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A GENOVA DOPO IL PONTE MORANDI : UN PONTE CON SOTTO UN PARCO ED UNA PIAZZA ?

Nella realtà, tuttavia, è assai arduo immaginare quando e come vedremo il “The End” dell’evento iniziato alle 11 e 36 del 14 agosto 2018. Per accertare le cause della tragedia, ci saranno incidenti probatori, perizie, dibattimenti e forse ricorsi. Dopo cinque mesi e mezzo, però, non pare iniziare il semplice ripristino della viabilità previsto dal Decreto e dalla Legge.

di : Luciano Belli Laura

un “PONTE” con sotto un “PARCO” ed una “PIAZZA” che <<diventerà un po’ la nostra … “Ground Zero”>>

Tre uomini famosi cianciano di “ponte” e del sottostante “parco”, indi una ciangola della “piazza” che verrà realizzata al posto dei palazzi demoliti con la distruzione totale del Viadotto; giacché, “tutto il quartiere dove c’è Via Porro sarà ridisegnato e riqualificato”.

Andando per ordine, eccovi la “storia” non interpretata da Aldo, Giovanni, Giacomo e Chiara.

 

La prima “arguzia” memorabile viene esternata da Renzo Piano che il 28 agosto (quattordici giorni dopo il collasso della pila nove del Viadotto Morandi), portando in Regione la sua idea di “ponte”, afferma: <<Quell’area lì, dove facciamo il ponte … è un’area d’enorme interesse urbanistico. E quindi è chiaro che il ponte viene accompagnato da una riflessione su quell’area di carattere urbanistico >>. E sotto il “ponte” potrebb’esserci: <<uno spazio vuoto e dunque un parco. Ma nel parco e tutto intorno ci dovrebbero essere incubatori d’imprese, residenze, start up >>.

Segue la “facezia” di Giovanni Toti che il 17 settembre blatera <<Non ho visto e non so da dove provenga il progetto di nuovo ponte pubblicato sul blog di Beppe Grillo. Con il sindaco Bucci stiamo portando avanti assieme all’architetto Piano un progetto che mi sembra largamente condiviso e molto bello. Penso che debba andare avanti quello.>>.

 

Poi, arriva la “battuta” di Marco Bucci che il 18 dicembre presentando in Conferenza Stampa il progetto di “ponte” ispirato all’idea di Renzo Piano, sussurra: <<Sotto il ponte NOI stiamo facendo un progetto di rigenerazione urbana. Se ne occupa l’assessore Cenci, con Urban Lab guidato dall’architetto Corti. Il progetto di rigenerazione urbana partirà a Febbraio/Marzo e sarà un concorso internazionale per la progettazione dell’area fra Copasso e la Certosa >>.

Il Progetto di Renzo Piano del Ponte sul Polcevera

Indi, s’odono le “freddure” ed i “frizzi” di Renzo Piano che il 19 gennaio, in qualità di supervisore del “progetto” appaltato alla cordata “PerGenova”, ribadisce le caratteristiche essenziali della struttura, che dovrà essere solida, sicura, semplice ma non per questo banale; poiché dice: “la bellezza di questo ponte sta lì: la semplicità è una conquista”.

E confida: “ho parlato di mille anni e anche più, … in giro ci sono ancora ponti romani …” perché il nuovo “ponte” dev’essere facile da mantenere, durevole. Ed annuncia: “questo ponte apparterrà a un’altra famiglia rispetto a quello precedente, che era un ponte autostradale. Questo è un ponte che si vedrà in particolare da sotto, perché ci sarà un parco. Sarà una struttura che passerà con leggerezza, con attenzione, direi con affetto attraverso la valle, sarà un collegamento che non si impone con la forza sul tessuto urbano. Una zona, ricordiamoci, che sarà soggetta a sua volta a una profonda trasformazione attraverso una serie di concorsi che definiranno il nuovo assetto residenziale e produttivo. Si tratta di una delle zone importanti della città su cui si può ancora pensare a uno sviluppo equilibrato e sostenibile “.

