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Torino-Lione: ultimate l’analisi costi-benefici e l’analisi giuridica

La documentazione integrale prodotta dai tecnici a disposizione per la consultazione

Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
La documentazione integrale prodotta dai tecnici a disposizione per la consultazione
12 febbraio 2019 – Gli esperti della Struttura Tecnica di Missione del MIT hanno completato le valutazioni sulla nuova linea ferroviaria Alta Velocità/Alta Capacità Torino-Lione, producendo l’Analisi costi-benefici e la relazione tecnico-giuridica.
Tutti i documenti sono interamente pubblicati e liberamente consultabili:

1. Analisi costi-benefici del Gruppo di Lavoro sulla valutazione dei progetti;

Fai clic per accedere a ACB%20nuovo%20collegamento%20ferroviario%20Torino%20-%20Lione.pdf

Gruppo di Lavoro sulla valutazione dei progetti Analisi costi-benefici del nuovo collegamento ferroviario Torino – Lione Gruppo di lavoro: Marco Ponti Paolo Beria Alfredo Drufuca Riccardo Parolin Francesco Ramella Roma, 11 Febbraio 2019

2. Relazione tecnico-giuridica.

Fai clic per accedere a Relazione%20tecnico-giuridica%20Torino-Lione.pdf

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

I molteplici profili evidenziati non consentono di determinare in maniera netta i costi in caso di scioglimento: su tale calcolo insiste principalmente la variabile costituita dall’esistenza di più soggetti sovrani che dovrebbero inevitabilmente considerare in sede negoziale le rispettive posizioni.
Con tale riserva, le voci e gli importi oggetto di discussione possono essere indicati solo in via puramente ipotetica, tenendo presente che tutti andrebbero eventualmente fatti oggetto di dimostrazione alla luce di tutte le circostanze che hanno influenzato l’evoluzione dell’opera in questione.
Pertanto, nell’enunciare tali voci deve essere tenuto presente che l’importo relativo potrebbe essere addebitato solo all’esito di un procedimento complesso il cui risultato è del tutto impredicibile.
I seguenti elementi di valutazione, vanno quindi intesi non come “dati” ma piuttosto come “coordinate” di orientamento in uno spazio caratterizzato da ampia aleatorietà:

a) a titolo di risarcimento per lo scioglimento di contratti in corso per servizi d’ingegneria e lavori si può ipotizzare fino a un massimo del 30% dell’ammontare dell’importo della parte di utile ancora da conseguire al momento dello scioglimento dei contratti, comprensivi dell’alea naturale del contenzioso e tenuto conto dei profili di incertezza in ordine alla normativa di volta in volta applicabile di cui si è detto;

b) a titolo di risarcimento o “penalità” esplicitamente previste dal Grant Agreement, le quali si verificano solo nell’ipotesi in cui lo scioglimento venisse giudicato alla stregua di una violazione dell’accordo per colpa grave, la somma dovuta sarebbe tra il 2 e il 10% e quindi tale somma si aggirerebbe tra un minimo di 16 mln/€ a un massimo di 81mln/€;

c) nell’eventualità, considerata nello scenario peggiore, della rivalsa relativa alla parte di costi sostenuti dalla Francia per la parte delle indagini, la somma ammonta a circa 400 mln/€; tuttavia, essendo tale cifra l’equivalente dell’intera somma utilizzata, è lecito ipotizzare che la pretesa risarcitoria legittima difficilmente raggiungerebbe l’intero ammontare;
d) i fondi già versati dall’Unione europea che potrebbero essere richiesti in restituzione ammontano alla data odierna a 535 milioni di euro, di cui 404 erogati sulla base delle decisioni adottate nel periodo 2001-2015 e 131 a valere sul Grant Agreement; anche in questo caso tale cifra rappresenta il massimo ipotizzabile in relazione a tutte le variabili da considerare;
e) per ciò che riguarda, infine, le somme non ancora ricevute in base al Grant Agreement 297 milioni di euro circa costituiscono la quota spettante alla Francia non ancora erogata; in relazione alla sua mancata percezione potrebbero essere avanzate pretese risarcitorie: anche in questo caso la somma indicata costituisce il limite massimo, difficilmente raggiungibile in considerazione del fatto che esse non costituirebbero la contropartita di opere realizzate per le quali sarebbe ipotizzabile un costo.

Pioggia di reazioni all’analisi costi-benefici sulla Tav che boccia in modo netto l’opera, mentre il leader leghista, Matteo Salvini, conferma di essere favorevole all’opera ed è pronto a sfidare il M5s con un referendum nazionale.

La Commissione europea non commenta le cifre: “Stiamo ancora esaminando il documento che ci è stato inviato dal governo – riferiscono fonti Ue – ci sono alcuni aspetti del documento che dovranno essere chiariti con le autorità italiane”, aggiungono le stesse fonti contattate dall’Agi. Gli industriali invece lanciano subito un allarme sulla mancata occasione di costruire posti di lavoro: “Auspichiamo che il Governo abbia un’unica e grande priorità: l’occupazione e il lavoro. L’apertura di quei cantieri a regime determina 50.000 posti. Se per il governo questo basta a noi basta come analisi costo/opportunità in una fase delicata dell’economia in cui va messo al centro occupazione e lavoro”, afferma. “È una grande occasione per dare lavoro a 50.000 persone. Io l’analisi l’ho già fatta. Ho dato solo un dato e a noi basta”, conclude.

