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CONFERENZA STAMPA di GIUSEPPE CONTE

Se non ci fosse una chiara assunzione di responsabilità come da me richiesto, e attenzione, se i comportamenti non fossero coerenti e conseguenti, molto semplicemente con la trasparenza e con la lealtà della mia azione e nel rispetto delle procedure costituzionali, rimetterò il mio mandato nelle mani del Presidente della Repubblica al quale colgo l’occasione per rinnovare la mia profonda stima e il mio sentimento di gratitudine per il sostegno e per i consigli che mi ha sempre voluto onorare fin dall’inizio del mio mandato. E dunque compito delle forze politiche decidere. Chiedo una risposta chiara, inequivoca e anche rapida perché il Paese non può attendere.

Oggi alle 18.15 terrò una conferenza stampa a Palazzo Chigi, ho alcune cose importanti da dire a tutti voi.

Ecco il video integrale della conferenza stampa di oggi a Palazzo Chigi.

Qui di seguito anche il testo completo:

“Buonasera a tutti. Sabato scorso ci sono state (al Quirinale) le celebrazioni della Festa della Repubblica e, ricordo, anche il primo compleanno del governo da me presieduto. Il primo giugno 2018, insieme a tutti i miei ministri, abbiamo prestato giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica. Ricordo quel momento. L’insediamento del mio governo è stato accompagnato da molto entusiasmo. Entusiasmo sincero da parte della gente comune soprattutto. E molto scetticismo da parte dei commentatori, degli opinionisti. Alcune volte questo scetticismo si è tradotto anche in notazioni critiche. Le notazioni critiche si sono appuntate soprattutto su due aspetti. Il primo il fatto che avessimo deciso di porre a fondamento dell’azione di questo governo un vero e proprio contratto. Il secondo il fatto che nel ruolo di Presidente del Consiglio era stato investito il sottoscritto, non iscritto a nessun partito o movimento politico. Non un esponente delle forze politiche di maggioranza. Comunque una terza figura investita del compito di garanzia dell’attuazione del contratto e ovviamente di operare la necessaria sintesi politica. Confesso adesso, a distanza di un anno, che quanto al primo aspetto non mi sono mai preoccupato perché ho sempre ritenuto che il contratto di governo fosse un elemento di forza di questo nascente governo. Cioè ho ritenuto, anche forte di altre esperienze maturate in altri ordinamenti giuridici, che sia la modalità anzi più lineare e più trasparente per dar vita a un’esperienza di governo tra due distinte forze politiche che sono ispirate da principi differenti, che hanno dei contenuti programmatici diversi e, diciamolo anche, un contesto di riferimenti culturali e valoriali distinti. Quanto al secondo aspetto, riguardante il ruolo del presidente, anche qui l’ho affrontato con relativa tranquillità e mi sono determinato ad accettare l’incarico perché, pur consapevole di esser privo di una forza politica, una mia propria forza politica di sostegno, ho ritenuto di poter attingere la mia forza politica, la mia legittimazione giuridica e istituzionale direttamente dall’articolo 95 della Costituzione e da tutte le prerogative ivi indicate che definiscono il ruolo e i poteri del Presidente del Consiglio.
Mi piace ricordare a distanza di tempo anche le parole che ho declamato quanto ho prestato quel giuramento nelle mani del presidente Mattarella: “Giuro di esser fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione”. Non ho mai giurato altra fedeltà all’infuori di questa. Quel giuramento è stato e sempre sarà il faro della mia azione come Presidente del Consiglio. Sin dall’insediamento, lo ricordate tutti, abbiamo rivendicato questa formula: di essere il “governo del cambiamento”. Questo perché il nostro governo, il mio governo, è nato dall’incontro di due forze politiche entrambe consapevoli che il Paese avesse bisogno di un cambio di passo, entrambe convinte che occorresse con determinazione invertire gli indirizzi politici perseguiti dalle forze che avevano governato sino al giorno prima e che non erano stati capace di capaci di interpretare e intercettare le istanze, i bisogni e anche le paure dei cittadini che, con urgenza, chiedevano un cambiamento autentico, una rivoluzione, nel metodo e nei contenuti, dell’azione politica. Nel corso di questo primo anno di legislatura, io l’ho riassunta con la formula “Fase 1” dell’azione di governo, siamo intervenuti prioritariamente per rispondere al bisogno di protezione sociale di ampie fasce della popolazione, quelle più duramente colpite dalla crisi economica decennale e quindi dalle connesse politiche di rigore che erano state attuate dai governi precedenti.

Decreto legge Dignità, Reddito di cittadinanza, Quota 100: ecco nel loro complesso sono state le misure che hanno realizzato i nostri intendimenti, un vero e proprio ‘Patto sociale’ volto a reintegrare nel circuito sociale economico gli esiliati, le persone e i cittadini smarriti, i cittadini sfiduciati.
Al fondo di queste misure, di queste azioni, vi è la profonda convinzione che un Paese non può avere un futuro di sviluppo se ampie fasce della sua popolazione rimangono ai margini del consorzio sociale, del consorzio economico.

Siamo intervenuti per rispondere anche più efficacemente al bisogno di sicurezza diffusamente avvertito dalla popolazione, proteggendo i cittadini che vivono in aree meno protette e più esposte al rischio di criminalità, riordinando anche la regolamentazione riguardante l’immigrazione irregolare in modo da contrastare più efficacemente la tratta criminale degli esseri umani

Abbiamo adottato lo Spazzacorrotti, introducendo una delle legislazioni più avanzate al mondo per contrastare episodi di corruzione e per rendere sempre più trasparente il finanziamento ai partiti. Abbiamo ancora modificato l’articolo 416 ter del Codice penale, aggravando le pene e rinforzando ancor più la fattispecie dello scambio elettorale politico mafioso.

Abbiamo per la prima volta in Italia varato un Piano nazionale per mettere in sicurezza il ns territorio e per contrastare i rischi di dissesto idrogeologico.
Attenzione, non è questo un bilancio.

Questi provvedimenti non si accompagnano da soli una volta introdotti: vanno monitorati e vanno seguiti nella loro fase attuativa. Faccio due esempi.
Abbiamo promesso di evitare che il reddito di cittadinanza sia una misura meramente assistenziale o possa prestarsi a forme di abuso. Ebbene dovremo dobbiamo accompagnare questa campagna con costanza e una forte campagna di controlli e vigilare affinché si realizzi efficacemente il circuito del Rdc da un lato e formazione-lavoro dall’altro.

Lo stesso vale per il Decreto sicurezza. Dopo aver adottato una linea di rigore nei confronti dell’immigrazione irregolare, dobbiamo incrementare gli interventi per offrire ai migranti che legittimamente sono sul nostro territorio più incisive politiche di integrazione e dobbiamo altresì intensificare gli sforzi, attraverso soluzioni bilaterali ma anche europee per rendere più efficace i rimpatri per coloro che non hanno diritto di permanere sul nostro territorio.
Abbiamo svolto un lavoro di squadra incredibile con i miei due vicepresidenti, con tutti i ministri e tutti i sottosegretari. Ma anche con i parlamentari di maggioranza, che voglio qui ringraziare perché spesso in contesti molto delicati hanno operato a sostegno del Governo con grande competenza e grande abnegazione. Anzi auspico un maggiore loro coinvolgimenti nella interlocuzione con il governo, e questo non solo nei procedimenti legislativi ma anche nelle diverse politiche di settore, avendo personalmente apprezzato in svariate occasioni la loro competenza professionale e la loro particolare passione civile.

Questa esperienza di Governo ha però dovuto convivere, soprattutto negli ultimi mesi con varie consultazioni elettorali, locali e da ultimo europee. E’ stato un ciclo serrato di tornate elettorali che ci ha costretto di convivere con una campagna elettorale pressoché permanente. Ne ha risentito inevitabilmente il clima di coesione che ha sin qui caratterizzato le forze di governo. Io stesso avevo sottovalutato questo aspetto. In particolare la consultazione europea si è rivelata molto aspra e intensa al punto che ha finito per accreditare l’immagine di uno stallo nell’azione di Governo. Questa è una falsità, una immagine che non corrisponde alla realtà. Il Governo ha sempre continuato a lavorare perché conclusa la ‘Fase 1’ è iniziata la Fase 2, fortemente orientata agli investimenti, alla crescita, alla semplificazione normativa e burocratica. La ‘Fase 2’ inaugura una stagione particolarmente intensa sul piano riformatore.

