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MORTE DI LICIA GIOIA: OGGI SI DECIDE IL DESTINO DEL MARITO

Su questo caso mediatico si era espressa nei mesi scorsi la criminologa Ursula Franco. Per la dottoressa Franco, Francesco Ferrari dice la verità

MORTE DI LICIA GIOIA: OGGI SI DECIDE IL DESTINO DEL MARITO

Il maresciallo dei carabinieri Licia Gioia è morta nella notte tra il 27 e il 28 febbraio 2017 dopo essere stata attinta da un colpo d’arma da fuoco alla testa. Licia Gioia si trovava nella camera della villetta di Contrada Isola che divideva con il marito, il poliziotto Francesco Ferrari. Inizialmente la Procura di Siracusa aveva indagato il Ferrari per istigazione al suicidio e poi per omicidio colposo.

In seguito, Francesco Ferrari, 45 anni, è stato indagato per omicidio volontario e la procura di Siracusa ha chiesto il suo rinvio a giudizio. Oggi, 7 marzo 2019, all’esito dell’udienza preliminare, sapremo se verrà processato.

Oggi, 6 giugno 2019, il GUP di Siracusa deciderà se rinviare o meno a giudizio Francesco Ferrari

Su questo caso mediatico si era espressa nei mesi scorsi la criminologa Ursula Franco. Per la dottoressa Franco, Francesco Ferrari dice la verità:

“Il racconto del Ferrari riguardo alla dinamica della morte di Licia Gioia è sostenuto in toto dalle risultanze medico legali. L’omicidio volontario non è l’unica alternativa al suicidio. Le risultanze medico legali permettono di escludere il suicidio vero e proprio e confermano il racconto del marito: Licia Gioia è morta in seguito ad un incidente.

Poco dopo la mezzanotte, Licia Gioia si è puntata l’arma alla testa e ha minacciato di suicidarsi e, mentre Francesco Ferrari cercava di disarmarla, sono partiti due colpi, il primo dei quali, quello mortale, l’ha attinta alla testa e l’altro al gluteo. Il fatto che il colpo alla testa non sia stato esploso a bruciapelo, ma da circa 25 cm di distanza, prova che il Ferrari tentò di allontanare l’arma dalla testa della moglie e che proprio in quel frangente partì il primo colpo, cui seguì un secondo colpo circa dieci secondi dopo.

Il secondo colpo ci conferma che quei due colpi partirono in una situazione concitata, il Ferrari è infatti un poliziotto abituato a maneggiare armi e se l’arma fosse stata nelle sue mani non sarebbe partito nessun secondo colpo.

Il colpo d’arma da fuoco che ha ucciso Licia Gioia è partito mentre il Ferrari stava cercando di disarmarla ed è proprio la dinamica dell’incidente ad illuminarci sul perché, quando la Gioia fu attinta dal colpo mortale, non fosse “in una posizione usuale per un soggetto che intenda suicidarsi, ma in una posizione scomoda e innaturale”, così come affermato dal medico legale. Questa dinamica spiega anche la presenza di polvere da sparo sulla mano sinistra della Gioia, la donna infatti cercò di allontanare il Ferrari, che intendeva disarmarla, con l’unica mano libera, la sinistra, in quanto nella destra impugnava l’arma.

Il fatto che Francesco Ferrari sia risultato positivo al tampone (stub) per la ricerca di residui di polvere da sparo significa che dopo l’incidente non si è lavato le mani, un dato che ci conferma che l’ispettore ha detto la verità. Se infatti l’omicidio fosse stato volontario il Ferrari si sarebbe lavato ripetutamente le mani prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. La casistica insegna: chi simula un suicidio, la prima cosa che fa dopo aver sparato è cancellare le tracce di polvere da sparo da sé, in specie se è un soggetto avvezzo all’uso delle armi.

