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ESCLUSIVA, MORTE DI ANNAMARIA SORRENTINO: LA DIFESA DEPOSITA UNA MEMORIA

“Come ormai sapete, nell’analisi di un interrogatorio, le domande non sono meno importanti delle risposte, ed è proprio l’analisi delle domande che permette di escludere una “contaminazione” da parte di chi interroga. In questo caso il rischio di “contaminazione” è doppio perché le parole del magistrato sono state “tradotte” nella lingua dei segni da un interprete.”

Nel pomeriggio del 16 agosto 2019 Annamaria Sorrentino è caduta dal terrazzo di un appartamento in affitto al secondo piano di una palazzina di Tropea, la ragazza è morta due giorni dopo in un ospedale di Catanzaro. Gli unici testimoni, ovvero i quattro amici e il marito di Annamaria, Paolo Foresta, hanno riferito agli inquirenti che si è trattato di un gesto volontario. Paolo Foresta non è indagato, ma è stato semplicemente sentito in Procura come persona informata sui fatti.

È aperta invece un’indagine per istigazione al suicidio contro ignoti.

Il Collegio difensivo del Foresta è composto dall’avvocato romano Giovanni Pellacchia e dalla criminologa Ursula Franco che da anni si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari.
Avvocato GIOVANNI PELLACCHIA

Questa mattina l’avvocato Pellacchia ha depositato in Procura (Tribunale Penale di Vibo Valentia) una memoria. Ne abbiamo parlato con la criminologa Franco che fa parte del team difensivo di Paolo Foresta.


– Dottoressa Franco, sappiamo che recentemente ha dichiarato a Michela Becchiu di UrbanPost: «È difficile accettare che un familiare si sia tolto la vita, è più facile cercare un capro espiatorio. La verità è che Annamaria Sorrentino si è tolta la vita. il racconto di Paolo Foresta relativo alla caduta è credibile, e sono convinta che Annamaria abbia scavalcato il parapetto e sia poi caduta, così come riferito dal Foresta. Non ho ancora avuto accesso alle dichiarazioni rilasciate in procura dai presenti, pertanto non so esattamente che cosa abbiano visto, ma di sicuro non hanno visto Paolo gettare Annamaria dal terrazzo, né picchiarla, perché così non è stato. La povera Annamaria ha fatto tutto da sola e Paolo non è riuscito a salvarla. È ai fatti e alle dichiarazioni dei presenti che bisogna attenersi, non a ciò che credono o meno i familiari di Annamaria. E’ stato montato un caso sulla base del nulla, non è il primo e non sarà l’ultimo, purtroppo», può rivelarci a grandi linee il contenuto della memoria difensiva?

La nostra memoria difensiva affronta le problematiche relative al superamento dell’ostacolo linguistico nel caso a rilasciare dichiarazioni sia un soggetto sordo. Abbiamo poi trattato il problema della “contaminazione” di un interrogatorio e il tema della rievocazione delle tracce mnestiche.

– Dottoressa Franco, conoscendola, sappiamo quanto lei sia attenta al come viene sentito un soggetto informato sui fatti o un indagato, è facile inferire che le problematiche in caso di sordità siano maggiori, può spiegarci meglio quali sono?

In ambito giuridico, in caso di testimoni o indagati sordi, il superamento dell’ostacolo linguistico avviene attraverso il contributo di un interprete capace di “tradurre” in parole la lingua dei segni e, se da un lato, la traduzione in parole è la realizzazione concreta del diritto all’assistenza linguistica di un sordo, dall’altro, la “traduzione” della lingua dei segni in italiano non rappresenta una “traduzione” alla lettera di ciò che il soggetto sordo intendeva comunicare, ma è invece il frutto di una interpretazione personale di chi “traduce” in parole la lingua dei segni e viceversa, pertanto, quand’anche l’interprete possegga adeguate competenze, il fatto che si debba far affidamento su una sua “interpretazione” non può che rappresentare un limite della garanzia del diritto di un soggetto “sordo” all’assistenza linguistica, limite che occorre valutare con attenzione quando ci si trovi a trarre conclusioni sul contenuto della “traduzione”, in quanto, come già detto in precedenza, la “traduzione” è solo il frutto di un’interpretazione.

– E invece relativamente al rischio di “contaminazione” dell’interrogatorio?

Come ormai sapete, nell’analisi di un interrogatorio, le domande non sono meno importanti delle risposte, ed è proprio l’analisi delle domande che permette di escludere una “contaminazione” da parte di chi interroga. In questo caso il rischio di “contaminazione” è doppio perché le parole del magistrato sono state “tradotte” nella lingua dei segni da un interprete.

– In ultimo, quali problemi possono esserci relativamente alla rievocazione dei contenuti mnestici?

In un soggetto che ha assistito ad uno o più eventi emozionali, si può produrre un’amnesia di fissazione, ovvero si può avere un’alterazione dei processi di registrazione mnestica che consiste nel blocco della memorizzazione a lungo termine che impedisce ai ricordi, fissati inizialmente nella memoria primaria, di imprimersi in quella secondaria. Questa forma di amnesia, definita psicogena, è un sintomo di facile riscontro in soggetti che abbiano subito uno o più eventi emotivamente stressanti in un tempo limitato ed è spesso la causa delle incongruenze presenti nel loro racconto.

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