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La CASSAZIONE ASSOLVE ATTILIO MARTORANO

Con il COMMENTO a CALDO di Attilio Martorano

Così ha deciso la VI Sezione della Cassazione sulla condanna per peculato all’ex assessore regionale alla Sanità Attilio Martorano, difeso dai professori Donatello Cimadomo e Franco Coppi.

Prof. FRANCO COPPI

La condanna di primo grado, nel cosiddetto etto processo Rimborsopoli, era stata invece confermata dalla Corte d’Appello di Potenza che gli aveva ingiustamente inflitto la pena di un anno e sei mesi. L’inchiesta partì nell’aprile del 2013 e colpì numerosi uomini politici lucani, tra consiglieri ed assessori regionali in carica ed ex consiglieri e assessori di tutti gli schieramenti
Attilio Martorano, in primo grado, era stato l’unico a far ricorso al rito abbreviato tra i numerosi imputati in una inchiesta che pose al centro le spese messe a rimborso, non riconducibili, secondo la ricostruzione dell’accusa, ad attività istituzionali.

L’ex assessore, precedentemente anche presidente di Confindustria Basilicata, era ingiustamente accusato di aver rendicontato spese non ammissibili per circa 800 euro.
I fatti contestati, per i quali oggi Martorano è stato definitivamente assolto, riguardavano perlopiù fatture e scontrini relativi a pranzi e cene che l’accusa riteneva di natura privata e non rientranti nell’attività politico-istituzionale.

La Cassazione non ha però concordato con i giudici precedenti.

IL COMMENTO A CALDO di Attilio Martorano 

“Desidero ringraziare con profonda gratitudine tutti coloro che hanno voluto condividere con me questo grande momento di gioia e di riconciliazione personale.

Sono stati 5 lunghi anni, utili per accertare fino in fondo l’eventuale sussistenza di quanto mi veniva addebitato.

Il pronuciamento della Suprema Corte ha stabilito che “i fatti non sussistono”

Sarebbe troppo facile affermare oggi che ero sicuro che sarebbe andata così. Io ho temuto per me e per la mia famiglia.

Ho temuto, e spesso avvertito, il giudizio sommario che l’odiosità della contestazione suscita naturalmente nei più. Ho accettato in silenzio i primi due gradi di giudizio ed accolgo con altrettanta pacatezza il terzo e definitivo. Questo scritto vuole solo essere un segno di riconoscenza verso chi, in questi anni, ha voluto guardare oltre, cercando l’uomo, con i suoi difetti e i suoi possibili inciampi.”

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