La riflessione della giornalista ANCA MIHAI sul caso che ha sconvolto la sua ROMANIA

“Sei sicura che sei venuta in Italia per studiare?”

Mi aveva chiesto il poliziotto alla dogana guardando il mio visto per fare l’esame di ammissione alla Sapienza, nel 2005.

Come mai? Perché la maggior parte delle prostitute sulle strade italiane sono romene. Ragazze giovanissime, spesso senza documenti che preferiscono pagare la contravvenzione di 40€ euro per non farsi scoprire l’età.

La Romania ha perso ogni controllo sul traffico delle persone e lo sfruttamento della prostituzione.

Tra il 2008 e il 2009 il governo romeno ha speso 4 milioni di euro per migliorare l’immagine dei romeni in Italia. Soldi buttati. Attualmente si vive con le patate sugli occhi mentre ragazze giovanissime vengono rapite e fate sparire. Tutti ne parlano.

La povertà morale e spirituale dei piccoli paesini spinge altre ad accettare il rischio di finire per strada con la promessa di un lavoro in Italia.

La sparizione di una 15enne, la settimana scorsa, ha gettato benzina sulla fiaccola olimpionica dello sfruttamento della prostituzione. Alexandra M. sperava di arrivare alle lezioni private con l’autostop, una pratica usuale nel alla periferia di Caracal in mancanza di altri mezzi di trasporto. Mai arrivata a destinazione perché colui che le ha dato un passaggio l’ha sequestrata e violentata. La ragazza è riuscita a chiamare la polizia ben tre volte ma i soccorsi sono arrivati dopo 19 ore.

Il sequestratore ha affermato che l’ha uccisa bruciando il corpo. Stessa fine per un’altra adolescente della zona, data per dispersa ad aprile. I corpi delle ragazze non sono stati trovati.

La mancanza di professionalità e di umanità della polizia che risulta dal dialogo con il centralino ha scaturito sospetti sul coinvolgimento di alcuni poliziotti e dei politici locali nel traffico delle persone.

Lo stesso sospettato ha precedenti per lo sfruttamento della prostituzione e interdizione di entrare in Italia per aggressione.