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Mibac, ricostituiti i Comitati tecnico-scientifici per musei e biblioteche

I Comitati così ricostituiti fanno parte dei sette comitati tecnico-scientifici istituiti nel 2014 quali organi consultivi centrali del Mibac. In base al decreto 171/2014, gli altri comitati tecnico-scientifici si occupano di archeologia, paesaggio, belle arti, archivi e, infine, arte e architettura contemporanee.

Pubblicati due decreti ministeriali che ricostituiscono il Comitato tecnico-scientifico per i musei e l’economia della cultura e il Comitato tecnico scientifico per le biblioteche e gli istituti culturali. I decreti recano composizione e compiti dei Comitati.

Il Mibac ha ritenuto necessario di procedere alla ricostituzione del Comitato, al fine di ripristinare le funzioni consultive da esso svolte. Oltre ai componenti designati dal Ministro per i Beni culturali e dal Consiglio Universitario Nazionale, sarà eletto anche un rappresentante del personale tecnico-scientifico. Questo avverrà in una fase successiva con provvedimento dedicato. Il rappresentante sarà nominato sulla base dei risultati dell’elezione che si terrà nell’ambito del personale dell’amministrazione, così come stabilito dal Regolamento di organizzazione del Mibac (DPCM n. 171/2014).

IL COMITATO PER MUSEI ED ECONOMIA DELLA CULTURA

Saranno Silvana Annicchiarico e Giovanna Alberta Campitelli e Giuseppe Piperata i componenti del Comitato tecnico-scientifico per i musei e l’economia della cultura. Il Ministro per i Beni culturali ha designato Annicchiarico e Campitelli mentre il Consiglio Universitario Nazionale Piperata. I nuovi componenti sostituiscono Fabio Donato, Paola Dubini, Maria Utili e Pierluigi Sacco, nominati con decreto ministeriale del 19 febbraio 2015 per un triennio.

Il decreto ministeriale di ricostituzione del Comitato specifica che Annicchiarico e Campitelli sono state scelte in qualità di esperti di chiara fama in materia di musei ed economia della cultura.

IL COMITATO PER BIBLIOTECHE E ISTITUTI CULTURALI

Annamaria Malato e Marino Sinibaldi compongono invece, in qualità di esperti designati dal Ministro per i Beni culturali, il Comitato tecnico-scientifico per le biblioteche e gli istituti culturali. Ad affiancare i due esperti Alberto Petrucciani, esperto designato dal Consiglio Universitario Nazionale. I nuovi componenti sostituiscono Gino Roncaglia, Mauro Guerrini e Luca Bellingeri, nominati con decreti ministeriali del 19 febbraio e del 9 giugno 2015 per un triennio. Nel 2016, Teresa Cremisi, nominata con atto del 19 febbraio 2015, era stata sostituita da Paolo Matthiae fino alla scadenza dell’organo.

Il decreto ministeriale di ricostituzione del Comitato specifica che Malato e Sinibaldi sono stati scelti in qualità di esperti di chiara fama in materia di biblioteche e istituti culturali.

I COMITATI: ORGANI CONSULTIVI CENTRALI DEL MINISTERO

I Comitati così ricostituiti fanno parte dei sette comitati tecnico-scientifici istituiti nel 2014 quali organi consultivi centrali del Mibac. In base al decreto 171/2014, gli altri comitati tecnico-scientifici si occupano di archeologia, paesaggio, belle arti, archivi e, infine, arte e architettura contemporanee.

Essi avanzano proposte per la definizione dei programmi nazionali per i beni culturali e paesaggistici nelle materie di propria competenza. Esprimono pareri e avanzano proposte in ordine a metodologie e criteri di intervento in materia di conservazione. Le richieste in merito ai pareri possono derivare dal Segretario generale, dai direttori generali centrali o dai segretari regionali. Su richiesta degli stessi, i comitati possono essere chiamati ad esprimere pareri in merito all’adozione di provvedimenti di particolare rilievo, quali le acquisizioni o gli atti ablatori.

