Cronaca

SETARO CADE SUL COPIA E INCOLLA

Muro Lucano: sindaco beccato a “rubare” gli auguri di Natale

Giovanni Setaro ha toppato proprio sugli auguri di Natale. Non a tutti è concesso il dono della commozione a comando in stile Barbara D’Urso e il giovane primo cittadino di Muro Lucano è inciampato su un classico: gli auguri natalizi. Da, come ama definirsi lui stesso , «aspirante astronauta, nativo digitale e sindaco della città di Muro Lucano», i social non lo hanno perdonato e il suo copia e incolla è risaltato subito all’attenzione dei cybernauti. In più proprio Setaro avrebbe dovuto evitare quelle “googolate” generiche che rimandano a luoghi intenet zeppi di «le frasi e le immagini migliori per augurare buone feste, in quanto Setaro è amministratore di una società che con la comunicazione dovrebbe fare profitti: la Waway. Scritto diversamente ma che si pronuncia proprio come la nota marca di cellulari. Anche qui un copia e incolla.L’epic fail di Setaro lo ha mandato così tanto nel panico che dopo essere stato scoperto ha continuato a modificare più e più volte il suo originario messaggio augurale per tentare di renderlo quanto più differente dalla prima versione. Che è quella totalmente copiata e incollata. Che poi l’“appropriazione indebita” Setaro l’ha fatta da una “collega”;l’assessore di Monopoli, Angela Pennetti. Ma a ben cercare in rete, in realtà, il messaggio gira da anni con le stesse identiche parole e viene annualmente e puntualmente tirato fuori da questo o quel politico in cerca del commovente preconfezionato. Il testo degli auguri è un concentrato di stereotipi. Si va dai «bambini, espressione di amore e speranza per la nostra terra», ai «giovani ai quali dobbiamo dare fiducia e opportunità», per approdare alle «persone anziane, che hanno saputo costruire in momenti difficili» e ai «precari e ai disoccupati, agli invisibili che vivono nel bisogno e nella sofferenza». Così il sindaco beccato ha passato po ore e ore a modificare il testo. Insomma più che nuovo che avanza, tutto ciò sa di nuovo che avanzato.

Ferdinando Moliterni

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