Cronaca

CLAN SCHETTINO: SEQUESTRI PER 1,5 MILIONI

Mafia in Basilicata: «Radicati gravi fenomeni»

«Il crimine non paga, lo stiamo dimostrando e continueremo a farlo». Con queste parole Francesco Curcio, procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Potenza, ha commentato l’ingente sequestro di beni immobili e mobili, nei confronti del sodalizio criminale, per gli inquirenti di stampo mafioso, detto clan Schettino. Organizzazione dedita per lo più al racket delle estorsioni e allo spaccio di stupefacenti. La Guardia di Finanza che ha eseguito l’operazione, a Policoro e Scanzano Jonico, ha quantificato l’entità complessiva del sequestro in circa un milione e mezzo di euro. Nello specifico sono state sequestrate 11 proprietà immobiliari, fabbricati,  terreni ed attività economiche, nel mirino anche il night club Pepita di Marconia di Pisticci, 23 rapporti bancari e postali e 12 tra autovetture e motocicli. Come spiegato dagli inquirenti l’intervento d’urgenza a carico di Gerardo Schettino, ritenuto promotore e capo dell’omonima organizzazione criminale operante nell’intera fascia jonico metapontina, è stato necessario a seguito delle ultime emergenze investigative i cui indizi portavano in un’unica direzione: il clan, sgominato nell’ottobre scorso con l’arresto di oltre 20 persone, stava cercando di alienare il patrimonio accumulato negli anni tramite attività illecite. Una delle tre case di proprietà degli Schettino, per esempio, era stata immessa sul mercato per la vendita. Gli inquirenti, inoltre, hanno ricostruito la rete dei prestanome ai quali erano intestati i beni, per lo più familiari naturali o acquisiti e affini, molti dei quali risultavano avere redditi molto bassi. Il procuratore Curcio ha voluto sottolineare anche il risvolto sociale, nonchè di giustizia, che i sequestri patrimoniali alla malavita hanno. «Così si restituisce il maltolto fatto alla società e si mitiga quel sentimento di disagio della collettività che vede che chi è dedito ai reati può permettersi tenori di vita superiori a chi invece lavora onestamente».

Ferdinando Moliterni

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