Blog

MORTE DI MATTIA MINGARELLI, CRIMINOLOGA URSULA FRANCO: NON È OMICIDIO

Il corpo di Mattia Mingarelli, 30 anni, è stato ritrovato nel bosco di Chiesa Valmalenco (Sondrio), in località Barchi, a

Il corpo di Mattia Mingarelli, 30 anni, è stato ritrovato nel bosco di Chiesa Valmalenco (Sondrio), in località Barchi, a poca distanza dal rifugio dove era stato visto per l’ultima volta in compagnia del proprio cane. Mingarelli era scomparso il 7 dicembre 2018. Nel tardo pomeriggio del 24 dicembre alcuni sciatori hanno avvistato nel bosco che confina con le piste il corpo senza vita del Mingarelli. La criminologa Ursula Franco con i pochi dati a sua disposizione ci fa il punto su questo caso.

– Dottoressa Franco, com’è morto

 

 

Mattia Mingarelli

Il fatto che il gestore del rifugio dove Mattia si era recato abbia trovato del vomito a poca distanza dal cellulare del Mingarelli e le basse temperature della notte del 7 dicembre fanno propendere per una morte per assideramento in un soggetto in preda ad una intossicazione alcolica.

– Il corpo del Mingarelli è stato trovato in una zona che era già stata battuta invano dagli uomini del Soccorso Alpino, dai militari del SAGF, dai vigili del fuoco, dai volontari della protezione civile e dai cani da traccia, alcuni organi di stampa hanno ipotizzato che Matta sia stato ucciso ed il suo corpo spostato, lei cosa ne pensa?

È una colossale sciocchezza, nessuno sposterebbe un corpo dopo aver dato l’allarme e con le ricerche in corso, tantomeno per non occultarlo. E’ noto a tutti che le ricerche spesso falliscono ed i cadaveri vengono ritrovati per caso nelle zone già battute da soccorritori e cani da traccia, si vedano i casi di Elena Ceste, Christiane Seganfreddo, Eleonora Gizzi e Yara Gambirasio. In merito le ricordo le parole del padre di Eleonora Gizzi, pronunciate all’indomani del ritrovamento del corpo della figlia: “Sono certo che sia lei, me lo sento. La cosa che mi tormenta è che è poco distante da casa ma soprattutto sono luoghi che sono stati battuti da chi la cercava. Non riesco a trovare pace ma io non mi muovo da qui, aspetto finché non mi daranno delle risposte”, e quelle di Renato Guillet, marito di Christiane Seganfreddo: “È paradossale. Proprio stamattina ho avuto un’altra segnalazione e un attimo dopo mi dicono che Christiane è stata trovata nelle vigne sopra casa nostra dove era passato anche il cane da ricerca. Ho un po’ di rabbia addosso”.

– Possibile che il cane di Mattia non abbia saputo condurre i soccorritori al cadavere del suo padrone?

È una leggenda che i cani da compagnia siano in grado di ritrovare i cadaveri dei loro padroni. La casistica insegna che anche gli addestrati cani da traccia sono spesso fallibili, molti sono infatti i fattori che possono viziare una ricerca.

– Può elencarci i fattori capaci di viziare una ricerca?

Le ricerche dei dispersi eseguite con l’ausilio dei cani dei gruppi cinofili possono fallire per molteplici ragioni: l’invecchiamento della traccia olfattiva; le condizioni climatiche estreme; la contaminazione della scena per l’accorrere di molti soggetti (familiari, inquirenti e curiosi); la scelta sbagliata del testimone d’odore da far annusare al cane nel caso si applichi il metodo americano o Whitney, il testimone d’odore è un oggetto o un indumento appartenente al disperso che va scelto con cura, bisogna infatti evitare di far annusare al cane indumenti contaminati dal profumo dei saponi da bucato o dall’odore di un altro soggetto; l’interpretazione delle indicazioni del cane (lettura del cane), che spetta all’uomo, ed è quindi passibile di errore.

^^^^^

Aggiornamenti

Mattia, nessun segno di violenza. L’autopsia sembra escludere l’omicidio Il cadavere dell’uomo di Albavilla, rinvenuto la vigilia di Natale poco distante dalla zona della scomparsa, non sarebbe mai stato spostato
L’autopsia sul corpo di Mattia Mingarelli avrebbe escluso segni di violenza compatibili con l’ipotesi di un omicidio. Ma per conoscere le esatte cause della morte bisognerà ancora attendere il responso ufficiale.
Morte di Mattia Mingarelli, dall’autopsia nessun segno di violenza

Le prime indiscrezioni sull’autopsia effettuata oggi presso l’ospedale di Sondrio, è stata eseguita oggi pomeriggio nella camera mortuaria dell’ospedale civile di Sondrio, l’autopsia sul corpo di Mattia Mingarelli.

Secondo alcune indiscrezioni, non sarebbe emerso nulla che faccia ricondurre il decesso del giovane comasco a un evento violento.

L’esame autoptico eseguito dal dottor Paolo Tricomi di Lecco su incarico del sostituto procuratore Antonio Cristillo, titolare dell’inchiesta, non avrebbe quindi trovato nessun elemento che conduca ad un evento violento. La morte sarebbe dovuta quindi, il condizionale è ancora d’obbligo, ad una tragedia in montagna.

Tanti i dubbi che circondano la morte di Mattia Mingarelli

Ci sarebbero, infatti, alcuni elementi che alimentano i dubbi e le perplessità degli investigatori. Si tratta di tre cose che meritano di essere chiarite. 

Il corpo di Mattia è stato ritrovato da alcuni sciatori che in un punto all’interno di una zona che è stata ben setacciata per circa due settimane dalle squadre di ricerca. Perché nessuno lo ha visto in quelle due settimane mentre un gruppo di sciatori dalla seggiovia lo ha notato benché non fosse lì appositamente per eseguire le ricerche?

Perché gli addestratissimi cani molecolari, specializzati nel ritrovare persone disperse anche nella neve, non hanno fiutato il corpo di Mattia benché abbiano setacciato anche quella zona?

Anche Il ritrovamento del telefono cellulare, potrebbe nascondere qualcosa. Mattia ha dimenticato o smarrito il cellulare? Se si fosse accorto di non averlo più con sé avrebbe cercato probabilmente di ripercorrere la strada al contrario per recuperarlo. Davvero non si è mai reso conto di averlo perso o dimenticato?

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti