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OMICIDIO DI ALEXANDRA MACESANU, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: GHEORGHE DINCA È UN MOSTRO

ESCLUSIVO Il ritratto psicologico di Gheorghe Dincă, realizzato da una criminologa italiana: un predatore sessuale che usa una tecnica precisa. Un sociopatico sadico con un basso quoziente intellettivo / Perché è difficile catturare un assassino come lui

Riportiamo la traduzione dell’intervista rilasciata dalla criminologa italiana Ursula Franco a Miruna Cajvaneanu, corrispondente della testata Hotnews.ro.

ESCLUSIVO Il ritratto psicologico di Gheorghe Dincă, realizzato da una criminologa italiana: un predatore sessuale che usa una tecnica precisa. Un sociopatico sadico con un basso quoziente intellettivo / Perché è difficile catturare un assassino come lui

Gheorghe Dincă

Il medico e criminologa italiana Ursula Franco ha rilasciato a HotNews.ro un’intervista in cui analizza il profilo psicologico di Gheorghe Dincă, l’esperta italiana ha dichiarato che la tecnica usata dall’indagato è stata utilizzata da altri serial killer e che l’assassino di Caracal è un “mostro” privo di coscienza morale, incapace di provare senso di colpa e rimorso.

Ursula Franco ha riferito a HotNews.ro che quando un serial killer viene arrestato in età avanzata, è frequente che il numero delle vittime sia elevato e ha spiegato il perché Dincă sia rimasto a lungo impunito. “Molto probabilmente, è un sociopatico sadico, dal mio punto di vista con un basso QI”, ha detto la criminologa italiana a HotNews.ro.

In Italia, la Dottoressa Franco è stata consulente della difesa in importanti casi di omicidio con impatto sui Media. Si occupa, anche, del caso di Maria Oana Ungureanu, una ragazza di nazionalità rumena trovata annegata nella regione Campania. La criminologa Ursula Franco è nota per la sua capacità di ricostruire le dinamiche omicidiarie (USA e Italia) e per le sue analisi delle telefonate di emergenza e degli interrogatori, che pubblica sul blog MALKE CRIME NOTES. Ha fornito consulenze a programmi radiofonici e televisivi negli Stati Uniti e in Italia (ad esempio, nel documentario The Missing Pieces, The Staircase trasmesso da Investigation Discovery, ect.).

– Gli inquirenti hanno confermato che i resti scoperti nella casa e nel cortile di Gheorghe Dincă appartengono ad Alexandra Măceșanu. Dottoressa Franco, secondo lei, Alexandra è vittima di Gheorghe Dincă o di una rete di criminali?

Non penso che l’ipotesi dell’esistenza di una rete di criminali nel caso Măceșanu sia sostenibile. Gheorghe Dincă è un singolo predatore sessuale violento. Se fosse accertato che ha ucciso sia Alexandra Măceșanu che Luiza Melencu potremmo definirlo serial killer, l’FBI, infatti, definisce omicidi seriali due o più omicidi commessi in tempi diversi, generalmente, da un unico soggetto. Spesso, purtroppo, quando si arresta un serial killer, in specie se avanti nell’età, come lo è Dincă, il numero delle vittime è elevato. Ciò che ha riferito Alexandra agli operatori del 112 non fa che confermare l’ipotesi del singolo aggressore. Per risolvere un caso giudiziario bisogna attenersi ai fatti. Alexandra ha dichiarato di essere stata rapita, violentata e percossa da un singolo aggressore e quel soggetto è Dincă. Quello descritto da Alexandra è il comportamento classico di un predatore sessuale violento che agisce con una tecnica precisa.

– Se venisse confermato che Dincă è un serial killer, come può averla fatta franca per tutto questo tempo?

Il fatto che un soggetto uccida delle estranee (vittime opportunistiche) e che il movente degli omicidi non sia un movente classico ma un movente intrapsichico (motiveless homicide) rende le indagini difficili perché né attraverso la vittima, né attraverso il movente si può risalire a lui.

– Quale profilo psicologico ha questo presunto criminale?

Molto probabilmente, è un sociopatico sadico, dal mio punto di vista con un basso QI (ha lasciato un telefono alla portata della vittima, ha bruciato i corpi in giardino usando una stufa improvvisata, etc.). È un soggetto privo di coscienza morale, incapace di provare senso di colpa e rimorso per le sue azioni. A causa di queste caratteristiche “disumane” e dei crimini che gli sono stati attribuiti, può essere definito “mostro”. Soggetti come Dincă, già durante l’adolescenza, traggono una gratificazione psichica da intrusive e violente fantasie di controllo e potere sugli altri esseri umani che, ad un certo punto, li conducono a passare all’azione (act out). Una volta commesso l’omicidio, i serial killer attraversano una fase depressiva che cercano di attenuare rievocando le varie fasi del delitto manipolando parti del corpo delle vittime (trofei) od oggetti a loro sottratti (souvenir). Per questo motivo, è necessaria una ricerca approfondita a casa di un presunto serial killer, è fondamentale identificare eventuali oggetti che potrebbero appartenere alle persone scomparse in quella zona. Gli oggetti trovati aiutano gli investigatori a determinare il numero e l’identità delle vittime.

– Dincă afferma di aver bruciato il corpo di Alexandra dopo averla uccisa. Secondo alcuni esperti, sarebbe stato impossibile bruciare il corpo nel cortile della casa, in una stufa improvvisata. Dottoressa Franco che ne pensa?

I fatti parlano chiaro, ha avuto l’opportunità, le capacità e il tempo di farlo. Un corpo può essere cremato usando i mezzi a disposizione di Dincă.

– Se Dincă si rivelerà essere un serial killer, ci sono casi simili che potremmo comparare?

Certo. Da un punto di vista tecnico, la modalità operativa è chiamata “tecnica dell’aquila”. Secondo questo schema, i serial killer cercano le loro vittime al volante di un mezzo di trasporto, le catturano e le portano a casa. Prima di ucciderle le sottopongono a violenze. Il serial killer statunitense Edmund Kemper, che ha ucciso diverse giovani donne tra il 1972 e il 1973, come Dincă, catturava giovani autostoppiste. Le ragazze e le donne che fanno l’autostop sono vittime facili perché “cadono” spontaneamente nella trappola allestita dai loro carnefici.

– Dincă ha detto di aver ucciso la Măceșanu dopo averla sentita parlare con la polizia. Dottoressa, Alexandra poteva essere salvata?

L’avrebbe uccisa comunque, perché stava seguendo uno schema preciso: rapimento, stupro, omicidio. In questo caso, è da escludere che si sia trattato di omicidio preterintenzionale, l’omicidio di Alexandra è volontario e premeditato. Alexandra avrebbe potuto essere salvata solo se la polizia fosse intervenuta in un tempo minimo. Un’indagine approfondita dopo la scomparsa dell’altra ragazza avrebbe potuto portare all’identificazione dell’aggressore prima del rapimento di Alexandra.

– Dottoressa Franco, l’introduzione di pene più severe aiuterebbe a salvare ragazze come Alexandra o, quantomeno, ridurrebbe questo tipo di crimini?

No. Anche la pena di morte, presente in altri paesi, non è un deterrente.

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