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TELESETTELAGHI, INTERVISTA A STEFANO BINDA: LA VIOLENZA È CHE NON SI ASCOLTI

È stata un’intervista eccezionale e questo grazie anche all’ottima Monica Terzaghi. Peraltro, la Terzaghi si è sempre detta convinta dell’innocenza di Stefano Binda. Trovo interessante che Binda abbia detto: “La richiesta legittima e insistente è una pretesa. La pretesa che Lidia abbia giustizia ma non, insisto, non si può fare giustizia, Lidia non può avere giustizia con qualcosa che non è la verità e io sono innocente, la verità non è quella che indica me come l’assassino”. Aggiungo che non ci sono le condizioni per risolvere questo caso posto che gli abiti della Macchi, quelli che indossava la sera del delitto, sono stati distrutti. Solo l’eventuale presenza di sangue dell’aggressore su quei vestiti ci avrebbe permesso di attribuirgli l’omicidio. Invece, i vetrini distrutti avrebbero condotto ad un errore giudiziario.

TELESETTELAGHI, INTERVISTA A STEFANO BINDA: LA VIOLENZA È CHE NON SI ASCOLTI

STEFANO BINDA
Ieri è andata in onda un’intervista rilasciata da Stefano Binda a Monica Terzaghi di Telesettelaghi. Ne abbiamo discusso con la criminologa Ursula Franco che nel settembre scorso ha fornito una consulenza ai difensori di Binda. Ricordiamo che Stefano Binda, dopo essere stato condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio di Lidia Macchi, il 24 luglio scorso, in appello, è stato “assolto per non aver commesso il fatto”
Dottoressa URSULA FRANCO

– Dottoressa Franco, quali parole di Binda le sono piaciute?

È stata un’intervista eccezionale e questo grazie anche all’ottima Monica Terzaghi. Peraltro, la Terzaghi si è sempre detta convinta dell’innocenza di Stefano Binda. Trovo interessante che Binda abbia detto: “La richiesta legittima e insistente è una pretesa. La pretesa che Lidia abbia giustizia ma non, insisto, non si può fare giustizia, Lidia non può avere giustizia con qualcosa che non è la verità e io sono innocente, la verità non è quella che indica me come l’assassino”. Aggiungo che non ci sono le condizioni per risolvere questo caso posto che gli abiti della Macchi, quelli che indossava la sera del delitto, sono stati distrutti. Solo l’eventuale presenza di sangue dell’aggressore su quei vestiti ci avrebbe permesso di attribuirgli l’omicidio. Invece, i vetrini distrutti avrebbero condotto ad un errore giudiziario.
LIDIA MACCHI

– Dottoressa Franco, Stefano Binda ha detto: “È un’istituzione assolutamente essenziale, non si può assolutamente fare a meno del corpo della magistratura, ha enormi, enormi problemi, indubbiamente, enormi problemi”, lei che ne pensa?

Ha ragione Binda. Il problema principale di molti magistrati è l’incompetenza. I consulenti partigiani delle procure sono un altro grosso problema. Incompetenza e consulenti corrotti sono la causa degli errori giudiziari.

– Binda ha detto: “Io ho subito come una violenza enorme, questo, cioè che già prima che io parlassi, cioè ecco che non si ascolti, cioè che io sto lì acquattato spiando quell’incertezza nel tono, quella parola cui poterti inchiodare che preventivamente io mi predispongo a questo non ascolto in questo modo, è una cosa proprio violenta, molto violenta”, in pratica si è lamentato di non essere stato ascoltato, ovvero compreso.

È un concetto che ripeto da anni, in Italia manca la cultura dell’ascolto. Binda non è il solo a non essere stato “ascoltato”. Se Patrizia Bianchi fosse stata “ascoltata” da un esperto di Statement Analysis, Stefano Binda non sarebbe stato indagato. La Bianchi, come emerge dall’analisi delle sue dichiarazioni, non ha mai riferito nulla che potesse essere utile ai fini della soluzione del caso. In merito a questo, Binda ha detto: “Più che stupirmi o avercela con Patrizia Bianchi mi preoccupava questa amplissima disponibilità degli inquirenti a bersi queste cose, questo mi aveva sinceramente spaventato”, come dargli torto?

– Dottoressa Franco, come si crea “il mostro”?

Lo ha spiegato Binda: “Ero un soggetto morale, non ero un imputato. Ero innocente delle accuse ma non ero l’innocente”, vale anche per il povero Michele Buoninconti.

– Dottoressa Franco, vuole aggiungere qualcosa?

Mi è piaciuto quando, tra il serio e il faceto, Binda ha detto: “Innanzitutto il modo, non ho mai mandato qualcosa di anonimo. Ho un certo senso della forma. Non manderei qualcosa che ha i buchi, lo trovo una cosa inelegante”.

– Dottoressa, riguardo invece allo stralcio relativo alla contraddizione presente nella lettera anonima: “con un particolare, l’ho detto anche in procura, che a me disturbava, c’era il verso “agnello senza macchia” e poi dice “agnello purificato”, che questo è proprio sbagliato, a parte stilisticamente, teologicamente, scritturalmente, senza macchia non ha bisogno di essere purificato di nulla, proprio perché è senza macchia che senza bisogno che ci sia più nessun tipo di sacrificio”, lei che può dirci?

Avrebbero dovuto credergli, Binda non avrebbe mai commesso un errore così grossolano.

FONTE :

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