Abbiamo approvato un decreto legge in materia di semplificazioni. Abbiamo varato numerosi disegni di legge delega riguardanti ampi settori dell’attuale legislazione, in particolare in materia di contratti pubblici, di revisione del codice civile, del lavoro, di sostegno alla disabilità con l’ambizione di realizzare unna rivoluzione semplificatrice dell’intero quadro legislativo. Ricordo anche che presso il ministero della Giustizia sono pronti due disegni di legge volti a riformare rispettivamente: il Codice di procedura civile e il Codice di procedura penale perché vogliamo una giustizia sempre più rapida e sempre più vicina ai cittadini. Attualmente sono all’attenzione del Parlamento per la loro approvazione due disegni di legge. Il decreto Legge Sblocca-cantieri e il decreto Crescita che costituiscono due passaggi avvero determinanti per la realizzazione del Contratto di governo. Samo infatti fortemente intenzionati a rafforzare il piano di investimenti e a introdurre misure di sostegno a favore delle imprese e dell’occupazione. Stiamo lavorando per riammodernare il sistema infrastrutturale favorendo il completamento delle opere pubbliche con ricadute che auspichiamo possano essere significative per l’intero indotto e quindi produrre effetti virtuosi per l’occupazione.

Abbiamo avviato i contratti istituzionali di sviluppo per rilanciare la crescita economica e sociale delle zone più disagiate del Sud-Italia. Il nostro cantiere riformatore è aperto, stiamo lavorando per attuare il progetto di Autonomia differenziata per le Regioni che hanno fatto richiesta ai sensi dell’Art. 116 della Costituzione. Io stesso intendo assicurare il massimo impulso all’istruttoria in corso e allo scioglimento dei residui nodi politici in modo da trasferire le competenze legislative e amministrative alle Regioni senza però pregiudicare la coesione sociale e territoriale dell’intera penisola, avendo cura di evitare che questo legittimo processo riformatore possa contribuire ad aggravare il divario tra il Nord e il Sud del nostro Paese. Dobbiamo lavorare anche a una disciplina sul conflitto di interessi che sia davvero efficace. Il Paese la attende da decenni. Dobbiamo evitare questo virus epidemico che incancrenisce il tessuto sociale e il tessuto produttivo del paese. Dobbiamo poi realizzare una più organica Riforma del fisco. Ma non la intendo solo limitata alla rimodulazione delle aliquote ma la intendo estesa a una relazione più equa, più trasparente tra amministrazione finanziaria e contribuenti. E una Giustizia tributaria più efficiente e rapida. Peraltro questa Riforma va assolutamente accompagnata con strumenti di contrasto più efficaci all’evasone. Dobbiamo intervenire per offrire un più incisivo sostegno alle famiglie che hanno persone con disabilità. 280 euro è una cifra davvero modesta per chi non ha redditi sufficienti. Dobbiamo inoltre offrire un più robusto sostegno economico alle famiglie con molti figli, perché l’Italia rischia di diventare un Paese per vecchi.
Più in generale dobbiamo lavorare a una manovra economica che, diciamolo francamente, si preannuncia complessa e basata su una incisiva spending review, su una efficace rimodulazione del sistema di tax expenditures, avendo cura di non aumentare l’IVA. Saremo chiamati a fare scelte delicate che richiedono forte condivisione. Dovremo riuscire a perseguire una politica di segno espansivo, come fin qui abbiamo fatto tenendo però in ordine i conti. Perché l’equilibrio di finanza pubblica ci è imposto non tanto e solo dalle regole europee, che rimangono in vigore fin quando non riusciremo a cambiarle, ma dal fatto che siamo costretti a finanziare il nostro debito sovrano sul mercato, per cui rimaniamo esposti alla fiducia degli investitori. E chi conosce i mercati sa che occorrono parole univoche e chiare da parte di tutti i componenti del governo e, aggiungo, anche da parte degli esponenti parlamentari delle forze di maggioranza.

