Cronaca

EOLICO, CONDANNATA LA BANDA DEL PIZZO

Melfi: per Barbetta, Cirone e Gaudiosi 4, 3 e 3 anni di reclusione

Il Gup di Potenza, Lucio Setola, ha condannato ieri, al termine del processo celebrato con l’abbreviato, Rocco Barbetta, Giancarlo Cirone e Antonio Gaudiosi rispettivamente a quattro, tre e due anni di reclusione. La vicenda riguarda il caso delle estorsioni all’amministratore della ditta Cogemax, società incaricata dell’installazione di 6 pale eoliche in contrada Rucala di Melfi. I fatti risalgono all’aprile e maggio scorso. I tre avevano chiesto 5 mila euro per ogni pala eolica. Volevano così intascarsi un lauto bottino di 30mila euro. «Ti devi mettere a squadra» era una delle minacce rivolte all’amministratore unico della Cogemax. La minaccia che ha spinto l’imprenditore della Cogemax a denunciare la vicenda è stata quella proferita da Barbetta: «La devi finire di prendermi in giro. Hai rotto il cazzo. Ora prendo la pistola e ti sparo». Per l’amministratore della società il timore di subire serie e gravi ripercussioni fisiche ha rappresentato la molla per trovare il coraggio di rivolgersi alle forze dell’ordine. Che hanno organizzato il blitz lo stesso giorno in cui l’uomo avrebbe dovuto consegnare i 30 mila euro al gruppo che lo teneva in scacco con le minacce. All’incontro decisivo l’amministratore della Cogemax ci andò. Tra il denaro che avrebbe dovuto consegnare c’erano anche le banconote precedentemente fotocopiate, al fine di incastrare i tre, dalle forze dell’ordine. Per come poi si sono pericolosamente evoluti i fatti dello scambio della valigetta, i carabinieri hanno deciso di intervenire d’impeto prima dell’effettiva consegna del denaro. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori Cirone, Barbetta e Gaudiosi a bordo di una Panda hanno intercettato la Mercedes della vittima provando a imporgli, con esplicite minacce, di salire a bordo della loro auto. Sennonchè l’uomo cercò di fuggire e da lì iniziò uno spericolato inseguimento al quale i carabinieri hanno posto fine con il loro intervento e l’arresto dei tre condannati.

Ferdinando Moliterni

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