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OMICIDIO KATIA TONDI, EMILIO LAVORETANO CONDANNATO A 27 ANNI, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: DELITTO DELLA CAMERA CHIUSA

Il fatto che il Lavoretano si sia limitato a riferire agli operatori che la moglie era “a terra” e non abbia fatto nulla che potesse alterare la scena del crimine ci induce ad inferire che desiderasse mostrare agli inquirenti la scena così com’era, egli, peraltro, ha tentato ripetutamente di convincere l’operatore che era “tutto sotto sopra”, “tutto fuori posto” a causa di un furto

Ursula Franco è medico e criminologo, è allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (una tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari.

È stata consulente dell’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore di Michele Buoninconti; è consulente dell’avvocato Salvatore Verrillo, difensore di Daniel Ciocan; ha fornito una consulenza ai difensori di Stefano Binda dopo la condanna in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Lidia Macchi. Binda, il 24 luglio 2019, è stato assolto per non aver commesso il fatto.

La Franco è consulente di Paolo Foresta, che è difeso dall’avvocato Giovanni Pellacchia.

La Franco ha definito l’omicidio di Katia Tondi, da un punto di vista tecnico:

“un delitto della camera chiusa”

Dottoressa Franco, cosa emerge dall’analisi delle due telefonate di soccorso di Lavoretano?

Grazie alla casistica in tema di telefonate di soccorso sappiamo cosa aspettarci da un chiamante, per questo motivo il materiale d’analisi vero e proprio è ciò che risulta “inaspettato”.

In casi come questo ci aspettiamo che il chiamante sia alterato, insistente e che soprattutto chieda aiuto per la vittima. Ci aspettiamo anche che imprechi e dica parolacce, che non attenda la fine della domanda dell’operatore per esplicitare una richiesta d’aiuto. Non ci aspettiamo invece che il chiamante si perda in superflui convenevoli o che chieda aiuto per sé o che senta il bisogno di collocarsi dalla parte di coloro che vogliono il bene per il soggetto per il quale chiama.

In entrambe le telefonate del Lavoretano sono presenti dei convenevoli (“buonasera”, “Arrivede…”), i convenevoli sono fuori luogo in una telefonata di soccorso ma soprattutto vengono utilizzati di frequente dai soggetti responsabili del reato per ingraziarsi l’operatore.

Peraltro, in presenza di convenevoli, espressioni come “subito” e “Fate presto”, appaiono prodotte, più che dall’urgenza, da una proiezione di un senso di colpa per aver chiamato i soccorsi in ritardo.

L’espressione “per piacere”, che il Lauretano ripete tre volte, ci rivela il suo bisogno di collocarsi dalla parte dei “buoni” al fine di allontanare i sospetti da sé.

Il fatto che il Lavoretano si sia limitato a riferire agli operatori che la moglie era “a terra” e non abbia fatto nulla che potesse alterare la scena del crimine ci induce ad inferire che desiderasse mostrare agli inquirenti la scena così com’era, egli, peraltro, ha tentato ripetutamente di convincere l’operatore che era “tutto sotto sopra”, “tutto fuori posto” a causa di un furto.

Dottoressa Franco, accusa e difesa si sono scontrate soprattutto sull’ora della morte di Katia Tondi, che può dirci?

Per la difesa di Lavoretano, Katia è morta pochi minuti prima che il marito rientrasse in casa, per l’accusa, Katia è morta molto prima. Il contenuto delle due telefonate di soccorso del Lavoretano e ciò che ha dichiarato la vicina di casa dei Lavoretano che per prima soccorse Katia aiutano a far luce sull’orario della morte:

1) Durante le telefonate, il Lavoretano, in due occasioni, ha detto della moglie: “è nera nera” e: “Sta tutta nera… sta, tutta nera sta, è tutta lividita”.

2) In un’intervista, la vicina di casa, Rosaria, ha dichiarato: “E poi onestamente mi accorsi che era morta in quanto teneva le labbra livide e le unghie pure, già erano scure e tutte chiazze per il viso (…) erano blue scure tipo ematoma, diciamo, io non ne capisco di queste cose comunque io le ho notate le labbra livide, nere le teneva”

Pertanto, la donna non poteva essere morta da pochi minuti in quanto il “livor mortis” si manifesta a un’ora dalla morte.

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