Immediata la replica del M5s: “La Tav è un enorme spreco, Boccia se ne faccia una ragione”, affermano i deputati del Movimento 5 Stelle in Commissione Bilancio e Finanze della Camera. “Boccia, nonostante numeri negativi evidenti, fa terrorismo psicologico continuando a parlare di un’occasione persa per creare posti di lavoro. Boccia fa finta di non sapere che si possono creare migliaia di posti di lavoro investendo in manutenzione del territorio e opere viarie utili che colleghino l’Italia all’Italia”. E il leader di FI Silvio Berlusconi ha così tagliato corto: “È stato uno studio costruito apposta per dare ragione a M5s, che non vuole la Tav. È pieno di sciocchezze. Sono pazzi, e chi li vota è piu’ pazzo di loro”.

Salvini: “Mi hanno parlato di dati un po’ strani”

Ma le tensioni all’interno del governo per ora restano. Il vertice di governo di ieri mattina è stato disertato da Luigi di Maio. E Salvini ha ribadito di essere a favore della realizzazione dell’infrastruttura, pur non avendo ancora letto l’analisi. “Oggi ho passato quasi tutta la giornata occupandomi di pastori”, ma “stanotte mi leggo la Tav”, ha dichiarato, “chi l’ha letta mi dice che ci sono dati un po’ strani che ci confermano l’idea di andare avanti. Se è contato come un danno il fatto che la gente consuma meno benzina e meno autostrade perché va in treno per me quello è un beneficio”, ha aggiunto. “Leggerò tutte le carte perché ho il rispetto del lavoro di tutti” ma “io resto della mia idea”.

Favorevole a un referendum nazionale sulla Tav, in mancanza di un accordo M5s-Lega? “Sono sempre favorevole ai referendum. Ma ora mi sto occupando di latte, di pastori e di Sardegna”, dice poi il vicepremier all’uscita dall’assemblea dei parlamentari della Lega alla Camera. Dalla Lega fanno sapere che lo stop all’opera non è un’ipotesi percorribile. “Valuteremo l’analisi costi-benefici. Pensare di non realizzare la Tav onestamente non la vedo un’ipotesi percorribile”, dice il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari. “L’analisi costi-benefici – aggiunge – è un’analisi tecnica come ce ne sono molte altre, ma non è il Vangelo. A mio avviso prima di mandare tutto a monte bisogna riflettere bene e soprattutto, nel caso in cui non si trovi un accordo, l’ultima parola deve essere data ai cittadini”.

Il commissario di governo parla di “farsa”

Tuona Paolo Foietta, commissario di governo per la Torino Lione: “È una farsa che corre il rischio di trasformarsi in una truffa, anche perché da una prima lettura mi pare che si ci siano questioni che sono assurde. I costi sono stati gonfiati”. “Complessivamente è un oggetto facilmente smontabile – aggiunge Foietta – e facilmente sarà smontato. Si presterà non ad essere la verità, ma a creare moltissime polemiche”.

Il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio, definisce l’analisi “uno studio cieco e inaffidabile totalmente guidato e pilotato dalla politica. Dicendo no alle infrastrutture e agli investimenti pubblici il governo blocca il Paese e chiude le porte allo sviluppo e al lavoro contraddicendo tutti i precedenti studi che avevano valutato positivamente un’opera fondamentale per trasferire il trasporto delle merci dalla gomma al ferro con evidenti vantaggi ambientali”. Anche le ‘madamin’ del Comitato Sì Torino va avanti parlano di “disastro annunciato”. “Dal 10 novembre, quando siamo scese in piazza la prima volta – aggiungono – abbiamo diffuso e sostenuto le ragioni del Sì alla Tav, risultate da 7 analisi costi benefici”.

Per i francesi è un’analisi “di parte”

Infine il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, al termine di un incontro con Giuseppe Conte, a Strasburgo, spiega di aver riportato al presidente del Consiglio “la posizione del Parlamento” sull’Alta velocita’ Torino-Lione: “è prioritario interesse dell’Europa anche la realizzazione della Tav perché favorisce sviluppo e occupazione e diminuisce l’inquinamento”. “Ritengo che quei soldi vadano investiti bene e non buttati al vento perché 5 capricciosi no Tav hanno detto che non si deve fare”, conclude.

L’analisi costi-benefici sulla Tav Torino-Lione non ha convinto nemmeno il fronte francese. Le Comité pour la transalpine Lyon-Turin sostiene che l’analisi è “straordinariamente di parte. Minimizzando gli enormi benefici ambientali dell’infrastruttura, il professor Ponti ha iscritto nella colonna dei costi i mancati introiti per lo Stato italiano dovuto a una significativa riduzione delle tasse sul carburante e dei pedaggi autostradali”.

“Tav costa troppo”, ma sul versante francese i lavori vanno avanti

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