La criminologa Franco (al centro) ad una conferenza stampa con i giornalisti romeni Miruna Căjvăneanu, Valeriu Dg Barbu e Anca A. Mihai
CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: PER PREVENIRE GLI ORRORI GIUDIZIARI, LE PROCURE ISTITUISCANO LA FIGURA DEL “CONTRARIAN”
La criminologa Ursula Franco che, come consulente della difesa, si è occupata di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi, è stata consulente della difesa di Stefano Binda, condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio di Lidia Macchi e assolto in appello per non aver commesso il fatto. All’inizio di agosto, la dottoressa Franco ha rilasciato due interviste alla giornalista Miruna Căjvăneanu, della testata romena HotNews, sull’omicidio di Alexandra Macesanu, che sono state riprese da gran parte dei quotidiani e delle televisioni romene.
– Dottoressa Franco, che può dirci dell’assoluzione di Stefano Binda per non aver commesso il fatto?
Una decisione giusta che stupisce solo perché in genere gli errori giudiziari si perpetuano sino alla Cassazione, come è accaduto nel caso Buoninconti.
– Ricordo un titolo di giornale sul caso Macchi che lasciava intendere che lei avesse dichiarato che ad uccidere la ragazza fosse stato un serial killer mentre lei aveva semplicemente detto che ad uccidere Lidia era stato un “predatore violento”. Che lezione dovrebbero trarne certi giornalisti e molti opinionisti?
Certi giornalisti dovrebbero prima cospargersi il capo di cenere e poi resettarsi, perché, non solo, come molti opinionisti, sono privi di competenze, ma non hanno mai avuto accesso agli atti relativi ai casi sui quali prendono posizioni a favore di una procura. Nel caso di Lidia Macchi si impiegano la bellezza di 400 ore solo per leggere gli atti, per processarli servono invece circa 30 anni di studio della criminologia e della casistica.
– Come si prevengono gli errori giudiziari?
In primis, ci tengo a chiarire che non esistono “errori” ma solo “orrori giudiziari”, e non solo per i danni che fanno agli innocenti e ai loro familiari, ma per il modo in cui vengono costruiti i castelli accusatori.
E ora le rispondo: Servono PM, avvocati difensori, consulenti di accusa e difesa competenti, appassionati del proprio lavoro e amanti della verità. Bisogna perseguire i millantatori per impedirgli di intralciare la giustizia. Le procure dovrebbero poi assumere esperti “contrarians” capaci di riconoscere il fenomeno della “Tunnel Vision”, che è un pregiudizio cognitivo che affligge i PM e la prima causa di errore giudiziario.
– E le parti civili?
Raramente risultano utili ai fini del raggiungimento della verità. Spesso non conoscono a fondo gli atti dei casi di cui si occupano, di rado prendono in considerazione l’eventualità che una procura possa sbagliarsi e di frequente foraggiano il processo mediatico per fini personali.
– Un’ultima domanda: avrà mai giustizia il povero Michele Buoninconti?
L’avrà il giorno in cui un giudice farà riaprire tutti i procedimenti viziati dalle consulenze del geometra Giuseppe Dezzani. Intanto a novembre, se ne riparlerà a La Spezia, durante le udienze del processo Corini, come anticipato dal Secolo XIX: “Ma proprio uno dei consulenti del pubblico ministero Luca Monteverde, Giuseppe Dezzani, potrebbe far scoppiare un caso. Anche perché la difesa è pronta a dare battaglia. Dezzani, consulente informatico forense scelto col metodo dell’estrazione, con un’esperienza a cinque stelle nelle aule dei tribunali italiani (ha analizzato le celle telefoniche per la difesa di Massimo Bossetti, ha lavorato per la procura di Asti nel caso di Elena Ceste e ha studiato la scatola nera della Costa Concordia) è sotto attacco perché accusato di aver falsificato i suoi titoli di studio. Dezzani non sarebbe laureato in ingegneria ma in possesso di un diploma da geometra. Titolo rispettabile, ma che non gli consentirebbe di analizzare strumenti tecnologici al centro di indagini come quella sulla morte di Corini (che vede alla sbarra la sorella Marzia con l’accusa di omicidio volontario e l’amica e collega Giuliana Feliciani per circonvenzione di incapace). Il suo lavoro sui telefonini dei fratelli Corini e della Feliciani, e sul computer di Marco, rischia di essere del tutto inutile”.
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