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Siri non è più sottosegretario, Conte ha firmato la revoca. E il M5S: «Ora stop alle Autonomie»

L’atto, che ora dovrà passare al vaglio del Quirinale, era stato annunciato dallo stesso Conte nei giorni scorsi.

Siri, via alla procedura di revoca. Il decreto di Conte in Consiglio dei ministri Siri, via alla procedura di revoca. Il decreto di Conte in Consiglio dei ministri

Mercoledì 8 maggio riunione del governo: prevista una discussione ma non il voto.

L’obiettivo del premier è solo informare i ministri e poi girare l’atto al Colle

Prevede un confronto, una discussione, ma non un voto. Ha dalla sua parte la legge, che lo autorizza a scrivere da solo un atto giuridicamente completo, inoppugnabile, di natura amministrativa e non legislativa: nella sostanza e nel merito un atto di revoca della nomina del sottosegretario leghista Armando Siri come ha già anticipato qualche giorno fa in conferenza stampa.

Quel documento, un decreto del capo del governo, a cui ha lavorato il Segretariato generale di Palazzo Chigi, è già pronto e stamattina Giuseppe Conte lo porterà sul tavolo del Consiglio dei ministri non per metterlo ai voti, ma per leggerlo e informare i ministri presenti. Del resto la legge che lo autorizza a nominare i sottosegretari, anche se rimanda a un decreto del presidente della Repubblica come chiusura di un procedimento amministrativo, dice che le proposte del capo del governo si fanno «sentito» il Consiglio dei ministri.

E la stessa regola vale al contrario; anche per la revoca il governo può limitarsi ad ascoltare quello che eventualmente avranno da dire i colleghi di governo, soprattutto della Lega, ma senza che questo infici il procedimento che ha avviato Per questo motivo la riunione di oggi probabilmente non vedrà un voto e per questo motivo in questi giorni Giuseppe Conte ha escluso una votazione.

Ovviamente, vista anche l’assenza o quasi di precedenti, la discussione che si aprirà potrà anche avere esiti imprevedibili.

Di sicuro Conte punta a formalizzare la sua decisione senza traumi politici, cercando di non spaccare il governo, evitando gesti clamorosi della Lega, come l’uscita dal Consiglio o la richiesta comunque di una votazione. Immagina un andamento sereno e non burrascoso della riunione dell’esecutivo, ma non dipende soltanto da lui.

Matteo Salvini ha già detto che in ogni caso si andrà avanti, che non ci sarà alcuna crisi di governo, ma è possibile anche che non si arrenda facilmente, che voglia comunque marcare una distanza politica e sostanziale dalla decisione del premier, in sostanza dal «licenziamento» del suo sottosegretario, indagato per corruzione per aver cercato di presentare un emendamento retroattivo in Parlamento che avrebbe favorito soltanto un cerchia ristretta di imprenditori. La legge disciplina nella forma soltanto la nomina dei sottosegretari. Non prevede il caso revoca.

Ma si ritiene che per la revoca dell’incarico si debba seguire, a ritroso, la stessa procedura. Viene prevista da una delle leggi fondamentali sull’attività di governo, la 400 del 1988, in particolare l’articolo 10. In questo caso l’articolo recita così: «I sottosegretari di Stato sono nominati con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il ministro che il sottosegretario è chiamato a coadiuvare, sentito il Consiglio dei ministri».

Dunque l’atto che Conte porterà in Consiglio avrà il concerto del ministro Toninelli, che ha già peraltro ritirato le deleghe a Siri,e dovrà poi andare al Quirinale per essere controfirmato e trasformato in decreto del Presidente della Repubblica.

Un passaggio formale, sul quale il Colle ha già fatto sapere di non avere alcun problema di sorta. Insomma la formula del «sentito il consiglio dei ministri» significa che un eventuale voto non solo non è previsto, ma anche se ci fosse non sarebbe determinante. Bisognerà vedere quanto Matteo Salvini e gli altri esponenti della Lega si opporranno a questa procedura e quali eventuali contromosse adotteranno.

Il ministro della giustizia definisce la condanna per bancarotta fraudolenta di Siri un FATTO PERSONALE. Vi rendete conto? Bisognerebbe ritirargli la laurea! Che brutta cosa l’ipocrisia #M5s ‬