I comitati sono composti da quattro membri. Tra questi figurano due esperti di chiara fama e un professore universitario di ruolo in materie attinenti alla competenze specifiche di ciascun Comitato. Il quarto membro è un rappresentante eletto dal personale tecnico-scientifico del Ministero tra le professionalità attinenti la sfera di competenza dei singoli Comitati.

rassegna stampa

Interpellanza (2-00256) «Fassina, Fornaro, Fratoianni».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere – premesso che:
a più di due anni dall’attuazione della «seconda fase» della riforma organizzativa dei beni culturali avviata dal precedente Ministro Franceschini, che ha cambiato fisionomia al settore attraverso l’istituzione delle soprintendenze uniche territoriali organizzate, accorpando le soprintendenze ai beni archeologici a quelle per i beni architettonici e culturali, e la nascita di un nuovo assetto museale costituito da dieci nuovi poli museali autonomi, sono tutti concordi sul fatto che la tutela del patrimonio archeologico ne esce fortemente compromessa;
molti dei rilievi avanzati alla riforma sono contenuti in un «Manifesto» promosso da un fronte che accomuna un folto gruppo di accademici ed esperti di cultura, ex-soprintendenti ma anche magistrati, archeologi del pubblico impiego e giornalisti, che a tutt’oggi ha registrato l’adesione di oltre mille delle figure più qualificate della cultura archeologica e museale italiana;
l’aspetto più dibattuto dell’operazione è stato l’intento della riforma di privilegiare la valorizzazione sempre più commerciale del patrimonio artistico a discapito della sua tutela, attraverso la promozione di mostre e iniziative che poco avrebbero a che fare con l’identità dei luoghi che le ospitano. Inoltre, il suddetto accorpamento delle soprintendenze per i beni artistici con quelle per i beni architettonici e paesaggistici rappresenta per gli interpellanti uno dei passaggi più controversi della riforma, poiché alle nuove soprintendenze verrebbero affidati solo compiti di tutela e formazione e non anche compiti di gestione dei musei;
tra le funzioni delle neo-soprintendenze si ricordano: il rilascio di autorizzazioni per l’esecuzione di opere e lavori di qualsiasi genere sui beni culturali; la partecipazione e l’espressione dei pareri nelle conferenze di servizi; l’istruzione e le proposte alla competente Commissione regionale per il patrimonio culturale di provvedimenti di verifica o di dichiarazione dell’interesse culturale, di prescrizioni di tutela indiretta, nonché le dichiarazioni di notevole interesse pubblico paesaggistico ovvero le integrazioni del loro contenuto;
spending review e nuova efficienza sono l’origine e l’obiettivo della riorganizzazione di un Ministero, il Ministero per i beni e le attività culturali, che sembra non perseguire più come fine primario la salute e il benessere dell’immenso patrimonio culturale italiano, considerato mero prodotto sottoposto alle leggi del marketing;
è del tutto evidente, a parere degli interpellanti, come la riforma in questione tenda ad immobilizzare l’efficacia di tutti gli aspetti della tutela territoriale (attraverso un appesantimento della catena di comando e lo svilimento delle competenze scientifiche di soprintendenti e funzionari nelle soprintendenze uniche, l’introduzione dell’istituto del silenzio-assenso e la sottomissione delle soprintendenze alle prefetture), depauperandola sempre più di risorse, tutte orientate verso grandi progetti di valorizzazione commerciale del patrimonio artistico –:
se il Governo non ritenga opportuno, al fine di risolvere le problematiche esposte in premessa, adottare iniziative per:
a) il ripristino di uffici di soprintendenza autonomi esplicitamente dedicati ai beni archeologici, che esercitino insieme funzioni di tutela, ricerca e valorizzazione;
b) il ripristino della direzione generale archeologia che garantisca coordinamento e omogeneità di azione a livello nazionale per quanto riguarda la tutela e aspetti specifici di rilievo nazionale, come l’archeologia subacquea e la numismatica;
c) il riaccorpamento dei musei archeologici e delle aree archeologiche non autonome alle soprintendenze archeologiche;
d) l’avvio di procedure concorsuali pubbliche per la direzione dei più importanti musei e parchi archeologici, svolte da commissioni di esperti in archeologia, in luogo delle attuali e generiche prove selettive svolte da un’unica commissione eterogenea, che demanda la decisione finale al Ministro o ad un direttore generale di nomina ministeriale;
e) la definizione di una disciplina specifica in grado di garantire la qualità, la dignità, i diritti scientifici e le responsabilità degli archeologi professionisti e degli archeologi che operano all’interno delle amministrazioni pubbliche, attraverso il possesso dei necessari requisiti universitari.
(2-00256) «Fassina, Fornaro, Fratoianni».

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