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CONVERGENZA SOCIALISTA : “Diamo supporto politico alle lavoratrici e ai lavoratori dell’ex-Ilva di Taranto”

I lavoratori sono stanchi di essere presi in giro da “managers”, da CEO, che risiedono a migliaia di chilometri di distanza. Le lavoratrici ed i lavoratori sono stanchi di essere succubi delle multinazionali. I lavoratori vogliono dire la loro, voglio essere ascoltati e vogliono fare parte dei processi decisionali delle aziende e delle fabbriche

“Diamo supporto politico alle lavoratrici e ai lavoratori dell’ex-Ilva di Taranto”

commenta Manuel Santoro, segretario nazionale di Convergenza Socialista

Convergenza Socialista

“Mentre la ArcelorMittal comunica ai lavoratori dello stabilimento di Taranto il numero delle giornate di cassa integrazione che partirà dall’1 luglio prossimo e coinvolgerà 1395 dipendenti per 13 settimane, noi socialisti dobbiamo dare battaglia politica senza sconti, facendo uscire allo scoperto l’incompetenza di questo Governo sul tema occupazionale.

Dobbiamo cambiare le condizioni politiche che coinvolgono migliaia di lavoratrici e lavoratori dell’industria affinché abbiano un futuro di vera dignità, esattamente come tale dignità è quotidianamente vissuta dai capitalisti.” Ex-Ilva. Santoro (CS): siamo sempre con le lavoratrici e i lavoratori di Taranto Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva “Diamo supporto politico alle lavoratrici e ai lavoratori dell’ex-Ilva di Taranto”, commenta Manuel Santoro, segretario nazionale di Convergenza Socialista. “Mentre la ArcelorMittal comunica ai lavoratori dello stabilimento di Taranto il numero delle giornate di cassa integrazione che partirà dall’1 luglio prossimo e coinvolgerà 1395 dipendenti per 13 settimane, noi socialisti dobbiamo dare battaglia politica senza sconti, facendo uscire allo scoperto l’incompetenza di questo Governo sul tema occupazionale. Dobbiamo cambiare le condizioni politiche che coinvolgono migliaia di lavoratrici e lavoratori dell’industria affinché abbiano un futuro di vera dignità, esattamente come tale dignità è quotidianamente vissuta dai capitalisti.”

“Poi, pensiamo che l’impianto vada chiuso, l’area bonificata e riconvertita per attività eco-compatibili e i lavoratori, tutti i lavoratori, reinseriti dopo un periodo di formazione e riqualificazione professionale. Appoggiamo, quindi, i lavoratori della ex-Ilva e veicoliamo le lotte nella direzione di una radicale modifica dei rapporti di forza dentro le aziende, le fabbriche”

“I lavoratori sono stanchi di essere presi in giro da “managers”, da CEO, che risiedono a migliaia di chilometri di distanza. Le lavoratrici ed i lavoratori sono stanchi di essere succubi delle multinazionali. I lavoratori vogliono dire la loro, voglio essere ascoltati e vogliono fare parte dei processi decisionali delle aziende e delle fabbriche. E’ nostro compito, compito dei socialisti, dei classisti, guidare la lotta politica che permetta radicali trasformazioni dentro le fabbriche e le aziende.

Conclude Santoro : “è nostro compito, lottare per nuove forme di socializzazione della proprietà delle imprese affinché i lavoratori assumano la proprietà di stabilimenti produttivi e di imprese, sottraendole al controllo dei padroni e dei finanzieri che li sostengono. Che i lavoratori comincino, anche in Italia, a far parte dei consigli di amministrazione delle imprese, analogamente a quanto già avviene in Germania”

(ANSA) – BRUXELLES, 26 GIU – In assenza di una soluzione al problema della protezione legale, l’ex stabilimento Ilva di Taranto chiuderà il 6 settembre, quando entrerà in vigore la legge che ha abolito l’immunità: lo ha detto l’ad di ArcelorMittal Europa, Geert Van Poelvoorde, a margine di una conferenza di Eurofer.

“Il Governo continua a dirci di non preoccuparci, che troverà una soluzione, ma finora non c’è niente. Quindi il 6 settembre l’impianto chiuderà. Abbiamo ancora due mesi, spero che il Governo trovi una soluzione, siamo aperti a discutere”

IL COMMENTO A CALDO DI NISA LOJA

EX ILVA E L’ENNESIMO TRAGICO PASTICCIO DEL GOVERNO

Con una norma approvata nel Decreto Crescita, il governo ha deciso di togliere l’immunità penale ad ArcelorMittal Europa, il gruppo che ha rilevato l’ex Ilva, contravvenendo a un impegno sottoscritto nell’accordo di cessione. Tale accordo prevedeva, infatti, la clausola di esenzione da qualsiasi eventuale responsabilità penale per tutto il periodo necessario all’effettuazione dei lavori di salvaguardia ecologica dell’impianto. Una prassi consolidata in qualsiasi accordo di questa natura. Eppure, a un anno di distanza – Di Maio con la complicità di Salvini- si è rimangiato la parola data, esponendo la scelta a contestazioni giudiziarie.

Il governo sta facendo carta straccia di uno dei capisaldi su cui si fondano le comunità e cioè che la parola data si mantiene. Non è possibile che si cambi in corsa un contratto di questa portata per ragioni esclusivamente elettorali. Tra l’altro questo rappresenta un precedente pericoloso per chi vorrebbe investire nel nostro Paese. L’incertezza del diritto ordinario è uno dei fattori frenanti che scoraggiano gli investimenti stranieri, se ad essa si aggiunge, come nel caso Ilva, l’inaffidabilità degli impegni giuridici, come pretendiamo che qualcuno scelga l’Italia per venire a fare impresa?

Il governo sta giocando con il futuro di uno degli stabilimenti siderurgici più grandi d’Europa, con il lavoro e la salute degli abitanti di Taranto. Parliamo di 14 mila posti di lavoro tra dipendenti e indotto, di 4,2 miliardi di investimenti già stanziati. La produzione di Taranto rappresenta l’1% del Pil nazionale.

La Ministra Lezzi ha dichiarato: “è giusto che Taranto contribuisca al Pil nazionale ma può farlo anche senza il siderurgico (…) è una bella città di mare con una lunga tradizione nell’attività di mitilicoltura, che non può essere dimenticata”. Ecco, mentre un esponente del governo pensa di risolvere il problema con la produzione di cozze, Taranto rischia di fare la fine di Bagnoli.

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