Io stesso, insieme ai ministri competenti, sto lavorando ad alcuni progetti assolutamente strategici, se vogliamo disegnare e consegnare alle generazioni future un’Italia migliore.

Ne cito alcuni, di questi progetti, a titolo meramente esemplificativo. Un piano nazionale per potenziare la ricerca e l’intero sistema dell’innovazione. Stiamo programmando interventi per rafforzare il sistema scolastico e il sistema universitario. Dobbiamo completare il piano straordinario per valorizzare il turismo. Occorre anche completare il progetto di valorizzazione delle nostre ricchezze artistiche, dei nostri beni culturali. Un progetto, ancora, di valorizzazione della filiera agroalimentare. Dobbiamo incrementare l’orientamento dell’intero sistema produttivo verso un’economia circolare, in modo da rendere sempre più sostenibile nel tempo la nostra economia, favorendo la cultura del riciclo e abbandonando, dismettendo quella del rifiuto. Stiamo ultimando un articolato progetto di riforma delle varie iniziative di sostegno all’export, anche questo lo sto seguendo personalmente, in modo che le nostre imprese che operano all’estero possano godere di efficaci prestazioni, di consulenza, oltre che di adeguato sostegno finanziario e assicurativo. Ecco, sono alcune delle iniziative a cui stiamo lavorando già da tempo, che richiedono però visione, coraggio, tempo. Impongono di uscire dagli schemi limitati alle campagne elettorali, dei proclami lanciati a mezzo stampa, per abbracciare la prospettiva di una programmazione strategica, lungimirante. Siamo chiamati a disegnare il futuro del Paese, che è una cosa un po’ diversa dal soddisfare gli umori della piazza infotelematica, dal collezionare like nella moderna agorà digitale. Analizziamo insieme la situazione in cui ci ritroviamo. La consultazione elettorale ha offerto un dato complessivo molto significativo. A distanza di quasi un anno dall’inizio del governo, i cittadini italiani confermano e anzi rafforzano, seppur di poco, la fiducia verso questa esperienza di governo. La distribuzione, però, del consenso all’interno delle forze di maggioranza si è notevolmente modificata. La Lega ha riscosso un successo molto significativo, il Movimento 5 Stelle è uscito fortemente penalizzato dall’ultima competizione, quella europea. Trattandosi di una consultazione appunto europea, mirata a eleggere parlamentari europei, non ha ricadute dirette nella distribuzione delle forze rappresentate in Parlamento, nel nostro Parlamento. Ma le forze politiche sono pur sempre comunità di donne, sono pur sempre comunità di uomini e quindi i risultati elettorali creano grande esaltazione ai vincitori e grande delusione negli sconfitti. Purtroppo il clima elettorale non si è ancora spento, viviamo ancora i postumi di una condizione che ho definito di super eccitazione. E’ un clima che non giova all’azione di governo. Vorrei chiarire meglio, su questo punto. I miei rapporti personali sono buoni, sono ottimi con tutti i miei ministri e anche con i miei vicepresidenti ci sentiamo spesso e li ho sentiti più volte. Lavorare però nell’interesse esclusivo del Paese, rimando a quel giuramento, significa qualcosa di più che avere buoni rapporti personali. Significa predisporsi ad abbracciare un orizzonte temporale ben più ampio e un atteggiamento realmente costruttivo. Il mio motto, lo sapete, è “sobri nelle parole, operosi nelle azioni”. Se continuiamo a indugiare nelle polemiche a mezzo stampa, nelle provocazioni coltivate per mezzo di veline ai quotidiani, nelle freddure sparate a mezzo social, non possiamo lavorare. Le logomachie, questo eccesso di verbosità, questi perenni, costanti conflitti comunicativi inevitabilmente pregiudicano la concentrazione sul lavoro.

Gli italiani ci chiedono di proseguire nell’azione di governo e per fare questo dobbiamo operare con serietà, con impegno costante, con la massima concentrazione. Io stesso posso fare e voglio fare di più per svolgere incisivamente il mio ruolo. Ma le polemiche sterili, le discussioni inutili, dobbiamo esserne consapevoli, sottraggono energie preziose e distolgono dagli obiettivi di governo. Abbiamo un compito molto impegnativo: dobbiamo preservare il patrimonio di fiducia – e qui mi rivolgo direttamente ai cittadini – di cui voi ci avete investito sin dal primo giorno.

A voi tutti ho promesso che questo sarebbe stato il Governo del Cambiamento e vi assicuro che sarà il governo del Cambiamento sino all’ultimo giorno. Non posso essere certo della sua durata: non dipende solo da me. Ma posso garantirvi che sino all’ultimo giorno, sino all’ultima ora, questo sarà il Governo del Cambiamento; per la chiarezza di intenti; per la trasparenza delle decisioni; per la determinazione con cui perseguiremo il bene comune e i vostri interessi. La premessa necessaria per agire in questa direzione è racchiusa in una formula chiave: leale collaborazione. Leale collaborazione tra le forze politiche, tra i parlamentari che compongono la maggioranza, tra i membri del governo. Leale collaborazione è un concetto giuridico ma anche etico. Significa tante cose. Che se facciamo una riunione politica e poi prendiamo una decisione, poi non dobbiamo cambiarla in modo arbitrario.

Che se sopravviene un ripensamento dobbiamo informare di questo i colleghi e chiedere una nuova riunione. Leale collaborazione significa anche che ciascun ministro si concentra sulla sua materia di competenza senza prevaricare e invadere sfere che non gli competono, onde evitare delegittimazioni e sovrapposizioni suscettibili di compromettere, in prospettiva, la credibilità dell’intero esecutivo. Leale collaborazione significa che si hanno delle questioni politiche, di qualsiasi tipo, da sollevare, lo si fa rispettando la grammatica istituzionale; quindi parlando in modo chiaro di queste questioni al Presidente del Consiglio e alle altre forze che compongono la maggioranza e non lanciando segnali in modo ambiguo sui giornali. Leale collaborazione significa ancora, e faccio un ulteriore esempio, che se il Ministro dell’Economia e il Presidente del Consiglio stanno interloquendo con le istituzioni europee per perseguire un obiettivo fondamentale per il sistema Paese, quello di evitare una procedura di infrazione che ci farebbe molto male, le due forze politiche non intervengono ad alterare questa delicata interlocuzione, riducendola ad ulteriore terreno di provocazione e di ulteriori polemiche.

Insomma, leale collaborazione significa queste e tante altre cose, tutte evidenti, solo che si voglia proseguire lungo la strada del governo del cambiamento, che se mi permettete altro non è che la strada della buona politica che i cittadini invocano da anni. Chiedo quindi a entrambe le forze politiche, e in particolare mi rivolgo ai rispettivi leader che rivestono un ruolo primario nella compagine di governo, di operare una chiara scelta e di dirmi, dirci, se hanno intenzione di proseguire nello spirito del contatto stipulato, con l’obiettivo di porre in essere le azioni per la realizzazione dei suoi contenuti, compresi gli ulteriori temi, alcuni dei quali li ho riassunti poco prima nell’interesse del Paese, ovvero se preferiscono riconsiderare questa posizione semmai perché coltivano la speranza di una prova elettorale che valga a consolidare la propria posizione, e anche dall’altro lato a riscattare una sconfitta. Io personalmente resto disponibile a lavorare con la massima determinazione per continuare in un percorso riformatore che al termine naturale della legislatura potrà consegnare a noi stessi e ai nostri figli un’Italia migliore. Non solo più giusta, più equa, più inclusiva, ma anche più efficiente, più moderna, più competitiva, più attraente per gli stessi investitori. Non posso compiere queste scelte da solo. Le forze politiche che detengono la maggioranza in entrambe le Camere devono essere pienamente consapevoli di questo loro compito e delle rispettive responsabilità. Certamente qui voglio esser chiaro con tutti i cittadini: non mi presterò in nessun modo a vivacchiare, a galleggiare al solo fine di protrarre la mia permanenza qui a Palazzo Chigi.

