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Piccole Storie Manicomiali del paese dei pazzi

Ci vorrà tempo perché questo panorama cambi, troppo tempo per chi resta rinchiuso.

Dottore VITTORIO SAVINO

13 maggio 2019 – Piccole Storie Manicomiali del paese dei pazzi

Con l’unità d’Italia sono le provincie ad occuparsi dell’amministrazione manicomiale, sotto la diretta dipendenza del Ministero degli Interni. La regionalizzazione viene respinta con fermezza ed in pratica le province , che controllano concretamente l’elettorato e le risorse economiche ed anche la gestione dei manicomi. Parliamo di un controllo” che in molti casi assorbe almeno il 60% del bilancio della stessa Provincia con non pochi problemi connessi.

Bisogna attendere il 1881, perché il Governo De Pretis si occupi per la prima volta in Italia dei manicomi. Ne viene fuori una politica manicomiale di vera e propria repressione del malato mentale,

Fallisce così, fin dallo avvio l’idea che il manicomio sia un modello di riabilitazione fisico-morale, mentre si fanno strada prepotentemente i disegni di legge per “assicurare meglio la difesa sociale” che culmineranno nella legge del 1904.

La politica dell’emarginazione, in uno Stato rigido ed autoritario non può non portare ad una logica evolutiva degli ingressi nei manicomi. Nel 1883 i ricoverati erano 12.000, nel 1898 diventano 36.800.

Bisogna attendere il 1955 perché a Ginevra l’Organizzazione Mondiale della Sanità bocci senza mezze misura tutta l’organizzazione dell’assistenza sociale per le malattie mentale, dando anche degli indirizzi di ammodernamento. Nel 1959 in Inghilterra nasce il “New Mental Act” e scompare “l’imbecille morale”, per cui anche una donna che aveva avuto figli al di fuori del manicomio poteva essere rinchiusa con necessità di custodia.

Nel 1961 in America viene edito “Action for Mental Health” e nel 1963 John F.Kennedy illustra al Congresso l’avvio di un programma per la salute mentale totalmente nuovo ed in contrapposizione con il passato.

Ma chi cura questi malati ?

negli anni ’60 in Italia vi è forte carenza di personale , in servizio 756 psichiatri (272 primari, 162 aiuti e 332 assistenti), Il richiamo è scadente, i giovani medici fuggono dalla psichiatria e dai manicomi dove gli stipendi sono bassi e vi è scarsa motivazione alla permanenza ed alla crescita. L’età media degli psichiatri è estremamente alta di gran lunga superiore a quella delle altre specialità.

Gli infermieri sono 16.725, con qualità abbastanza inadeguata sotto il profilo professionale, praticamente nulla per la preparazione all’assistenza psichiatrica. Il Nord ha poi il triplo dei posti letto di quelli del Sud del paese.

Ci vorrà tempo perché questo panorama cambi, troppo tempo per chi resta rinchiuso.

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