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URSULA FRANCO: analisi stralci di interviste rilasciate da Salvatore Caruso, sulla scomparsa di Samira Sbiaa

“Dovevo impiccarmi pure io” è una forma di “Leakage”. Il Leakage consiste nel rilascio involontario di informazioni. Per un qualche motivo queste parole sono presenti nella mente del Caruso e gli sono sfuggite.

Scomparsa di Samira Sbiaa: analisi di alcuni stralci di interviste rilasciate da Salvatore Caruso

Salvatore Caruso e sua moglie Samira Sbiaa

Samira Sbiaa è scomparsa da Torino il 7 aprile 2002, suo marito, Salvatore Caruso, è stato recentemente indagato per omicidio.

Ci aspettiamo che nelle risposte alle domande dei giornalisti che lo hanno intervistato dopo che gli inquirenti lo hanno indagato, Caruso:

  1. mostri di possedere il cosiddetto “muro della verità”, che è una potente ed impenetrabile barriera psicologica che permette a coloro che dicono il vero di rispondere con poche parole alle domande relative al caso giudiziario in cui sono coinvolti, in quanto non hanno la necessità di convincere nessuno di niente;
  2. neghi in modo credibile di aver commesso il reato di cui è accusato dicendo “Io non ho ucciso Samira” e che poi, riferendosi alla sua negazione, dica: “sto dicendo la verità”.

Nicola Endimioni: Scusi, quando Samira scompare, che lei non la trova più quella benedetta mattina, lei che fa?

Salvatore Caruso: Che fai? Io vado dai carabinieri, faccio fare la denuncia… eh… telefonai ai suoi per vedere se… perché io credevo che era andata via con il fratello, poi lui dice: “No, io non so dov’è”, e allora che fine ha fatto?

Si noti che il Caruso prende tempo per pensare a come costruire una risposta esordendo con la domanda “Che fai?”.

Purtroppo la risposta del Caruso non può essere analizzata perché è contaminata, il giornalista ha infatti coniugato i verbi al presente nella domanda.

Se la domanda fosse stata “Mi dice che cosa è successo il 7 aprile 2002?”, si sarebbero invece potuti analizzare i tempi dei verbi utilizzati dal Caruso. In Statement Analysis si analizzano i tempi verbali utilizzati da un soggetto invitato a rievocare un evento accaduto, eventuali dichiarazioni in cui il verbo sia coniugato al presente sono da considerarsi non credibili. In poche parole, chi falsifica, non pescando nell’esperienza, usa il verbo al presente.

Salvatore Caruso: Io ero uscito, al ritorno…quando ritorno, non l’ho più trovata.

Nicola Endimioni: Dove era andato lei?

Salvatore Caruso: Ero andato a Torino a fare un po’ di spesaaa. Ero andato a Torino a fare un po’ di spesa.

Si noti la ripetizione di “Ero andato a Torino a fare un po’ di spesa”.

Nicola Endimioni: Se lo ricorda bene quel giorno?

Salvatore Caruso: Sì, sì, sì, sì, era un giorno come tanti che uscivo, andavo a fare la spesa, la sera tornavo indietro eee.

Si noti la ripetizione dei “Sì”.

Si noti la frase “era un giorno come tanti”. Si tratta del “Normal Factor”. Il fatto che Salvatore Caruso senta il bisogno di equiparare quel giorno a tanti altri giorni ci permette di inferire che, al contrario di ciò che lui vuol farci credere, quel giorno non fu un giorno come tanti altri.

Nicola Endimioni: Quindi lei quel giorno si ricorda di essere andato a Torino a fare delle spese?

Salvatore Caruso: Sì, sono andato a Torino.

Nicola Endimioni: Che spese?

Salvatore Caruso: Ma che spese… ho comprato de… de… de… della frutta, della verdura, quello che serviva, su.

Nicola Endimioni: Fino a Torino per comprare frutta e verdura?

Salvatore Caruso: Sì, perché io normalmenteee la spesa la faccio a Torino.

Si noti “normalmenteee”. Si tratta ancora del “Normal Factor”. Fare riferimento alla routine è un escamotage usato da chi non dice il vero per evitare di falsificare relativamente ai fatti del giorno sul quale viene intervistato/interrogato.

Nicola Endimioni: Quel giorno, quel pomeriggio, quante ore sta via?

Il giornalista continua a parlare al presente.

Salvatore Caruso: Sarò stato 2 ore, 2 ore e mezzo, 3 ore, adesso non vado a guardare l’orologio. Quando rientro non la trovo a casa. Alla mattina sono andato a fare la denuncia dai carabinieri.

E purtroppo, ancora una volta, la risposta del Caruso non può essere analizzata perché contaminata.

Il Caruso non precisa di che tipo di “denuncia” si tratti.

Nicola Endimioni: Dopo 12 ore, subito?

Salvatore Caruso: Eh, io speravo che rientrasse.

Una risposta evasiva che ci lascia intendere che la domanda è sensitiva.

Il giornalista ha riferito che il Caruso non ha mai sporto denuncia di scomparsa ma ha invece querelato Samira per appropriazione indebita.