Se non ci fosse una chiara assunzione di responsabilità come da me richiesto, e attenzione, se i comportamenti non fossero coerenti e conseguenti, molto semplicemente con la trasparenza e con la lealtà della mia azione e nel rispetto delle procedure costituzionali, rimetterò il mio mandato nelle mani del Presidente della Repubblica al quale colgo l’occasione per rinnovare la mia profonda stima e il mio sentimento di gratitudine per il sostegno e per i consigli che mi ha sempre voluto onorare fin dall’inizio del mio mandato. E dunque compito delle forze politiche decidere. Chiedo una risposta chiara, inequivoca e anche rapida perché il Paese non può attendere. Grazie.”

Dopo l’ultimatum di Conte la mina dello sblocca-cantieri sul governo

di v.ruggiero

Precipita la situazione nella maggioranza poco dopo la chiusura della conferenza stampa con cui il premier Conte ha chiesto ai vicepremier Salvini e Di Maio di collaborare sull’applicazione del contratto di governo minacciando in caso contrario di dimettersi. “Ora ognuno si assuma le sue responsabilità”, avrebbe detto il premier nel corso della riunione a Palazzo Chigi sul decreto sblocca cantieri. Dopo un lungo confronto sull’emendamento della Lega per sospendere il codice degli appalti, sarebbe stato Conte a porre fine alla riunione di fronte al no della Lega alla richiesta di ritirarlo.

Il vertice serale a Palazzo Chigi Ore 20 di ieri. A Palazzo Chigi Conte riunisce i vertici di maggioranza sullo sblocca-cantieri. Assente Matteo Salvini che preferisce restare a Cremona, per un comizio. C’è un solo grosso nodo sul tavolo, la volontà della Lega di vedere approvato l’emendamento cosiddetto Salvini: sospensione dell’efficacia del codice appalti per 2 anni. Uno sblocca-cantieri che risolve gli intoppi alla radice. Al tavolo oltre al premier Conte ci sono i capigruppo Patuanelli e Romeo, il ministro Toninelli, i sottosegretari Crippa, Santangelo e Valente. Coerentemente alla conferenza stampa Conte chiede di togliere di mezzo tutte le proposte non concordate. A cominciare ovviamente dall’emendamento Salvini. In questo modo il dl sblocca-cantieri potrà proseguire il cammino nell’aula del Senato. Ma il premier, dopo circa un’ora di discussione con i membri leghisti del governo, alza le mani, dicendo che non c’erano margini per continuare. E va via, facendo saltare anche la riunione prevista sul dl crescita, fermo alla Camera. “E’ una questione di metodo, così non va bene”. E anche: “E’ una cosa che avevamo già archiviato”, avrebbe detto il premier “decisamente contrariato”, come fanno trapelare fonti di governo. Conte in conferenza stampa: rispetto del contratto o mi dimetto “Ho sempre ritenuto che il contratto fosse un elemento di forza del governo: è la modalità più lineare e trasparente per dar vita a un governo tra due distinte forze politiche con contenuti programmatici diversi e contesti valoriali distinti – aveva detto il premier in conferenza stampa a Palazzo Chigi – ma convinte che il paese dovesse fare un cambio di passo, cose diverse da chi aveva governato prima, incapace di intercettare le esigenze e le paure dei cittadini”. E’ proprio sul contratto che Conte ha lanciato un monito a Lega e M5S. “Dicano se vogliono andare avanti in quello spirito o sono pronto a lasciare”. Non certo durata governo, non dipende solo da me. Salvini e Di Maio dicano se continuare “Non posso essere certo della durata del governo: non dipende solo da me” dice il presidente del Consiglio. “Chiedo quindi a entrambe le forze politiche e in particolare ai loro leader di operare una chiara scelta e di dirci se hanno intenzione di proseguire nello spirito del contratto”. Non mi presto a vivacchiare, avanti o lascio “Personalmente resto disponibile a lavorare nella massima determinazione di un percorso di cambiamento” continua. “Ma non posso compiere questa scelta da solo. Le due forze politiche devono essere consapevoli del loro compito”. “Se ciò non dovesse esserci non mi presterò a vivacchiare per prolungare la mia presenza a palazzo Chigi. Molto semplicemente rimetterò il mio mandato”.

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