Salvini: “Con il M5S c’è una spaccatura non solo su Siri. Ma si va avanti con il governo”. E che fine ha fatto “l’Ultimo Avviso” annunciato Urbe et Orbi? Ah capitano … LORO capitano! Giulia Bongiorno difende Siri in consiglio dei ministri La Lega fa muro contro le dimissioni del sottosegretario. Il premier Conte ha illustrato i motivi che lo hanno spinto a chiedere la revoca dell’incarico per il leghista Doveva essere un consiglio dei ministri ed è diventato un processo. Il caso Siri infatti ha aperto in cdm una dura discussione tra due avvocati: da una parte il premier Giuseppe Conte che ha illustrato i motivi e le opportunità che lo hanno spinto a proporre la revoca dell’incarico di sottosegretario leghista, indagato per corruzione. Dall’altra il ministro della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, contraria alle dimissioni del sottosegretario. Il partito di Matteo Salvini ha infatti affidato la “difesa” a un, duro, intervento del ministro. Dopo gli interventi dei due “avvocati”, al tavolo del consiglio sull’opportunità della revoca di Siri, a quanto si apprende, sono intervenuti diversi ministri del M5S e della Lega, a cominciare dai due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. La discussione viene descritta da alcune fonti come “civile”. E aggiungono che sono intervenuti i ministri Bongiorno e Salvini per ribadire “fiducia nel premier ma anche difesa del sottosegretario Armando Siri, innocente fino a prova contraria”. Alla fine del cdm è stato revocato l’incarico a Siri.

Prima del Consiglio dei ministri il Blog delle stelle aveva pubblicato un post di Luigi Di Maio in cui si chiedeva alla Lega di far dimettere Siri senza dover arrivare alla conta in cdm: “Faccio un ultimo appello, nelle ultime ore prima del Consiglio dei ministri, alla Lega, di far dimettere Armando Siri e non arrivare alla conta in Consiglio dei ministri”.

“Da noi chi sbaglia è fuori in 30 secondi, fate la stessa cosa anche voi! Lo dico al Pd, lo dico a Zingaretti: metta fuori dal suo partito il governatore della Calabria e ne chieda le dimissioni. Lo dico a Forza Italia, di espellere tutti i coinvolti nell’inchiesta di corruzione lombarda. Dico a Fratelli d’Italia di chiarire su questo presunto finanziamento illecito”, sono ancora le parole del capo politico M5s. Siri non è più sottosegretario, Conte ha firmato la revoca.

E il M5S: «Ora stop alle Autonomie» Il sottosegretario leghista indagato per corruzione rimosso con un decreto, senza votazione. Scontro in Consiglio dei ministri, ora l’atto al Quirinale. Il Movimento alza ancora lo scontro.

La Lega: «Fiducia nel premier, ma ora fatti concreti su flat tax e altro» Il premier Giuseppe Conte, con un decreto presentato in Consiglio dei ministri, ha ufficializzato la revoca dell’incarico ad Armando Siri, il sottosegretario leghista indagato per corruzione e al quale il ministro Danilo Toninelli aveva ritirato la delega alle Infrastrutture poco dopo l’ufficializzazione dell’inchiesta.

Al vertice erano presenti al gran completo tutti i rappresentanti di governo di Lega e M5S; assenti i ministri Tria e Moavero Milanesi. Poco prima dell’inizio del Consiglio, il leader leghista Salvini ha pubblicato sui social network la foto di sua figlia con lo sfondo del Castello Sforzesco: «Vita, gioia, speranza e amore», il commento a corredo del tweet.

Il vertice di governo è iniziato in ritardo, perché il vicepremier Matteo Salvini ha riunito tutti i ministri leghisti nell’ufficio del sottosegretario Giancarlo Giorgetti per decidere la strategia da adottare.

Tutto mentre il leader del M5S Luigi Di Maio aveva rilanciato: «Faccio un ultimo appello, nelle ultime ore prima del Consiglio dei ministri, alla Lega, di far dimettere Armando Siri e non arrivare alla conta in Consiglio dei ministri».

Duro lo scontro tra gli alleati di governo, con la Lega che ha continuato a fare muro contro la decisione del presidente del Consiglio.

La difesa di Siri è stata affidata al ministro della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, una degli avvocati più noti d’Italia, che ha rivendicato «la linea garantista» rispetto l’indagine per corruzione che vede protagonista Siri. Durante il dibattito sono intervenuti anche Salvini e Di Maio.

I toni del confronto, almeno secondo quanto filtra da Palazzo Chigi, sarebbero stati «civili».

La Lega, riferiscono fonti del Carroccio, avrebbe confermato la fiducia a Conte, sottolineando però che «adesso bisogna passare dalla chiacchiere ai fatti, perché ci sono troppe cose da fare: flat tax, apertura dei cantieri, sviluppo e infrastrutture».

L’atto, che ora dovrà passare al vaglio del Quirinale, era stato annunciato dallo stesso Conte nei giorni scorsi.