Dietro le quinte, si pena a stipulare un contratto unico tra “demolitori” (per 20 Mio EUR) dei monconi restanti del viadotto e “costruttori” (per 202 Mio EUR) del “ponte” di Piano. E si discute animatamente se spostare il tracciato del “ponte” di Piano ricalcante quello del viadotto, onde non fare le fondazioni delle nuove pile sulle infrastrutture a rete esistenti.

Alla riapertura del sipario, il 26 gennaio, la voce fuori campo de ilsecoloxix.it [1] annuncia: Parchi, viali e una “piazza della memoria”: così la Valpolcevera può rinascere.

Ed in scena, l’assessore comunale all’Urbanistica, Simonetta Cenci recita: <<Entro fine marzo bandiremo un concorso internazionale a premi per realizzare un masterplan, una progettazione urbanistica d’insieme dell’area che abbiamo definito “quadrante” della Valpolcevera >>. Poi, Simonetta C. ciancia: <<Chiederemo di redigere un progetto di rigenerazione urbana basandosi sulle linee guida che indicheremo nel bando del concorso. Anche se poi nella realizzazione, si procederà per lotti successivi, è importante che ci sia una pianificazione urbanistica d’insieme, perché le scelte siano coerenti e compatibili fra loro >>.

Sullo schermo appare l’area compresa fra Sanpierdarena e Certosa, con i crinali di Forti e della collina di Coronata a delimitare i due lati del quadrante dove si trovano i quartieri sottostanti il Viadotto Morandi. Onde far comprendere che la “rigenerazione urbana” riguarderà le due sponde del Polcevera. A cominciare dal quartiere che, sulla sponda sinistra, subirà la trasformazione più radicale, con la demolizione degli edifici esistenti.

Interviene l’architetto Anna Corsi, responsabile di Urban Lab, a precisare che: << il quartiere dove c’è via Porro sarà ridisegnato e riqualificato e al posto dei palazzi demoliti verrà realizzata una piazza >>. Una “piazza” dopo la piazza pulita dell’esistente tessuto urbano attorno al viadotto solo in parte collassato tragicamente. Cosicché, l’assessore Cenci proclama: <<… questa nuova piazza diventerà un po’ la nostra “Ground Zero”, il luogo della memoria della tragedia >>.

Più che una proposta concreta, pare una strumentalizzazione della tragedia?
Ovvero, appare un’impropria “boutade” ad effetto inserita nel copione della “commedia”?
Iniziata con l’analisi dello stato di fatto dei luoghi costituente la base per lo studio di fattibilità chiesto ai partecipanti al concorso di “rigenerazione urbana” della Val Polcevera?
E messa a punto nell’incontro tra tecnici comunali e di Urban Lab, con rappresentanti d’ordini professionali e di categorie economiche?

Ossia, un “dramma”! Se fosse vero che alcuni attori della rappresentazione ufficiale, il 31 agosto avrebbero recitato il prologo da Luigi Prestinenza Puglisi [2] così immaginato: <<… una settimana dopo la tragedia del crollo del ponte Morandi a Genova, una delegazione di ministri, sottosegretari e onorevoli si sarebbe recata alla sede del Renzo Piano Building Workshop, a Vesima, per chiedere all’illustre architetto di preparare nel più breve tempo possibile gli esecutivi per la costruzione di un nuovo ponte. Per due motivi. Primo: la scelta obbligata dell’affidamento diretto per l’impraticabilità di un concorso in tempi ristretti. Secondo: la chiara fama. Nessun osservatorio degli appalti avrebbe mai messo in dubbio che si trattava del più importante architetto italiano e oltretutto genovese, quindi in grado di risolvere nel migliore dei modi il problema postogli >>.

Nella realtà, tuttavia, è assai arduo immaginare quando e come vedremo il “The End” dell’evento iniziato alle 11 e 36 del 14 agosto 2018. Per accertare le cause della tragedia, ci saranno incidenti probatori, perizie, dibattimenti e forse ricorsi. Dopo cinque mesi e mezzo, però, non pare iniziare il semplice ripristino della viabilità previsto dal Decreto e dalla Legge.

[1] – http://www.ilsecoloxix.it/…/ADFzLQ0D-valpolcevera_memoria_r…
[2] – https://www.artribune.com/…/genova-ponte-morandi-renzo-pia…/

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