :

“E’ la più grande operazione dopo il maxi processo di Palermo”

“Abbiamo disarticolato completamente le cosche della provincia di Vibo ma ha interessato tutte le regioni d’Italia, dalle Alpi alla Sicilia. Nell’ordinanza ci sono 250 pagine di capi di imputazione. E’ stato un grande lavoro di squadra fatto dai carabinieri del Ros centrale, di quello di Catanzaro, e del Comando provinciale di Vibo Valentia. Alla fase esecutiva dell’operazione hanno preso parte circa 3000 militari con tutte le specialità, dal Gis al Tuscania ai Cacciatori, tutte le sezioni Ros d’Italia e tutti i carabinieri della Calabria”

Solo pochi giorni fa, il neoprocuratore di Vibo che si è insediato ieri Camillo Falvo, salutando i colleghi della Procura di Catanzaro – dove per la Dda seguiva l’area di Vibo – aveva detto

“ora o mai più”
“Se era un riferimento a oggi? Anche” ha detto Gratteri

COMMENTI A CALDO :

Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare Antimafia :

 “Stanotte lo Stato ha dimostrato ancora una volta tutta la sua capacità di reazione dispiegando uomini e mezzi per un attacco frontale. Da oggi in Calabria si respira un’aria migliore, un’aria che ha il sapore di libertà. Queste continue operazioni devono farci comprendere la potenza di fuoco e di penetrazione delle mafie e quindi la lotta alla criminalità organizzata deve essere il primo punto dell’agenda politica. Non basta un applauso al momento degli arresti ma c’è bisogno di sostegno concreto e continuo per le necessità delle forze dell’ordine e della magistratura. Dall’altra parte tutti noi cittadini dobbiamo avere fiducia nelle capacità di contrasto delle Istituzioni contro le mafie. Ma le Istituzioni vanno protette e rispettate e non abbandonate per mere beghe di partito. Oggi è una bella giornata per chi ha a cuore la legalità”

Tsunami giudiziario nel Vibonese, in 73 finiscono agli arresti domiciliari

 

Il Procuratore NICOLA GRATTERI con il Sindaco di Rubiera EMANUELE CAVALLARO
Emanuele Cavallaro

Il procuratore Gratteri la tocca piano. Stamattina 2500 carabinieri hanno arrestato 334 persone. Si legge che per sicurezza le 13500 pagine degli atti giudiziari necessari siano state stampate altrove e portate giù con dei camion blindati. Ndranghetisti e amici colletti bianchi, politici, avvocati. Venti giorni fa il dottor Gratteri era a #Rubiera: abbiamo presentato il suo ultimo libro. Ma in questo caso pure il film è decisamente bello. C’è una Italia di cui essere orgogliosi.

Quando da bambino mi chiedevano:”chi sono i tuoi idoli?” la mia risposta mi riportava sempre alla stessa persona, alla stessa figura di Calabrese e uomo per bene com’è il Dottor Gratteri.

L’operazione di questa notte che, sotto le feste, rende più pulita la mia regione natia dalla macchia che sporca e infanga tutto il nostro paese e non solo, mi conferma le scelte che ho fatto e continuo a fare. Sempre al fianco del Dottor Nicola Gratteri per la legalità e grazie infinite agli uomini e alle donne delle forze dell’ordine che ogni giorno rischiano la vita per rendere un po’ più sana e pulita questa terra.

Negli arresti di oggi in #Calabria leggo di fatti e persone che furono anche oggetto di alcune delicatissime inchieste di cui ero titolare quale PM presso la Procura della Repubblica di #Catanzaro, negli stessi uffici oggi diretti dal Procuratore #Gratteri.

Il mio Procuratore della Repubblica nel 2007, Mariano #Lombardi, mi revocò l’inchiesta Poseidone quando notificai un’informazione di garanzia all’Avvocato Pittelli, che all’epoca dei fatti era Parlamentare e coordinatore regionale di Forza Italia.

L’Avvocato Pittelli era amico del Procuratore, era stato il suo avvocato, e pochi mesi prima aveva assunto nella società a lui riconducibile, il figlio della moglie del Procuratore.

L’inchiesta #Poseidone stava portando alla richiesta di misure cautelari per fatti gravissimi che riguardavano illeciti nella gestione di fiumi di denaro pubblico destinati, in particolare, alla depurazione delle acque ed al settore ambientale.

Nell’ottobre dello stesso anno, mentre mi accingevo a scrivere le misure cautelari, mi fu avocata illecitamente anche l’inchiesta Why Not, in cui erano indagati, tra i tanti, sia Pittelli che Nicola #Adamo, all’epoca dei fatti segretario regionale dei DS.

Nell’inchiesta #WhyNot avevamo individuato un sistema criminale che vedeva coinvolte persone delle istituzioni, politici, imprenditori, professionisti.

In entrambe le indagini un ruolo fondamentale fu assunto dalle massonerie deviate

Le indagini mi sono state sottratte da magistrati ed il Consiglio Superiore della Magistratura invece di tutelare chi indagava su corruzioni e criminalità organizzata, mi tolse le funzioni di pubblico ministero e mi trasferì per incompatibilità ambientale, con un procedimento disciplinare rapidissimo e surreale.

Ero incompatibile con un ambiente mafioso che invece si è lasciato operare per dieci anni.

Una vergogna di Stato con mandanti ed esecutori ai vertici delle istituzioni.

Oggi leggo, a distanza di oltre dieci anni, che l’Avvocato #Pittelli è stato tratto in arresto per associazione mafiosa e Nicola Adamo è destinatario della misura cautelare del divieto di dimora.

Avevamo scoperto un sistema criminale devastante e siamo stati fermati da quelli che ci dovevano coprire le spalle. La magistratura negli anni ha accertato la correttezza del mio operato ed ha verificato le attività illecite commesse ai danni miei e dei miei più stretti collaboratori.

Nessuno mai ci restituirà quello che ci è stato scippato. Oggi, però, è un giorno buono.

Lo dedico a quelli che con me non mollarono mai pur pagando un prezzo professionale ed umano devastante.

 

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