Nicola Endimioni: Salvatore, ci sta dicendo la verità?

Purtroppo il giornalista introduce il termine “verità” contaminando irrimediabilmente la risposta. La domanda da fare in questi casi è “Perché dovremmo crederle?” o “Perché dovrei crederle?” e l’unica risposta credibile è “Perché sto dicendo la verità”. 

Salvatore Caruso: Certo che sto dicendo la verità, cosa… cosa dovrei nascondere? Cosa avrei da nascondere io?, che c’ho s… rimesso la salute eeee i soldi e tutto.

Quando Caruso dice “Certo che sto dicendo la verità” non è credibile perché ripete a pappagallo le parole del giornalista. 

Quando Caruso dice “cosa… cosa dovrei nascondere? Cosa avrei da nascondere io?” è lui ad aprire alla possibilità che abbia qualcosa da nascondere.

Nicola Endimioni: I carabinieri qualche settimana fa, qualche mese fa l’hanno chiamata? L’hanno convocata?

Salvatore Caruso: Una telefonata, ma nient’altro, per avere notizie se… se si era fatta viva o non si era fatta viva. E basta.

Si noti che Caruso non fa il nome della moglie scomparsa, un modo per prenderne le distanze.

Nicola Endimioni: Quando ha ricevuto questa telefonata da parte dei carabinieri?

Salvatore Caruso: Qualche mesetto fa, 20 giorni fa, un mesetto fa circa.

Nicola Endimioni: E lei cosa ha risposto?

Salvatore Caruso: Eeee… quello che sto rispondendo a lei. Che io ho divorziato, questa persona non si è fatta più viva, l’ho cercata, non s’è fatta viva eee cosa… cosa dovevo fare di più? Dovevo impiccarmi pure io, dovevo impiccarmi?

“Eeee” è una pausa per pensare a cosa rispondere.

Chiamare Samira “questa persona”, gender neutral, è un modo per prenderne le distanze.

Per un qualche motivo le parole “Dovevo impiccarmi pure io” sono presenti nella mente del Caruso e gli sono sfuggite, si tratta di “Leakage”. Il “Leakage” consiste nel rilascio involontario di informazioni. 

Nicola Endimioni: Perché mi dice “pure io”?

Una buona domanda.

Salvatore Caruso: Ehhh… io di come è andata la faccenda… del nervoso che… che mi sono preso potevo anche fare… fare qualche fesseria, ma sono riuscito a controllarmi e sono ancora qui, cosa vuole che le dica?

La pausa “Ehh”, la ripetizione del “che” e la domanda “cosa vuole che le dica?” ci informano che la domanda del giornalista è sensitiva.

Salvatore Caruso: E cosa penso, penso che non c’è niente, è tutta una messinscena e basta.

Nicola Endimioni: E quelle ossa secondo lei non sono umane?

Una domanda che permetterebbe al Caruso di negare di aver ucciso sua moglie e di averla sepolta in giardino.

Salvatore Caruso: Ma io non lo so… in giardino, io è da 30 anni che sono qua, prima non lo so (incomprensibile).

Un’occasione persa.

Salvatore Caruso: È una bidonata, bidonata, lo capisci? Sì o no?

Nicola Endimioni: Lei è stato bidonato!?

Salvatore Caruso: Sì, so’ stato bidonato.

Nicola Endimioni: Da chi?

Salvatore Caruso: Da lei e dalla sua famiglia dopo che li ho aiutati, economicamente. Cosa vuole le dica di più?

Giornalista donna: Quindi non l’ha ammazzata Samira?!

Una sorta di domanda/affermazione che non solo invita

Caruso a negare ma lo mette anche sulla difensiva.

Salvatore Caruso: Ma che ammazzata eee ammazzata, non c’ho mai alzato una mano, né a lei, né ad altre donne.

“Ma che ammazzata eee ammazzata” e “non c’ho mai alzato una mano, né a lei, né ad altre donne” non sono negazioni credibili. 

Giornalista donna: Però sono delle accuse pesanti.

Salvatore Caruso: Eee accuse pesanti, si smonteranno tutte accuse.

Giornalista donna: Perché?

La domanda permetterebbe al Caruso di negare.

Salvatore Caruso: Perché io non ho fatto niente e perché… perché… perché… non ho fatto niente io.

“Perché io non ho fatto niente” non è una negazione credibile in quanto atemporale e aspecifica. Si noti che il Caruso, per evitare lo stress che gli indurrebbe il confrontarsi con il reato di cui è accusato, minimizza. 

Le regole di un’intervista e quelle di un interrogatorio sono le stesse:

  1. evitare le domande chiuse che permettono all’interrogato/intervistato di rispondere con un “Sì” o un “No”;
  2. evitare le domande multiple;
  3. non interrompere mai l’interrogato/intervistato;
  4. non introdurre nuovi termini;
  5. fare domande in relazione alle risposte usando le parole dell’interrogato/intervistato;
  6. evitare affermazioni;
  7. evitare giudizi morali;
  8. non suggerire le risposte. 
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