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A COME AMICIZIA

Che significa “amicizia” e chi è l’amico? Deriva dal latino e ha la stessa radice di “amare”

di Rosella Corda (PhD. Filosofia e storia)

Questa settimana la ruota delle parole girava come una roulette dalla pendenza instabile, truccata. E sulla A figuravano, nel tentennamento della giostra, Amicizia e Artificiale insieme. Proverò allora a giocare entrambe queste due carte e vedere dove ci porta il doppio cammino che si dischiude. Messa così, potrebbe apparire come una provocazione bella e buona: un’”amicizia artificiale”, per esempio, suona come un controsenso, un bluff! Un’amicizia deve essere reale, non può di certo essere illusoria. Seguendo questa linea, però, sto dando per scontato che “artificiale” voglia dire una sola cosa e cioè “falso” e che, nella nostra matrice di senso, se ad “artificiale” assegniamo un valore pari a “falso”, ad amicizia assegniamo necessariamente un valore pari a “vero”. Tutto questo è dare per scontate troppe cose, ragionare per luoghi comuni che in realtà non ci portano troppo lontano. Tornando al doppio cammino che vogliamo seguire, recuperiamo, dalla nostra bozza di ragionamento iniziale, alcune parole buttate giù come niente fosse: “valori”, “comune”, “verità”, “falsità”. La domanda, allora, è come declinare il significato di questo nesso e se può esserci un nesso, tra amicizia ed artificialità, che sia giocato diversamente da una traduzione del tipo: l’amicizia è reale, altrimenti è inimicizia. E “diversamente” è un’altra parola che buttiamo giù, non a caso. Che significa “amicizia” e chi è l’amico?La parola deriva dal latino e ha la stessa radice di “amare”. “Amicizia” intende qualcosa che ha a che fare con l’amore e l’amico sarebbe colui che ama ed è amato. Del resto, è noto come philia, in greco, significhi l’amore amicale, distinto dall’amore erotico, cui si fa riferimento con il termine eros, specificandone l’aspetto sensuale legato al possesso.E distinto anche dall’amore come dono totale di sé all’altro, per cui si utilizza il termine agape. Philia, dunque, indica un amore molto particolare, che torna nella parola “amicizia” seppure in maniera non esplicita. Di che amore si tratta allora? Per spiegarsi meglio, forse, basterà pensare al tipo di relazione e allo schema che ne deriva. Le distinzioni presenti nel greco ci accompagnano nella riflessione. Nell’amore sensuale è la pretesa del possesso a delineare uno schema in cui si danno un soggetto e un oggetto disallineati. In questo caso, infatti, chi ama è “superiore” a chi è amato. Il desiderio di chi ama soggettivizza da un lato mentre tende all’assoggettamento dall’altro. Chi è amato è infatti “inferiore”, figurando come un oggetto da afferrare e non un altro-soggetto. Nel caso dell’amore inteso quale dono totale di sé, accade l’inverso. Lo schema posizionale che ne deriva associa una subordinazione fusionale al soggetto che ama, il quale, potremmo dire, si aliena nell’altro, perdendosi nel soggetto amato. Nell’amicizia quale affermazione di philia si rivela uno schema molto diverso: salta il disallineamento del possesso e dell’alienazione e il “tra” della relazione marca una coappartenenza paritetica.  L’amicizia come philia lega soggetti alla pari. Ma pari rispetto a cosa? Non puntando al possesso né alla sua negazione, l’amicizia appare terza, quale affermazione di disinteresse nella parità della relazione. Disinteresse rima con libertà. Solo nell’amicizia i soggetti sarebbero liberi. Ma liberi da cosa? Parità, libertà, disinteresse potrebbero però indurci in errore se non ci interroghiamo appunto sul senso dell’esser terza dell’amicizia. Si potrebbe pensare, su questa scorta, che amicizia sia specularità. Liberi da condizionamenti, disinteressati, alla pari, gli amici sarebbero uniti da un legame di parità che sembra essere in realtà di indifferenza. Se non si pone la domanda del “rispetto a cosa”, gli amici diventano l’ideale indifferente di una specularità, tra termini, che non esiste in realtà, in natura. È forse questa amicizia a essere “falsa”, “artificiale”, anonima. L’amicizia, invece, deve fare la differenza. Ma in che senso? Ecco allora che ci serve riprendere la parola “artificiale”. Che significa “artificiale”? Il termine è connesso alla parola “arte”, la cui radice ariana è la stessa che si ritrova in parole come “aritmetica” nel senso di “numero” o “serie”, o anche “articolazione”. Ma significa anche, come ARTHMÓS, legame e amicizia – appunto. “Artificiale”, al di là del senso comune corrente di falso/illusorio/irreale, ecc., indica qualcosa di “ordinato a un fine”. Indica esattamente due cose: il “tra” della serie e il senso, la direzione del sentimento (in rapporto ad “amicizia”) che circola attraverso i termini della serie stessa. Il fine. Si è detto che bisogna rispondere alla domanda “rispetto a cosa” per capire cosa significhi pienamente “amicizia”. Ecco, c’è un “fine artificiale” che percorre la relazione dei termini di questa serie. Ed è questa la terzità dell’amicizia. Si è amici rispetto a questo “fine artificiale”. Cioè, la condizione per cui si possa dare amicizia non è la specularità, ma l’”articolazione”. Non identificazione, ma una differenza che passa attraverso i soggetti e fa sì che essi si ritrovino pienamente tali, liberi di autodeterminarsi. Il “fine artificiale” corrisponde esattamente alla capacità di costruire termini terzi rispetto a cui si è alla pari: non solo amarsi ma amare insieme le stesse cose. Che in questo caso non sono meri oggetti, ma la quintessenza degli oggetti: i valori. Il fine artificiale dell’amicizia è la condivisione partecipata di valori. Non amare me, sembra dire l’amicizia, ma ciò che io amo e per cui amo. L’amicizia prolifica è allora quella condizione di costruttività per cui si producono nuovi valori, nuovi simboli in un rinnovato stare insieme. È un fare comune, in comune. In tal senso, questo “fine artificiale” che articola la relazione tra termini, fa dell’amicizia una comunanza e, di ciò che si costruisce, una comunità. La vera amicizia è l’arte del costruire comunità. Dove ciascuno può trovare il suo posto e insieme il suo volto e il volto dell’altro.

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