Durante la riunione a Palazzo Chigi c’è stato solo un confronto, non una votazione, perché la procedura avviata dal capo del governo è basata su un atto di natura amministrativa (e non legislativa) e non lo prevede. Intanto il M5S affonda il colpo sull’Autonomia delle Regioni, punto molto caro alla Lega: «C’è troppa corruzione nelle Regioni, è necessario sospendere le Autonomie — scrive su Facebook Luigi Gallo, presidente della commissione Cultura della Camera —.

La retata in Lombardia e l’arresto del consigliere regionale di maggioranza Tatarella di Forza Italia, la condanna a 3 anni e 3 mesi per peculato di Barracciu, consigliera regionale sarda del Pd, l’indagine al presidente di Regione calabrese del Pd Oliviero per associazione a delinquere e corruzione, e ancora, l’inchiesta in Umbria, le condanne in Abruzzo e altro ci raccontano una politica regionale vulnerabile alla corruzione, più vicina agli interessi privati che a quelli dei cittadini, a quelle di tutto il popolo italiano».

Immediato lo stop dalla Lega: «Un autorevole esponente del Movimento 5 stelle chiede di sospendere l’iter dell’autonomia perché a livello locale c’è corruzione? — dice Paolo Grimoldi, deputato della Lega e segretario del partito in Lombardia — Intanto ricordo che le maggiori forme di autonomia per le Regioni sono nel Contratto di governo, per cui fine della discussione. Ma all’onorevole Gallo rispondo che seguendo la sua logica allora dovremmo togliere subito le competenze al Comune di Roma che in questa legislatura ha avuto arresti eccellenti, come quello del presidente del consiglio comunale, senza contare la pessima gestione amministrativa della città».

Duro anche il commento di Davide Casaleggio, presidente dell’Associazione Rousseau: «Bisogna segnare la differenza e saper dare l’esempio anche ad altri partiti, che spero possano prendere esempio dai metodi e dagli strumenti che abbiamo messo in piedi nel Movimento Cinque Stelle».

E poi: «Spero che tutti i partiti possano cominciare a copiare alcune buone pratiche che abbiamo messo in piedi», ha aggiunto spiegando che i candidati del Movimento 5Stelle sono tutti incensurati.

Caso Siri, revocato l’incarico al sottosegretario Siri

Il premier Giuseppe Conte ha revocato le deleghe al sottosegretario Siri. Questa la decisione del Consiglio dei ministri, riunitosi nella mattinata di mercoledì 8 maggio [qui la diretta] per decidere sul caso del sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti della Lega indagato per corruzione

Da settimane il Movimento Cinque Stelle chiedeva le dimissioni di Siri, mentre la Lega era schierata compatta in difesa del sottosegretario. Alla vigilia del Cdm, il vicepremier leghista, Matteo Salvini, aveva annunciato che, nel caso in cui fosse andati alla votazione, il Carroccio avrebbe votato contro la revoca     

Il premier Giuseppe Conte il 2 maggio scorso aveva annunciato di aver deciso, dopo settimane di riflessione, di chiedere la revoca del sottosegretario. “Invito la Lega a non lasciarsi guidare da reazione corporative e il Movimento Cinque Stelle a non approfittare di questa soluzione per cantare una vittoria politica”, aveva detto in quell’occasione Conte.

La reazione della Lega – All’uscita dal Cdm, Salvini ha parlato di “discussione civile e pacata”. Fonti della Lega dichiarano: “Basta coi litigi e le polemiche, ci sono tantissime cose da fare: Flat tax per famiglie, imprese e lavoratori dipendenti, autonomia, riforma della giustizia, apertura dei cantieri, sviluppo e infrastrutture. Basta chiacchiere, basta coi no e i rinvii”. Di Maio alla vigilia – Alla vigilia del Consiglio dei ministri, il vicepremier M5S, Luigi Di Maio, aveva ribadito la posizione del movimento a sostegno della richiesta di dimissioni di Siri.

Salvini alla vigilia – Martedì il leader della Lega, Matteo Salvini, ha osservato che i fronti di spaccatura con il Movimento Cinque Stelle sono più del solo caso Siri.

Di cosa è accusato Siri – Armando Siri, sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti della Lega, è indagato per corruzione dalla Procura di Roma: secondo l’ipotesi accusatoria Siri avrebbe sarebbe stato pagato da un imprenditore per fare pressioni affinché nel Def 2018 fosse inserita una norma che favorisse in contributi alle imprese che operano nel settore delle energie rinnovabili. In particolare, Siri sarebbe stato avvicinato dall’ex deputato Paolo Arata, che avrebbe fatto da tramite tra lui e l’imprenditore Vito Nicastri, considerato vicino al boss latitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro.

Nei giorni è finito nel mirino degli inquirenti (in questo caso la Procura di Milano) anche l’acquisto da parte di Siri per 600mila euro di una palazzina, finanziato attraverso un mutuo ottenuto senza prestare garanzie.

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