Le analisi dei tamponi usati per rilevare tracce di polvere da sparo, che sono stati eseguiti sulle mani dei due coniugi, hanno dato esito positivo in entrambi i casi, quindi l’arma era in mano ad entrambi.

Se l’arma fosse stata solo nelle mani dell’ispettore Francesco Ferrari non sarebbe partito nessun secondo colpo, essendo il Ferrari un soggetto abituato a maneggiare una pistola ma soprattutto il proiettile non avrebbe avuto quella traiettoria.

Francesco Ferrari non aveva alcun motivo di desiderare la morte della moglie mentre la Gioia non era contenta del proprio matrimonio e quella stessa sera si era trattenuta in auto e non aveva cenato con il marito, un comportamento compatibile con la successiva minaccia di suicidio.

L’arma da cui sono partiti i colpi era la pistola in dotazione al maresciallo Licia Gioia, non quella in dotazione all’ispettore Francesco Ferrari, pertanto si può logicamente inferire che sia stata proprio la Gioia a tirar fuori la pistola e a puntarsela alla testa. Se il Ferrari avesse ucciso la Gioia in un momento di rabbia avrebbe usato la propria arma e non si sarebbe certo servito di quella della moglie che, peraltro, da quanto è trapelato, la donna era abituata a tenere scarica. In ogni caso, a prescindere dalle abitudini del maresciallo Licia Gioia, l’ispettore Francesco Ferrari non poteva sapere se quella sera la pistola fosse carica o meno.

Dopo l’incidente il Ferrari chiamò la sua ex moglie invitandola a raggiungerlo per prelevare il loro figlio minore, questo atteggiamento protettivo del Ferrari nei confronti del bambino ci permette di escludere che sia stato lui a tirar fuori l’arma in dotazione a sua moglie Licia Gioia.

Non sono certamente di supporto all’ipotesi omicidiaria né il fatto che la Gioia avesse cucinato una torta alla cioccolata per il Ferrari e suo figlio, né che il maresciallo si fosse lavata i denti e si fosse messa la crema, né che avesse predisposto un programma settimanale delle proprie attività, estetista, massaggi e una cena.

“La casistica relativa ai suicidi insegna”

Nella prima foto – come si legge nella relazione del Nucleo Investigativo Telematico – si vede la pistola di ordinanza della Gioia, una Beretta calibro 9 parabellum, con il cane armato e priva di sicura e si legge: “Stronzo addio”; nella seconda foto si vedono un precipizio a strapiombo sul mare e un piede sospeso nel vuoto e si legge: “Ho due opzioni”. Queste foto, contestualmente alla conversazione WhatsApp – continua la relazione – vengono indicate da Licia Gioia come due alternative possibili al proprio intendimento di togliersi la vita”. L’analisi continua: “La lettura della conversazione evidenzia il tentativo di placare la discussione del marito che cerca di convincere la moglie per poterla raggiungere e calmarla”.

didascalia foto: Nella prima foto – come si legge nella relazione del Nucleo Investigativo Telematico – si vede la pistola di ordinanza della Gioia, una Beretta calibro 9 parabellum, con il cane armato e priva di sicura e si legge: “Stronzo addio”; nella seconda foto si vedono un precipizio a strapiombo sul mare e un piede sospeso nel vuoto e si legge: “Ho due opzioni”. Queste foto, contestualmente alla conversazione WhatsApp – continua la relazione – vengono indicate da Licia Gioia come due alternative possibili al proprio intendimento di togliersi la vita”. L’analisi continua: “La lettura della conversazione evidenzia il tentativo di placare la discussione del marito che cerca di convincere la moglie per poterla raggiungere e calmarla”

Aggiornnamenti:

Durante l’udienza del 6 giugno, il GUP, Salvatore Palmeri, ha nominato due periti: l’esperto di balistica Felice Nunziata e il medico legale Cataldo Raffino.

La prossima udienza è stata fissata per il 15 ottobre 2019

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