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LEGGE AD PERSONAM: RE CICALA HA IL SUO CONTE

Consiglio regionale, alla corte un altro maxi stipendio: ok da Leggieri e Polese


Centrodestra e leggi ad personam: il presidente del Consiglio regionale, Cicala, nel solco della tradizione. Alla corte di “Re” Carmine è tornato il bel tempo: adesso l’organico del monarca è più completo. Il presidente ha anche un Conte. Cronache lucane aveva da mesi allertato la politica regionale, e non solo, di quanto si sarebbe, come è accaduto effettivamente, verificato qualora nessuno avesse posto dei corretti paletti ostativi: la legge ad personam voluta dal monarca per sistemare Nicola Conte. Le indiscrezioni hanno ora il carattere di ufficialità. Il ciambellano ha diramato la bolla e il Dirigente generale D’Agostino ha avuto l’autorizzazione alla sottoscrizione del contratto con il neo acquisto del “Re”, per il quale è stata appositamente cambiata una legge regionale. Le preoccupazioni del presidente del Consiglio regionale si concentravano su due particolari dettagli: l’entità numerica della sua Segreteria particolare, ma soprattutto la quantità economica dello stipendio da elargire ai suoi dello staff. Due le preoccupazioni, altrettante le condizioni, entrambe verificatesi, grazie alle quali raggiungere lo scopo. La prima: intervenire sulla relativa legge regionale del 1998. La seconda: non incontrare la resistenza dei “sudditi”, politicamente intesi. I sudditi, come previsto dal “Re”, hanno fatto i sudditi. Come ormai da prassi insolitamente acquisita a via Verrastro, l’Ufficio di presidenza (Udp) si è espresso «ad unanimità di voti». Le opposizioni, sono nell’Udp oltre a Cicala, Baldassarre (Idea) e Vizziello (FdI), anche Polese (Italia viva) e Leggieri (Movimento 5stelle), invece che controbilanciare gli appetiti del “Re”, puntualmente li rafforzano. Cicala ordina e il pentastellato e il renziano alzano la mano in segno di sia fatta la sua volontà. L’operato dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale della Basilicata è la definizione più adiacente mai verificatasi in Italia per l’espressione “governo delle larghe intese”. A favor di pubblico, i lucani, in Consiglio e dalle stanze di partito fanno vedere anche che battibeccano, si attaccano e simili, ma poi quando Cicala li raduna e chiude la porta della stanza dell’Ufficio di presidenza la scena si ripete sempre identica a sé stessa. Cicala propone e i “cani di Pavlov”, politicamente, Polese e Leggieri alzano la mano: voto favorevole.

LA MODIFICA Punto centrale della legge ad personam fatta da Cicala per Conte sono le “Modifiche ed integrazioni all’art. 3, comma 2 ter della legge regionale del 1998”. I paletti contrattuali e numerici saltano completamente. Per come redatto l’atto dell’Udp, il Presidente del Consiglio regionale dispone di una una Segreteria particolare «la cui consistenza numerica non può eccedere 5 unità di personale». Pre arrivo di Conte ve n’erano soltanto due, per Cicala non sufficienti. Di qui l’attivazione per reclutare personale esterno. Con una frase, la legge ad personam ha demolito il tetto della retribuzione, precisando anche che , per gli esterni, dopo la parola «retribuzione», va inserita la frase « o il corrispettivo». Il presidente Cicala ha sdoganato il lavoro autonomo «anche libero professionale», con, dettaglio non secondario, preciso riferimento all’iscrizione agli albi o collegi professionali. Questa modifica appare, alla luce dello svolgimento dei fatti, predisposta in maniera sartoriale per l’assunzione di Conte. Qualora il contratto avesse previsto il lavoro subordinato, Conte, poichè detiene partita Iva ed è iscritto all’Ordine dei commercialisti, non sarebbe potuto essere stato assunto dal “Re”. Formalmente il Dg Agostino lo ha chiesto a Cicala: voleva che il “Re” specificasse «la tipologia contrattuale che si intende adottare», considerata la scelta tra «a tempo determinato, disciplinato da norme di diritto privato o con rapporto di lavoro autonomo». Opzione, però non rientrante nei piani di Cicala, in quanto per Conte l’unica strada percorribile era obbligatoriamente la seconda. Superato questo step, si arriva al quantum della retribuzione. Sempre dall’Ufficio di presidenza specificano che la legge prevede «una maggiorazione» di salario per «remunerare i particolari obblighi di reperibilità e di disponibilità ad orari disagevoli». Per Nicola Conte, però, la questione è chiara e stridente. In quanto Conte, come a chiare lettere viene specificato nel contratto, «svolgerà l’incarico di cui al presente contratto senza vincolo di subordinazione e di orario». Nella legge regionale di riferimento viene individuato, tra i paletti, quello che il trattamento economico degli esterni non può eccedere quello massimo riconosciuto contrattualmente al personale della Regione Basilicata appartenente alla categoria equivalente «ed in ogni caso non può essere superiore a quello spettante alla categoria “D” posizione economica D6». Cicala, invece, inserisce Nicola Conte nella categoria D, «posizione D7». L’atto del “Re” crea evidenti disparità di trattamento. Lo stipendio mensile di Conte è stato fissato in 3mila e 654 euro lordi mensili. Gli stipendi della categoria D7 si aggirano intorno ai 2mila e 500 euro al mese, mentre Conte guadagnerà poco meno di circa 100 euro rispetto a un dirigente regionale (circa 3mila e 800euro mensili).

CON CONTE UN ALTRO “AMICO” È STATO SISTEMATO In una sorta di eteronimia del suo stesso cognome, Cicala sempre più omen nomen: spendi, spandi, effendi.  Dopo la nomina del vicino di casa a Viggiano, Pierluigi Maulella Barrese, al quale, sempre con l’unanimità dei voti dell’Udp, il “Re” ha conferito l’incarico di coordinamento della Struttura informazione, comunicazione ed eventi del Consiglio regionale, e la vicenda, più che interessante, degli emolumenti record che il “Re” “elargisce” alla sua portavoce, Eleonora De Paolis Foglietta, la corte del Re aumenta. La chicca finale è che il “Re” ha anche dichiarato «urgente», con contestuale entrata in vigore il giorno della pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione, la legge ad personam per l’assunzione di Nicola Conte. Se la legge presenta sospetti dal punti di vista della legittimità, per l’aspetto della legalità, invece, non li presenta: c’è una certezza. La sfera etico politica è assente dall’iter procedurale conclusosi con l’assunzione di Nicola Conte. A valle non si è pensato alla norma, anzi. I riferimenti normativi sono stati posti a monte. Avendo la necessità di assumere Conte, il “Re” ha modificato la legge, forzato sul lavoro autonomo e assegnato un maxi stipendio allo stesso. Il “Re” con la complicità dell’Ufficio di presidenza, ha compiuto il delitto perfetto.

Ferdinando Moliterni

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