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DELLA SERIE PER IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO ANCHE LA MATEMATICA è L’ILLUSIONE DELLA CONTINUITA’

Riforma pensioni: ora quota 100 diventa quota 104 La riforma delle pensioni potrebbe essere oggetto un’importante correzione, tanto da essersi guadagnata

Riforma pensioni: ora quota 100 diventa quota 104

La riforma delle pensioni potrebbe essere oggetto un’importante correzione, tanto da essersi guadagnata in breve tempo il nuovo appellativo di “quota 104”

4 dicembre 2018 – La tanto sbandierata quota 100, con cui il governo punta a smontare la Fornero, potrebbe in realtà divenire quota 104. Le risorse, infatti, sono quelle che sono, ed ora la riforma va ripensata. A dirlo è la stessa Lega per bocca di Alberto Brambilla, esperto in materie economiche che Salvini vorrebbe alla presedenza dell’Inps al posto di Boeri, in una intervista al Corriere della Sera.

Risorse
Tutto nasce dalla necessità di reperire dei fondi per abbassare il deficit ed evitare che l’Ue possa realmente avviare una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese. E d’altro canto il governo studia comprensibilmente il modo di cedere qualcosa senza dare l’idea agli elettori di rimangiarsi quanto promesso. Reperire i 7 miliardi necessari per far scendere il deficit dal 2,4 al 2% non è semplice, se si considera che la sola riforma delle pensioni di miliardi ne costerebbe almeno 6,7 solo nel 2019.

Quota 104
L’idea di Brambilla è la seguente: da marzo 2.019 potranno andare in pensione quelli che hanno 62 anni di età e 38 anni di contributi previdenziali versati, alla sola condizione che al 31 dicembre 2018 i 62 anni e i 38 di contributi ce li abbiano da due anni. Soltanto a costoro sarebbe garantito l’acesso alla pensione già da gennaio 2019. Gli altri potrebbero dover pazientare ancora qualche mese. In estate dovrebbe esser la volta di quelli che hanno maturato “quota 100” da diciotto mesi. L’obiettivo è quello di far uscire con scaglioni successivi (previsti nel 2019 e nel 2020) tutti coloro che hanno maturato i requisiti previsti (62+38) al 31 dicembre 2018.
Dunque, ricapitolando: a 62 anni e 38 di contributi arriva la pensione. Ma solo se di anni ne hai compiuti 64 al 31 dicembre 2018. Quindi a marzo 2019, quando anagraficamente di anni ne hai come minino 64 e tre mesi, il governo ti fa andare in pensione a 62 anni.

E oltre il 31 dicembre 2018?
A questo punto, considerati i numeri sopra, si può parlare a ragion veduta di “quota 104”: se un lavoratore ha raggiunto i 62 anni di età e 38 di contributi due anni fa, a gennaio 2019 dovrà avere per forza di cosa 64 anni e 40 di contributi. E c’è un altro dettaglio non chiaro: quando andranno in pensione i lavoratori che maturano i requisiti previsti oltre il 31 dicembre 2018? Brambilla al Corriere non lo ha spiegato, nè al momento sono giunte smentite.

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